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Ventiquattro ore senza di noi

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NO ALL'ACCORDO SULL'ESIGIBILITA' DEI CONTRATTI

E' GIUNTA L'ORA DI DIRE BASTA A QUESTI SINDACATI!

(9 Giugno 2013)

06 Maggio 2013 21:05


Dopo un periodo di relativo silenzio (in occasione della campagna elettorale e nel periodoimmediatamente successivo alle elezioni), si sono riaffacciate sulla scena politico-sindacale le tre principali organizzazioni sindacali italiane CGIL-CISL-UIL, nella loro rinnovata veste di sostenitrici del governo di unità nazionale (firmato Letta ma si legge Berlusconi-Napolitano), al servizio del padronato, delle banche e della finanza nazionale e soprattutto estera.

Sono riapparse, rappresentate dai loro paladini Bonanni, Angeletti, Camusso e la new entry Landini (e subito ci hanno fatto rimpiangere i pochi giorni in cui ci hanno risparmiato le loro apparizioni in pubblico), mostrando, questa volta in maniera esplicita, il loro volto più aggressivo e brutale, con l'obiettivo ormai palese di portare a termine definitivamente quel processo di normalizzazione sociale, già avviato da anni (e che noi abbiamo sempre denunciato), che passa anche attraverso l'estromissione di qualunque voce dissonante, l' azzeramento di qualunque forma di democrazia sindacale, lasciando in piedi solo quelle di facciata.

Finché è stato in carica il governo “dei tecnici”, la CGIL ha firmato solo l’accordo del 28 giugno 2011 sulla contrattazione collettiva, poi ha fatto finta di non accettare gli altri patti sottoscritti da CISL e UIL, giusto il tempo di far abboccare all'amo altri lavoratori, altri precari, che hanno creduto ancora una volta nella buona fede del sindacato di “sinistra”. Oggi, non appena si è insediato il governo targato PD, la stessa CGIL, ha prontamente gettato la maschera e rientrando nella Troika sindacale, si è schierata apertamente con il governo di servizio padronale.

I primi atti sono stati la firma di un accordo per l’attuazione della defiscalizzazione del salario di produttività aziendale, spacciando la detassazione al 10%, prevista dalla legge, come il toccasana alla miseria salariale, accettando, però, in cambio il peggioramento del contratto nazionale, in particolare per quel che riguarda l’orario di lavoro e l’organizzazione dei turni. Oltre a ciò la Troika sindacale sta ultimando con Confindustria l'accordo sulla rappresentanza nel settore privato (ma che potrebbe essere esteso pattiziamente anche al pubblico), in base al quale si stabilisce che il diritto alla rappresentanza spetta solo a coloro che preventivamente accettano quell'accordo (esigibilità). In sostanza solo chi accetta la flessibilità e le deroghe peggiorative ai contratti e soprattutto si impegna a non scioperare, pur in caso di dissenso dall’accordo raggiunto a maggioranza, potrà partecipare alla misurazione della rappresentanza e alle elezioni delle Rsu.

Si profila all'orizzonte un panorama a dir poco inquietante: un altro patto corporativo per cancellare il dissenso e il conflitto nei luoghi di lavoro, promettere sviluppo in cambio di produttività e soprattutto aderire in maniera acritica a ciò che “vuole l'Europa”. Proprio per questo è necessario denunciare questo accordo con cui la triplice sindacale e Confindustria hanno deciso non solo di impedire il pluralismo sindacale, ma soprattutto di espropriare ai lavoratori il sacrosanto diritto di lottare, difendersi e decidere del proprio futuro. È fondamentale denunciare tutto ciò (a fronte di un quasi totale silenzio da parte degli organi di comunicazione ufficiali) anche per far in modo che quanti sono ancora iscritti a tali sindacati, decidano finalmente di strappare la tessera e scegliere il sindacalismo di base, alternativo e conflittuale. Soprattutto è necessario e fondamentale che i lavoratori tornino ad essere protagonisti delle loro vite e delle loro lotte, decidano in prima persona sugli accordi che li riguardano senza delegare alcuno ed in particolare i sindacalisti di professione, si oppongano al governo PD-PDL, al patto sindacale corporativo, ai Trattati europei dell’austerità che impongono il risanamento dei conti pubblici e le ‘riforme di struttura’, per garantire competitività alle aziende, salvaguardare le banche, lasciando “lacrime e sangue” e devastazione sociale a tutti gli altri.

Per l’Esecutivo Nazionale Unicobas
Stefano Lonzar

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