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    Il Supremo Badante

    Ci tiene per mano, veglia su di noi, ci regala palloncini e aeroplanini

    (8 Luglio 2013)

    badant

    Un Presidente della Repubblica, incapace di rilevare l’incostituzionalità procedurale della soppressione delle provincie per decreto-legge (un errore comportante la bocciatura all’esame di Diritto costituzionale al triennio), pretende ora di definire l’organo di competenza, Governo o Parlamento, per il più grosso capitolo delle spese militare, l’acquisto degli F-35, facendo saltare il compromesso nominale che si era stabilito dentro la maggioranza largo-intesa e dentro lo stesso Pd, sulla consueta base del rinvio e della vaghezza, mostrando però chi comanda veramente: dentro l’inciucio coalizzato e dentro il Pd. E lo ha fatto, oltraggiosamente, mediante una delibera di un organo consultivo da lui presieduto, il Consiglio supremo di difesa, il cui rilievo strategico è definito dal fatto che si riunisce di regola due volte all’anno, con meno poteri dei probiviri di una bocciofila. Purtroppo Napolitano deve trastullarsi con quello che ha, non disponendo, come in Egitto, del Majlis al-A‘lâ li-l-quwwât al-musallaha, cioè del Consiglio supremo delle forze armate.

    Allo stesso tempo ha tirato subito le briglie sullo scandalo Datagate e imposto, nel silenzio di Letta e con il sostegno zelante della superatlantica e “garantista” Bonino, non solo il rifiuto dell’asilo politico a Snowden ma perfino il divieto di sorvolo dello spazio nazionale all’aereo del Presidente Morales, sospettato di trasportare il medesimo spione pentito, ormai apolide e minacciato di morte. Buon sangue non mente. Tanto c’è sempre tempo per ripensarci: ricordiamo il presidenziale pellegrinaggio ungherese, 50 anni dopo la da lui condivisa condanna, sulla tomba dell’estradato “controrivoluzionario” Imre Nagy.

    Siccome poi anche le cavallette un qualche ruolo equilibrante ce l’hanno, Napolitano fa da tappo alla rovinosa ascesa di Renzi nel Pd, ma questo potrà giovare soltanto alla sua anima quando si troverà sospesa sul Ponte fra inferno e paradiso, secondo l’escatologia zoroastriana e islamica.

    Al momento tiene incollata la maggioranza con il ricatto del mancato scioglimento delle Camere e dell’ingorgo costituzionale di sue nuove e irrevocabili dimissioni, ma poco può fare con lo spaventoso ingorgo fiscale che si delinea per fine anno. Per paradosso, il suo rifiuto di sbloccare nuove elezioni in mancanza di una legge elettorale finisce per favore una soluzione giurisdizionale: la dichiarazione di incostituzionalità del premio di maggioranza, che ci lascerebbe un meccanismo perfettamente proporzionale, tale da rendere obbligata la soluzione delle larghe intese, senza che Napolitano vi abbia più un ruolo determinante di tutela. La paralisi sarebbe di default, senza un regista occulto. Per le cose che contano, funziona il pilota automatico euro-finanziario. Comodissimo alibi per l’incapacità di tutti e tre i poli ad affrontare la crisi e ad affrontare l’elettorato –anche Grillo non ci guadagnerebbe niente, se non la canina fedeltà di un gruppo però alquanto ridotto. Le riforme costituzionali slitterebbero all’anno del mai e per quelle economiche si sta a vedere come butta il mercato.

    Reggerà tutto ciò alla micidiale stretta economica che si delinea in autunno, per di più dopo il passaggio epocale delle elezioni in Germania? Si potrà ridurre sostanziosamente l’Imu con un rapporto tanto divaricato fra deficit crescente e Pil calante? Al limite, è più facile contenere l’Iva, dato che un suo aumento probabilmente produrrebbe una calo degli introiti in cifra assoluta.

    Il Presidente ci tiene per mano, impedendoci di deragliare, una carezza a Fassina e una a Brunetta (un bel coraggio, riconosciamoglielo), una strizzatina d’occhio a Obama, Commander in Chief, inviti al Colle per Berlusconi e Grillo (condividiamo la sofferenza). Il Presidente veglia su di noi, calma le scenate degli estremisti di entrambi gli schieramenti e si dimostra buon padre anche per quei discoli del M5s e perfino per i loro guru, purché portino una giustificazione scritta del loro ruolo. Qualcosa in cambio potrà pur chiederlo, no? Per esempio, una manciata di aerei da portare in dote al predetto Commander in Chief...

    Così, un fine settimana senza novità, in cui le cose interessanti avvengono solo sull’altra sponda del Mediterraneo –rileva amaramente Scalfari traendone, ahimé, spunto per dedicarsi a imbarazzanti cogitazioni sull’enciclica bi-papale– ci regala un grottesco atto di forza antiparlamentare che sostituisce una funzione di indirizzo parlamentare, impossibile quanto superflua. Il pilota automatico si è messo alla cloche di un F-35.

    Augusto Illuminati - DinamoPress

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