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Eritrei costretti a chiedere l'espulsione volontaria

(15 Luglio 2013)

Nuove procedure a Tel Aviv: all'immigrato viene fatta firmare la richiesta di deportazione volontaria. In aperta violazione del diritto internazionale e umanitario.

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dalla redazione

Gerusalemme, 15 luglio 2013, Nena News - Nel giorno in cui il popolo palestinese indice lo sciopero generale contro le politiche di colonizzazione ed espulsione implementate da Israele, sotto l'occhio dei riflettori finiscono anche i migranti africani, categoria da tempo target del governo di Tel Aviv.

Ieri all'attenzione delle cronache israeliane sono giunte due notizie che dimostrano ancora una volta la politica di violazione sistematica dei diritti umani degli immigrati africani rifugiatisi in Israele. Ad essere accusato dalle organizzazioni per i diritti umani è in entrambi casi il governo.

Prima di tutto avrebbe rimpatriato con la forza 14 cittadini eritrei dopo averli obbligati a firmare un atto "volontario" di espulsione. Secondo le accuse mosse a Tel Aviv, i 14 eritrei sono stati fatti salire su un aereo ieri mattina, direzione Eritrea. Secondo quanto pubblicato dal quotidiano Ha'aretz, i funzionari israeliani seguono una precisa procedura: riprendono con la telecamera i migranti e il loro interprete e gli fanno dire e poi scrivere di volere lasciare Israele. Tali documenti vengono consegnati poi al tribunale che procede con l'espulsione.

Per ora non è giunto nessun commento ufficiale: l'Autorità per l'Immigrazione e i Confini si è limitata a dire che molti migranti sono degli infiltrati, che avviano le procedure per il diritto di asilo non perché effettivamente ne necessito, ma perché vogliono restare in Israele a tutti i costi. Eppure Israele è firmatario della Convenzione sullo Status del Rifugiato del 1951, convenzione che vieta il rimpatrio forzato di richiedenti asilo nei Paesi di origine dove rischiano seriamente per la propria vita.
Furiosa Amnesty International: "Se la scelta data ai richiedenti asilo è finire in un carcere israeliano a tempo indeterminato o essere torturati in Eritrea, beh, non si tratta di una vera scelta - ha commentato Sara Robinson, capo dell'ufficio per i rifugiati di Amnesty in Israele - Il governo deve rilasciarli dalla custodia cautelare e determinare se possiedono le caratteristiche per ottenere l'asilo politico".

Già dallo scorso anno è cominciato in Israele un processo di rimpatri forzati di migranti africani che ha provocato le proteste - minime - della comunità internazionale. Proteste a cui si aggiunsero quelle per un'altra vicenda, tornata a galla ieri dopo una prima denuncia lo scorso dicembre: molte donne immigrate affermarono di essere state obbligate ad assumere l'anticoncezionale Depo Provera, potente quanto pericoloso medicinale. Obiettivo: mantenere le famiglie straniere africane poco numerose.

Ieri la Commissione parlamentare per i diritti del bambino è stata informata che le accuse mosse dalle donne e dalle organizzazioni per i diritti umani saranno investigate da una speciale unità di inchiesta: dagli anni Novanta ad oggi, il tasso di natalità tra la comunità etiope in Israele è crollato del 50%, un dato che apre molte domande.

Per questo il procuratore di Stato, Yosef Shapira, ha deciso di aprire un'indagine per verificare la veridicità di tali dati e le loro ragioni, una decisione giunta dietro la pressione di alcune parlamentari israeliane.

Nena News

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