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War!

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(27 Agosto 2013) Enzo Apicella
Obama ha deciso di attaccare la Siria, in ogni caso.

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    Imperialismo cinese in Africa

    (2 Giugno 2013)

    Una notizia ormai non più recente descrive come a Collum, nello Zambia, in una miniera di carbone, i minatori, scesi in sciopero per cercare di ottenere aumenti ai loro bassi salari, in uno scontro con rappresentanti della direzione mineraria abbiano scaraventato un carrello da trasporto materiale contro il direttore cinese dell’impianto, uccidendolo. Qualche anno prima, sempre a Collum, guardiani cinesi erano ricorsi alle armi aprendo il fuoco contro gli scioperanti ferendone alcuni.

    Le borghesie occidentali, nostalgiche della loro supremazia economica in terra d’Africa, vedono con preoccupazione il contrapporsi, l’insinuarsi e l’affermarsi dell’imperialismo cinese (spacciato da tutti i pennivendoli e buffoni di corte come comunista) nel ricco di materie prime continente africano. Si scalzano i concorrenti e ci si sostituisce ad essi utilizzando tutti i mezzi, dalla pirateria ai ricatti economici ed alle guerre; ed è facile ai vecchi imperialismi presentare il concorrente come usurpatore e anti-democratico. Niente di nuovo.

    Oggi nella fase imperialistica, ancor più di prima, gli Stati, Cina compresa, sono costretti, per dar sfogo ai capitali accumulati e assetati di profitti, ad invadere e cercare di sottrarre aree ai concorrenti; strappare ai rivali zone ricche di materie prime per soddisfare le industrie metropolitane o per accaparrarsi importanti punti strategici.

    Si addita Pechino che, mentre accusa di colonialismo i vecchi capitalismi, ne prende il posto nello sfruttamento delle risorse e della manodopera africana; così facendo, non rispettoso delle regole democratiche, sarebbe responsabile dell’inasprirsi dei conflitti sociali. Infatti il governo cinese aveva sì promesso a quello zambiano di rispettare gli accordi sui diritti umani, i principi democratici e lo sviluppo sostenibile, oltre agli investimenti economici. Ma gli affari sono affari, e purtroppo non sempre il business si coniuga con i diritti e la sostenibilità.

    Lo Zambia è uno Stato grande due volte l’Italia con 15 milioni di abitanti. Indipendente, si fa per dire, dal 1964. Prima si chiamava Rhodesia del Nord ed era una colonia del capitalismo inglese. Ricco di minerali e primo produttore di rame nel mondo, lo Zambia, da un po’ di anni, è entrato nelle mire del capitale cinese.

    Quindi non c’è da stupirsi che la lotta operaia nel terzo millennio si scagli anche contro i padroni cinesi, niente affatto diversi da quelli occidentali. I nuovi padroni sono ottimi allievi delle grandi borghesie, democratiche, del passato e del presente, che prima hanno fatto a gara nell’asservire le civiltà pre-capitalistiche col piombo e col fuoco, poi hanno risposto allo stesso modo quando si sono trovate di fronte ai movimenti di liberazione nazionali indigeni reclamanti indipendenza, libertà e autonomia.

    L’ipocrisia del cronista ammette che i fatti di Collum potevano accadere solamente nell’Ottocento europeo durante la rivoluzione industriale, ma non di certo oggi. La storia ha smentito questa tesi e la smentirà in futuro anche nel “ricco” Occidente.

    Noi attendiamo il momento in cui i proletari africani e di tutti i continenti si uniscano per lanciare i carrelli contro i padroni di tutti i colori e paesi.

    Partito Comunista Internazionale

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