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(3 Giugno 2013)

“Non si potrà scioperare, promuovere cause legali o iniziative di contrasto dei contratti così definiti”. Così il direttore delle relazioni industriali di Confindustria,Pierangelo Albini, ha commentato l'accordo con CGIL CISL UIL sulla ”esigibilità” dei contratti( Sole 24 Ore 2/6). E' una soddisfazione motivata. Dopo aver ottenuto il diritto di deroga ai contratti nazionali di lavoro ( 28 Giugno 2011), la Confindustria incassa l'impegno a non contestarli. E' sufficiente la convalida della maggioranza “certificata” dei lavoratori per renderli vincolanti. Se una maggioranza di lavoratori, sotto ricatto di licenziamento, subisce un accordo umiliante, la minoranza dei lavoratori deve tacere e allinearsi. Questa è la sostanza dell'accordo. Con queste regole la FIOM avrebbe dovuto subire senza contrasto il contratto anti operaio a Pomigliano e Mirafiori. E' quanto chiedeva la FIAT. E' quanto incassa oggi Confindustria dentro il varco aperto dalla FIAT ( con la speranza, anche per questa via, di recuperare FIAT a Confindustria).

La burocrazia CGIL ottiene due risultati. Il primo è quello di rientrare organicamente al tavolo di concertazione con Confindustria, ponendo fine alla propria emarginazione d'apparato. Il secondo è quello di offrire una sponda al governo di unità nazionale guidato dal PD (e condiviso con Berlusconi). Il plauso di Letta a Camusso (“ Bravi, bravi, bravi!”) sintetizza la soddisfazione di un governo che ha bisogno di uno scudo sociale protettivo.

Il gruppo dirigente della FIOM realizza un capolavoro di spregiudicata acrobazia: presenta come vittoria diplomatica la propria sconfitta sociale.
La direzione FIOM aveva contrastato a suo modo le politiche padronali e la concertazione sindacale coi padroni, esprimendosi contro il principio di deroga ai contratti nazionali ( 28 Giugno 2011). Ma non ha indicato, in questi anni, una alternativa generale di lotta. Ha accettato la frammentazione delle vertenze. Ha bloccato possibili risposte radicali capaci di ribaltare i rapporti di forza ( a partire dalla mancata occupazione di FIAT Termini Imerese nel 2009). Ha disperso le potenzialità di ripresa operaia dopo il referendum a Pomigliano e la grande manifestazione nazionale del 16 Ottobre 2010. Non ha dato continuità al movimento nazionale di lotta a difesa dell'articolo 18, per non contrapporsi alla burocrazia CGIL. Il risultato è stato una sconfitta dei lavoratori e della stessa FIOM. Il cui gruppo dirigente oggi risponde al fallimento della propria linea nel peggiore dei modi: provando a presentarsi come vincente agli occhi dei lavoratori. Intestandosi l'accordo con Confindustria. E dunque allineandosi senza imbarazzo a Susanna Camusso, nel momento stesso in cui la CGIL è lodata da Confindustria, CISL, UIL e Governo. Tutti i tradizionali avversari della FIOM.
“Il sindacato del NO abbassa la testa” commenta il giornalaccio reazionario Libero, con una esultanza mista a sorpresa. E' la verità.

Il PCL, i suoi militanti sindacali in CGIL e fuori dalla CGIL, contrasteranno a tutti i livelli, e con tutte le proprie forze, questo accordo. Dentro una linea di massa che rilancia una volta di più l'esigenza di una risposta radicale e generale all'offensiva padronale e alle politiche d'austerità. L'unica che possa far saltare le “larghe intese” sindacali. L'unica che possa imporre la cacciata del governo Letta Alfano. L'unica che possa aprire la via di un'alternativa vera.



2 Giugno 2013

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

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