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Perché è così importante il Qatar
negli equilibri del mondo arabo...

(25 Giugno 2013)

dohaq

Non contano le armate. Non conta la dimensione territoriale. Se contassero non si spiegherebbe come sia possibile che un Paese di 1,8 milioni di abitanti, più piccolo della Campania, meno popolato della Calabria, sia diventato fondamentale nel determinare i nuovi equilibri di potenza nel «Grande Medio Oriente».

Questa piccola-grande potenza è il Qatar. I negoziati di pace fra Stati Uniti e Talebani si svolgeranno a Doha, capitale dell’emirato più influente del Golfo Persico. A Doha si sono riuniti i Paesi «Amici della Siria». A Doha risiede il capo dell’ufficio politico di Hamas, Khaled Meshal. Dal Qatar dipendono i ribelli sunniti siriani. A Doha si è deciso di dare il via libera, attraverso la Lega araba, alla guerra in Libia contro Muammar Gheddafi. Sceicco-dinasty L’ambizione, in particolare, è stata la spinta propulsiva di tutta la strategia di politica estera dell’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani; un progetto politico, questo, che si è snodato negli ultimi 18 anni attraverso tre diversi strumenti.

In primo luogo, su una scia di continuità con i ricchi emirati del Golfo, Doha ha puntato tutto o quasi sull’enorme quantità di risorse energetiche in suo possesso: più che sul petrolio (753.000 barili al giorno esportati, 22esimo Paese al mondo), l’economia qatarina si concentra soprattutto sullo sfruttamento delle riserve di gas naturale, che ammontano ad una valore di oltre 25 mila miliardi di metri cubi, permettendo al Qatar di configurarsi come quinto esportatore di gnl mondiale. Il secondo strumento è stato quello della diplomazia. Una strategia bizzarra quella dell’emiro, che tuttavia ha permesso allo Stato qatarino di acquisire un’influenza regionale sproporzionata rispetto alla forza del proprio apparato militare.

Doha, infatti, nella regione mediorientale è riuscita a farsi amica di un complesso di Stati a dir poco eterogenei tra loro. Con gli Stati Uniti ed Arabia Saudita in primis, accettando di ospitare una delle più grandi basi aeree americane della penisola arabica presso al-Udeid. Con l’Iran, con il quale condivide l’importante bacino di gas naturale di South Pars/North Field. Il terzo strumento, salito agli onori della cronaca in passato ma ancor di più durante le vicende della primavera araba, è stato il network Al-Jazeera che - nato nel 1996 per volontà di al Thani a seguito di un accordo fallito tra la BBC britannica e la compagnia saudita Orbit Communications - ha raggiunto in breve tempo livelli di popolarità senza precedenti in tutto il mondo arabo.

Essendo il Qatar una monarchia assoluta, non si distingue tra patrimonio della corona e Pil nazionale, che è di 181 miliardi di dollari, e cresce al 18,8 % annuo, una velocità che surclassa la Cina, ormai in crisi, e i vari Brics. La popolazione di 1,8 milioni di persone vanta il reddito pro-capite più alto del mondo, 102 mila dollari. Primo ministro e uomo forte del regime è un cugino di secondo grado dello sceicco, Hamad bin Jassim bin Jaber bin Muhammad al-Thani, che è anche ministro degli Esteri e amministratore delegato della Qatar Investment Agency (Qia), il braccio «armato» dell’Emirato, fondo sovrano con potenza di shopping da 100 miliardi di dollari annui. Con la Qia si esprime il primo livello della legittimazione internazionale del Qatar: quello dell’acquisto di «trophy asset», pezzi di business di grande visibilità, con particolare attenzione a Gran Bretagna, Francia e Italia. Diverse declinazioni, ma sempre con un occhio di riguardo a pezzi pregiati nel settore immobiliare (da Harrods al nuovo villaggio olimpico, in Gran Bretagna, alberghi da favola in Francia).

Quindi l’acquisto di Valentino Fashion Group , la maison passata più volte di mano negli ultimi anni e infine conquistata dall’Emirato per 700 milioni di euro. E poi lo sport. Il Qatar ospiterà i mondiali del 2022: per quella data si doterà di infrastrutture futuribili: stadi smontabili con arie condizionate alimentate dal fotovoltaico. Nel giugno del 2011 Tamin al-Thani ha annunciato l’acquisto del Paris St. Germain, e si è poi scatenato in una campagna acquisti senza precedenti. E in Spagna risiedono altri investimenti calcistici della famiglia: la main sponsorship del Barcellona (150 milioni di euro in 5 anni, la cifra più alta della storia delle sponsorizzazioni sportive).

Una potenza a tutto campo. Politico, diplomatico, sportivo, immobiliare, energetico, artistico. Semplicemente: Qatar.


23 giugno 2013

Umberto De Giovannangeli - l'Unità

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