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Turchia: 3 morti, sciopero del sindacato di sinistra

(4 Giugno 2013)

La Confederazione dei sindacati dei lavoratori del pubblico impiego (Kesk) è forte di 240.000 iscritti. Protesta contro la brutale repressione delle proteste.

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Cartoon di Enzo Apicella

Roma, 4 giugno 2013, Nena News - E' iniziato lo sciopero generale di 48 ore proclamato dalla Confederazione dei sindacati dei lavoratori del pubblico impiego (Kesk), una sigla di sinistra forte di 240.000 iscritti, per protestare contro la brutale repressione delle manifestazioni di protesta in tutta la Turchia attuata dalle forze di polizia su ordine del governo Erdogan. La Kesk parla di "terrore di Stato". «Il terrore di Stato messo in atto contro proteste totalmente pacifiche sta proseguendo in un modo che minaccia la sicurezza della vita civile», si legge sul suo sito della Kesk che riunisce 11 sindacati.

Intanto e' salito a tre il numero dei morti nelle proteste anti-governative che nella notte hanno fatto registrare scontri isolati a Istanbul e in altre citta'. Un attivista dell'opposizione di 22 anni, Abdullah Comert, e' deceduto in ospedale dopo esser stato ferito alla testa ad Antakya, vicino al confine con la Siria. Il giovane e' stato centrato alla testa da un proiettile partito da un blindato della polizia. Un altro e' deceduto ad Ankara, sempre per una pallottola, e un terzo e' stato travolto da un taxi durante un sit in a Istanbul. Al bilancio va aggiunta una manifestante in coma dopo essere stata colpita da un lacrimogeno. Un altro giovane invece ha perso un occhio a causa di un proiettile di gomma sparato dalla polizia in Piazza Taksim.

A Istanbul ci sono stati scontri nella notte a Besiktas, poi la polizia ha lasciato che i manifestanti raggiungessero Piazza Taksim. Dopo qualche ora pero' gli agenti hanno di nuovo caricato ed eretto barriere per bloccare le strade lungo il Bosforo e isolare la piazza. Da parte loro i giovani, in buona parte attivisti di sinistra, hanno sventolato bandiere rosse con striscioni che chiedono al premier Erdogan di dimettersi avvertendo che «comunque vada, indietro non si torna».

Le proteste coinvolgono ancora tutto il Paese e spesso gli amministratori locali si rifiutano di aiutare la repressione. Come il sindaco di Antalya, Mustafa Akaydin, del kemalista Partito repubblicano popolare (Chp), che si è rifiutato di fornire acqua per i veicoli dotati di cannoni ad acqua impiegati contro i dimostranti. Akaydin ha respinto la richiesta della polizia di attingere ai serbatoi pieni di acqua impiegati dai vigili del fuoco, giustificando la sua decisione con i problemi che potrebbero esserci in caso di incendi. Il 'no' del sindaco e' tuttavia stato aggirato dalla polizia, che ha ottenuto dal presidente del municipio Kerpez della citta' - che appartiene al Partito Giustizia e Sviluppo (Akp) di Erdogan - l'ok a utilizzare le scorte d'acqua destinate all'irrigazione di aiuole e parchi.

Nena News

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