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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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VIOLENZE NEL CATATUMBO, BOTTA E RISPOSTA ONU-GOVERNO

(11 Luglio 2013)

“Irresponsabile e temerario fare qualsiasi tipo di affermazione” fino alla fine dell’inchiesta: così il ministero della Difesa ha risposto all’Alto commissariato dell’Onu per i diritti umani in Colombia che in una nota ha denunciato “l’uso eccessivo della forza” contro i contadini del Catatumbo, la regione nord-orientale scossa ormai da un mese dalle proteste di una comunità che si sente abbandonata e combattuta dallo Stato.

L’uccisione di quattro ‘campesinos’, tra il 22 e il 25 giugno scorsi, secondo l’ufficio dellAlto commissariato, potrebbe essere stata provocata da proiettili esplosi dalla forza pubblica. Un’ipotesi emersa dopo una missione sul terreno in cui l’Onu ha “potuto constatare che nelle proteste contadine ci sono stati spari con fucili ad alta velocità, usualmente in dotazione alla forza pubblica”.

L’Alto commissariato ha anche espresso “preoccupazione per la grave violazione dei diritti economici, sociali e culturali nella regione del Catatumbo”, deplorando il fatto che “nonostante la sua ricchezza naturale…presenta alti indici di necessità di base insoddisfatte”. La popolazione del Catatumbo, ha insistito l’Onu, “da diversi decenni reclama dallo Stato il rispetto e la garanzia dei diritti all’alimentazione adeguata e sufficiente, alla salute, all’istruzione, all’energia elettrica, all’acqua potabile, alle fognature, alle strade e l’accesso a un lavoro dignitoso”.

Non solo: l’Onu ha anche registrato la frustrazione della popolazione per il procedere incerto del dialogo con le autorità e “per i ritardi nella creazione di una Zona di riserva contadina, la mancanza di investimenti sociali previsti dal Piano strategico di sviluppo, oltre alla mancanza di programmi di sostegno per la sostituzione progressiva delle coltivazioni illecite”.

Intanto, dopo 48 ore di tesi colloqui con i leader della protesta, la missione governativa inviata nel Catatumbo ha sospeso il dialogo e farà rientro oggi a Bogotá per presentare un rapporto.

La Asociación Campesina del Catatumbo (Ascamcat), che riunisce oltre 14.000 ‘campesinos’, protesta per non aver avuto finora alcuna alternativa di sussistenza se non dedicarsi alla coltivazione illecita di foglia di coca in un territorio in cui dilagano lo sfruttamento minerario e petrolifero, ma anche le piantagioni intensive di palma da olio africana: una forma di agro-business portata avanti con brutale violenza dai paramilitari, mentre i contadini che protestano vengono repressi, avanza la militarizzazione del territorio e la promessa del governo di istituire una Zona di riserva contadina, che garantisca la sopravvivenza dell’agricoltura familiare, resta lettera morta.

[FB]

Misna

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