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War!

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(27 Agosto 2013) Enzo Apicella
Obama ha deciso di attaccare la Siria, in ogni caso.

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    Siria, chi ha ucciso i negoziati di pace?

    (14 Giugno 2013)

    Sul campo di battaglia i ribelli avrebbero perso, ma gli USA alimentano il conflitto nell'obiettivo di far cadere un Assad sempre più forte e salvare la faccia.

    sinegozucc

    di Shamus Cooke - Workers Compass

    Damasco, 14 giugno 2013, Nena News - Il tanto atteso dialogo di pace sulla Siria - voluto dagli intermediari Russia e Stati Uniti - è già partito senza che niente sia ufficialmente stato partorito. Il dialogo è morto perché i ribelli sostenuti dagli USA boicottano il negoziato, distruggendo ogni speranza di pace, e minacciano di trasformare un disastro in una catastrofe stile Jugoslavia, o anche peggio. I ribelli non partecipano ai negoziati perché non hanno nulla da guadagnare e tutto da perdere.

    In guerra, l'obiettivo di negoziati di pace è rispecchiare la situazione del campo di battaglia e trasformarla in un trattato: l'esercito che ha vinto entra nei negoziati in posizione dominante, dato che la sua posizione è uscita rafforzata dai fatti sul terreno.

    I ribelli sostenuti dagli USA arriverebbero ai negoziati deboli e spaccati, perché debilitati sul campo di battaglia. L'esercito siriano ha archiviato una serie di vittorie, spingendo indietro i ribelli nelle aree di confine dove godono della protezione degli alleati americani (Turchia, Giordania e Nord del Libano). I trattati di pace esporrebbero solamente questa realtà e porrebbero fine alla guerra secondo le condizioni del governo siriano.

    Uno dei leader dei ribelli, citato dal New York Times, ha rivelato il motivo per cui le opposizioni hanno abbandonato i negoziati: "Cosa possiamo chiedere se andremo a Ginevra così deboli? I russi e gli iraniani e i rappresentanti del regime siriano ci diranno: Non avete nessun potere. Controlliamo tutto. Cosa siete venuti a chiedere?".

    Questa è la realtà siriana e negoziati di pace realistici dovrebbero riconoscerla e porre fine subito a conflitto. Ma prima di tutto i sostenitori dei ribelli - gli Stati Uniti e i loro lacchè, Turchia, Arabia Saudita e Qatar - devono arrivare a questa conclusione e forzare i ribelli a partecipare al dialogo, minacciandoli altrimenti di tagliare gli aiuti politici, finanziari e militari.

    Se questo accade, la guerra è finita.

    Ma se la guerra finisse domani, il presidente siriano Bashar al-Assad resterebbe al potere e il presidente Obama ha più volte ripetuto che Assad deve andarsene. Obama sarebbe ulteriormente umiliato dalla sua politica sulla Siria se dovesse riconoscere Assad presidente dopo aver passato un anno a riconoscere un gruppo di ricchi siriani in esilio come "il legittimo governo della Siria" e dopo che la sua amministrazione ha ripetutamente annunciato che il regime di Assad è caduto un anno fa.

    E, più importante, se Assad restasse al potere, la politica estera statunitense apparirebbe debole a livello internazionale, che è l'unica ragione per cui l'establishment politico americano vuole proseguire con il cambiamento di regime in Siria: il super potere deve continuare a essere minaccioso, o altri Paesi potrebbero decidere di sfidarlo.

    Questa è la vera ragione per cui i negoziati di pace non si terranno. Gli Stati Uniti e i loro alleati europei vogliono cambiare il regime siriano e sono preparati a permettere che tante altre persone muoiano pur di raggiungere l'obiettivo. Lo ha detto chiaramente l'amministrazione Obama. Riporta il New York Times: "I risultati ottenuti sul terreno dal presidente Bashar al-Assad hanno messo in discussione la strategia statunitense in Siria, costringendo l'amministrazione Obama a tornare a considerare l'opzione militare, incluso armare i ribelli e condurre bombardamenti per proteggere i civili e le opposizioni, hanno detto dei funzionari governativi lunedì".

    La precedente dichiarazione menziona "bombardamenti per proteggere i civili". Lo stesso famigerato linguaggio della risoluzione dell'Onu che autorizzava Stati Uniti e NATO a intervenire in Libia; ma Obama ha subito oltrepassato il "proteggere i civili" ed è saltato su "cambiare il regime", una grave violazione del diritto internazionale e un crimine di guerra nello stile di Bush.

    Le Nazioni Unite - in particolare Cina e Russia - hanno imparato la lezione dall'esempio libico e probabilmente non daranno l'ok ad una risoluzione Onu per "proteggere i civili". Se gli Stati Uniti interverranno in Siria, lo faranno seguendo l'esempio della "coalizione dei volenterosi" di Bush. Il sogno di Obama di avere una Siria post-Assad è complicato anche dal fatto che Assad appare più popolare che mai. Molti siriani che prima non sostenevano Assad, ora lo fanno perché ritengono che averlo al potere sia meglio di avere un Paese annichilito e invaso come l'Iraq o sia meglio di essere dominati da estremisti islamici come è la maggior parte dei ribelli.

    Ad aiutare la popolarità di Assad è intervenuto anche Israele con bombardamenti multipli contro la Siria, mentre i siriani vedevano i non certo amati Stati Uniti inviare ingenti quantità di armi ai ribelli. Come risultato, Assad può oggi mostrarsi con successo come il difensore della sovranità della Siria contro l'aggressione esterna.

    Ma Obama non si arrenderà. Se è diventato chiaro che i ribelli stanno perdendo la guerra, Stati Uniti e Europa hanno rimosso le barriere legali per l'ulteriore armamento dei ribelli, mentre i leader religiosi di Arabia Saudita e Qatar - entrambi alleati USA - incitano alla Jihad contro il governo siriano. Dietro a questo frenetico sostegno dei ribelli sta la logica malata che, al fine di arrivare a negoziati di pace di successo, le opposizioni devono essere più forti dal punto di vista militare. Armare i ribelli fino ai denti per avere la pace!

    In risposta a tale folle logica, Oxfam International - disastrosa organizzazione umanitaria - ha risposto dicendo: "Inviare le armi alle opposizioni siriane non creerà la parità. Al contrario, rischia di alimentare ulteriormente un braccio di ferro in cui le vittime sono i civili siriani. La nostra esperienza in altre zone di guerra ci dice che questa crisi proseguirà fino a quando le armi pioveranno sul Paese".

    Insomma, i ribelli siriani sarebbero probabilmente già stati sconfitti - e migliaia di vite salvate - se non avessero ricevuto sostegno da USA e altri Paesi. I ribelli hanno detto che la precondizione alla pace è la caduta di Assad, ma questa richiesta non coincide con la realtà dei fatti: i ribelli non sono nella posizione di chiederlo e gli Stati Uniti utilizzano questa richiesta non realistica per mantenere artificialmente in vita una guerra sanguinosa.

    Obama può porre subito fine alla guerra togliendo sostegno ai ribelli o può prolungarla e fare a pezzi il tessuto sociale del Medio Oriente, rischiando di provocare un conflitto globale che la Storia denuncerebbe come un olocausto.

    Nena News

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