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(22 Ottobre 2004)
L’Europa che si costituisce a Roma a fine ottobre con la firma del Trattato è l’Europa del capitale globalizzato, ossia l’Europa dei potenti e dei padroni con l’obiettivo di consolidare la propria forza competitiva nei confronti di altre potenze mondiali, in particolare degli Usa.
La Costituzione e gli accordi che l’accompagnano infatti delineano il progetto di una nuova potenza mondiale in cui si cerca di tutelare gli interessi del grande capitale a danno tanto dei lavoratori europei quanto dei popoli che da essa saranno esclusi.
Essa è improntata ai canoni del liberismo economico imperante e ad una subordinazione alle regole ritenute intangibili del “Dio Mercato”.
Si tratta di un’Europa che rafforza l’insicurezza e la precarietà generale e quella dei lavoratori in particolare, attraverso la flessibilità, la precarizzazione del lavoro, la riduzione della spesa sociale dedicata ad assistenza e previdenza, con la privatizzazione generalizzata dei servizi pubblici.
Nel contempo questa stessa Europa procede al rafforzamento del proprio RIARMO con crescita delle spese militari e quelle di polizia, con la realizzazione di un “Corpo d’armata di reazione rapida”, ovvero la nuova armata europea, composta da oltre 100.000 uomini, 400 aerei e circa 100 navi per poter svolgere il proprio ruolo dentro la guerra permanente globale, attraverso nuove aggressioni magari definite “interventi umanitari”.
Un’Europa che mentre predica il liberismo, che esporta i propri capitali verso i paesi dove può trovare forza lavoro a basso costo, che utilizza a piene mani il lavoro dei migranti si costituisce intanto come una vera e propria Fortezza economica politica e militare.
Essa infatti cerca di impedire il libero movimento dei lavoratori, nega la cittadinanza ai migranti che pure sfrutta quotidianamente, utilizza la criminalizzazione, la segregazione in veri e propri lager e la deportazione dei migranti, alimenta il razzismo.
Ma la subordinazione della nuova Europa agli interessi del grande capitale globalizzato emerge in tutti i campi: da quello della formazione e della cultura a quello dell’ambiente e a quello più generale dei diritti. Questa quindi non è la “nostra Europa”, non rappresenta un nostro interlocutore bensì la nostra controparte contro cui battersi per difendere i diritti, e le condizioni di vita e di lavoro, per contrastarne il razzismo che la caratterizza, per impedirgli di svolgere il ruolo di potenza aggressiva e sfruttatrice dei popoli della periferia del mondo.
Non è una istituzione in cui confidare e a cui fare appello per sollecitarne un ruolo di mediazione nelle varie situazioni di crisi nelle quali essa è in realtà artefice principale come avviene in diverse situazioni africane, oppure compartecipe, come lo è stata nella vicenda dell’aggressione alla ex-Jugoslavia o all’Afghanistan, o ne è nei fatti complice come avviene nell’oppressione palestinese e nell’occupazione irakena.
I “distinguo” di alcuni governi europei rispetto alla politica degli Usa non sono dettati da motivi umanitari o pacifici bensì sono il frutto di un conflitto di interessi tra potenze capitalistiche. Infatti l’essere estromessi dalla spartizione delle risorse conquistate in Iraq dalla superpotenza USA, è la principale preoccupazione che spiega l’interesse attuale a rientrare in Iraq, sotto qualche travestimento e accordo.
Solo il rafforzamento del protagonismo e l’autonomia del movimento contro la guerra e contro la globaliz-zazione possono rappresentare un ostacolo al prevalere delle esigenze di profitto e di dominio del capitale.
Solo la crescente mobilitazione nei paesi occidentali e il rafforzamento delle resistenze in atto nei paesi aggrediti e rapinati dai rappresentanti del capitale globalizzato possono imporre la fine a quel progetto di guerra permanente globale che colpisce, sia pure in maniera diversificata, i popoli del centro e delle periferie.
- contro l’Europa dei potenti e la sua Costituzione;
- ritiro immediato delle truppe di occupazione dall’Iraq senza se e senza ma.
- fine all'occupazione dei territori palestinesi,
Martedì 26 ottobre alle ore 17,00 in via Mezzocannone 16
ASSEMBLEA PUBBLICA
Sabato 30 ottobre alle ore 14 in P. della Repubblica a Roma
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
Comitato Napoletano Contro la Guerra
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