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CAMBOGIA. OPERAI DEL TESSILE CHIEDONO SALARI MENO BASSI, LICENZIATI

(12 Giugno 2013)

L’azienda Sabrina, che nella provincia meridionale di Kampong Speu produce abbigliamento sportivo per grandi marche internazionali, tra cui Nike, ha costretto ieri alle dimissioni almeno 300 lavoratori. Il provvedimento segue settimane di proteste dei dipendenti, che chiedevano salari più alti. La decisione dell’azienda è stata condannata dai sindacati del settore. “Sono stati costretti a lasciare il lavoro senza alcun compenso. Si tratta di un atto illegale”, ha commentato Mann Seng Hak, uno dei leader del Libero sindacato del commercio.

Dal mese scorso la vertenza alla Sabrina coinvolge lavoratori, proprietà e polizia. Al centro delle proteste le basse retribuzioni ma anche le condizioni di lavoro in una delle aziende di maggior successo nel paese, che produce per i più rinomati marchi mondiali con fatturati di milioni di dollari.

A fine maggio, la polizia era intervenuta duramente contro gli scioperanti e, secondo le fonti del sindacato, durante i disordini una donna aveva abortito. Il 3 giugno una decina di dipendenti erano rimasti feriti durante la carica dei poliziotti per disperdere una manifestazione.

L’industria tessile è tra quelle di punta dell’economia locale ed è la maggiore fonte di valuta straniera. Centinaia di aziende di ogni dimensione garantiscono un impiego a circa 650.000 cambogiani. Ciononostante, sindacati e organizzazioni internazionali hanno sovente denunciato le pessime condizioni di lavoro e le basse remunerazioni, con un salario minimo garantito equivalente a soli 75 dollari mensili. Nella recente contrattazione i sindacati avevano chiesto inutilmente almeno 100 dollari.

Mentre la Cambogia si avvia verso le elezioni del 28 luglio, l’atteggiamento autoritario del governo guidato da Hun Sen, in carica quasi ininterrottamente dal 1985, rende più difficile ogni manifestazione di dissenso o di disagio sociale.

[CO]

Misna

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