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Tre giorni di lotta in Sicilia
a fianco degli immigrati

(8 Luglio 2013)

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Tre giorni per denunciare la violazione dei diritti dei migranti e il ricatto cui queste persone sono quotidianamente esposte, sotto il giogo delle leggi borghesi. Tre giorni per far partire un segnale forte dalla Sicilia e per iniziare a destare un'opinione pubblica addormentata. Tre giorni per rilanciare la necessità dell'unificazione delle lotte contro il sistema capitalista.
Alternativa Comunista ha svolto fra il 28 e il 30 giugno scorsi in Sicilia una serie di iniziative a supporto delle comunità migranti, iniziative che costituiscono ulteriori tappe di un percorso che il partito sta sviluppando su tutto il territorio nazionale.

A Caltanissetta inizia l'assalto al CIElo
A Caltanissetta, nel pomeriggio di venerdì 28 giugno, centinaia di persone sono scese in piazza raccogliendo l'appello del Partito di Alternativa Comunista, per denunciare il vergognoso abbandono riservato dalle istituzioni borghesi ai migranti che vivono all'interno e all'esterno del CIE/CDA/CARA di Pian del Lago. La loro storia è la drammatica storia che accomuna tantissime persone, costrette ad andare via dai propri Paesi per sfuggire alla fame, alla guerra, a regimi reazionari. Dopo viaggi durati mesi o anni, queste persone giungono finalmente alla meta agognata: i "democratici" paesi occidentali, come l'Italia. E qui l'accoglienza loro riservata è fatta di vere e proprie prigioni, mancanza di assistenza sanitaria e dei servizi elementari. Le persone all'interno del centro polifunzionale vivono sulla loro pelle l'estrema lungaggine della burocrazia e i disservizi. Centinaia di migranti poi vivono al di fuori del centro polifunzionale nisseno in condizioni disperate, in spazi aperti, esposti alle intemperie e all'attacco di parassiti e animali selvatici, senza acqua né cibo, in attesa che le lunghe e lucrose (per gli avvoltoi del sistema) trafile burocratiche facciano il loro corso.
All'appello alla lotta lanciato nei giorni precedenti dal Pdac ha risposto il sindacato di base Cub, che ha dato il suo contributo in piazza. Assieme ai militanti del Pdac Sicilia è intervenuto il compagno Moustapha Wagne, dirigente nazionale del Partito e responsabile nazionale della Cub Immigrazione. Grillini, riformisti e centristi non hanno risposto all'appello, confermando ancora una volta che, al di là dei teatrini elettorali, quando c'è da lottare realmente sul territorio si può fare affidamento solo sui rivoluzionari.
Chiaramente si tratta soltanto di una tappa, sia pure importante, nel quadro di una battaglia che il Pdac promuove in Sicilia, come in ogni altra regione, e che conoscerà già nei prossimi giorni ulteriori sviluppi. Le iniziative effettuate hanno avuto il primo risultato di attirare l'attenzione dei media e di ottenere l'intervento del servizio sanitario locale. La battaglia va avanti senza sosta, per spezzare il torpore di una città addormentata, Caltanissetta, in cui la lunga apatìa delle forze riformiste e centriste, oggi ai minimi termini, ha favorito il proliferare del qualunquismo in salsa grillina, nonché la nascita di forze neofasciste come Casapound.

Agrigento: il Pdac a supporto della comunità dei migranti senegalesi
Nel corso della tre giorni i militanti del Pdac hanno incontrato i rappresentanti della comunità senegalese di Agrigento, che nei giorni precedenti era stata vittima di una vergognosa repressione poliziesca, con tanto di blitz notturni nelle abitazioni. Fatti gravissimi che il Pdac Sicilia ha immediatamente denunciato, unica voce nel silenzio generale delle forze politiche organiche al sistema, incluse quelle riformiste.
L'attività svolta in questi giorni dal Pdac a supporto dei migranti senegalesi ha già ottenuto una prima vittoria. La mobilitazione è riuscita a fermare la macchina repressiva delle forze dell'ordine borghese nei confronti delle comunità migranti e a sollevare tante altre questioni essenziali, relativamente a gravi violazioni in materia dell'immigrazione. Ad esempio rispetto alle istanze di rinnovo dei permessi di soggiorno e alla necessità della semplificazione delle procedure per il rilascio degli stessi (rilascio che non è vincolato a un contratto di affitto, come strumentalmente interpretato da alcuni burocrati, ligi alla “legalità” borghese solo a corrente alternata). La lotta ha rafforzato inoltre il legame fra il Pdac e la comunità senegalese locale, e ha prodotto l'adesione al Partito di nuovi compagni.
Chiaramente, il Pdac vigilerà e continuerà a portare avanti la lotta a fianco dei migranti anche ad Agrigento, lavorando al raccordo di tutte le forze che credono nella difesa dei diritti delle persone, native e migranti, e che sono disposte a combattere il sistema capitalista e la sua macchina repressiva.

La lotta riparte da Mineo
La tre giorni siciliana si è conclusa con un presidio promosso dai militanti del Pdac presso il CARA di Mineo, in provincia di Catania. Sebbene le “istituzioni” presentino ipocritamente il centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo come una sorta di hotel con tutti i comfort, la realtà è radicalmente diversa, come confermato dai migranti che hanno partecipato all'iniziativa di domenica 30 giugno. Non è un caso, del resto, se meno di un mese fa all'interno della struttura è scoppiata un'altra rivolta, sedata a fatica dai militari. Cause scatenanti della rivolta, episodi di repressione nei confronti di singole persone avvenuti all'interno del CARA, che hanno fatto esplodere una rabbia accumulata da tempo. Sovraffollamento, cibo di bassa qualità, e attese interminabili per ottenere il rilascio dei permessi contribuiscono a rendere ancora più pesante la permanenza dei migranti in quella che, con buona pace della retorica borghese, è a tutti gli effetti un centro di detenzione.
In un clima di indifferenza generale, nella migliore delle ipotesi i migranti hanno avuto il supporto di qualche organizzazione “antirazzista” che, al di là della denuncia sul piano umano, non ha proposto loro altro che una giornata all'insegna della pasta al forno e della danza. “Non ci interessa danzare adesso - ci ha riferito uno di loro - danzeremo quando saremo liberi”.
Al di là della mera denuncia, e contro ogni forma di pietismo o assistenzialismo, il Pdac porterà avanti la lotta a fianco dei migranti di Mineo, cercando di raccordare intorno a un'unica grande mobilitazione questa battaglia e quelle combattute dalle altre comunità migranti sul territorio siciliano. E lavorando all'unità di tutte le lotte intorno alla guerra al sistema capitalista per la costruzione di un'alternativa di sistema. Contro un nemico che attraverso repressione o illusorie concessioni cerca di dividere la classe lavoratrice innescando guerre fra poveri, l'unica risposta possibile può essere infatti quella della massima unità contro di esso intorno a un programma rivoluzionario.

Mauro Buccheri - Pdac Sicilia

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