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La Gelmini ha ragione

La Gelmini ha ragione

(26 Novembre 2010) Enzo Apicella
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Road map per i precari Expo

(17 Luglio 2013)

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Troncare, sopire, rinviare. Le «larghe intese» sembrano avere assolto al loro compito anche per la deroga sui contratti a termine chiesta dalle imprese, dal Pdl e da Scelta Civica per i tre anni che ci separano dall'Expo a Milano nel 2015. Il vertice di ieri tra i sindacati (Cgil,Cisl, Uil e Ugl) e il ministro del Lavoro Giovannini è stato convocato per rimediare ai danni prodotti da Confindustria, Abi, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative. Per rilanciare la crescita del «made in Italy» e alleviare la disoccupazione giovanile questa compagine aveva chiesto una deroga al pacchetto lavoro Letta-Giovannini, già a sua volta frutto di una deroga sulla «causalità» dei contratti a termine stabilita dalla direttiva europea del 1999 che la vieta esplicitamente. Le imprese hanno chiesto di stipulare fino a sei contratti a termine, per un massimo di 36 mesi, con soli cinque giorni tra la fine di un contratto e il rinnovo, senza indicare alcuna «causale». La gamba di centro-destra delle larghe intese ha subito preso la bandiera lanciando un ultimatum al governo. Maurizio Sacconi (Pdl) e Pietro Ichino (Scelta Civica) hanno ricordato a Giovannini la loro golden share esortandolo all'ossequio del desiderio di «modernizzare» di un mercato afflitto dalla «rigidità del lavoro». Per allontanare il pericolo di incendio i pompieri hanno proposto la strategia dell'«avviso comune»: imprese e sindacati hanno stabilito una «road map»: dovranno incontrarsi martedì 30 luglio e giovedì 29 agosto per trovare un accordo quadro sulla flessibilità contrattuale entro il 15 settembre. Altrimenti sarà il governo a procedere con un decreto. Confindustria ha fatto buon viso a cattivo gioco: «Non si è parlato di "deregulation" dei contratti» ha precisato Stefano Dolcetta delle relazioni industriali. Ma presto la proposta tornerà sul tavolo e il governo sarà costretto a giocare alla roulette russa con i sindacati. Per il momento è stato salvaguardato il clima di concertazione nazionale seguito all'accordo sulla rappresentanza.
Il «Lodo Giovannini» aggira i potenziali conflitti ristabilendo la centralità del Dl lavoro in attesa di conversione al Senato con 700 emendamenti sul groppone. Lascia alle parti sociali la facoltà di concertare sui contratti a termine nel quadro prestabilito: deroga alla «causalità» di un contratto a termine fino a 24 mesi al termine dei quali un lavoratore può essere messo alla porta dall'azienda che è libera di sceglierne un altro da sottoporre alla stessa trafila. Giovannini ha garantito incentivi alle imprese per convertire il contratto a termine in assunzione. Ma, appunto, è una facoltà lasciata alle imprese, non un obbligo che per il governo sarebbe difficile da imporre.
Si vuole lasciare a imprese e sindacati l'autonomia conquistata anche in virtù di un memorandum sottoscritto nel lontano 2007 con Expo e il Comune di Milano, come ricorda il sito milano-fiera.net. Nel testo si evocavano già «iniziative coordinate che determinino il consenso sociale per evitare l'insorgere di conflitti sindacali».
Questo schema sta stretto a Maurizio Sacconi che ha criticato aspramente la scelta di troncare, sopire e rinviare di Giovannini. «È una fuga dalle proprie responsabilità e non porterà a nulla», anche se ieri ha ritirato gli emendamenti Pdl non condivisi con il resto della maggioranza. Soddisfatto anche Cesare Damiano, presidente Pd della Commissione lavoro al Senato, che aveva caldeggiato l'«avviso comune» e non il decreto del governo contro il quale si è espressa anche Susanna Camusso (Cgil): «Non è il modo migliore per accompagnare una trattativa». Bonanni della Cisl si è detto sollevato perché il parlamento è stato allontanato dalla trattativa. Le imprese non devono farsi schermo del parlamento, ma concordare le leggi sul lavoro con i sindacati e poi dettarle insieme al governo. La rappresentanza politica non conta più nulla per il leader della Cisl secondo il quale il precariato va bene «ma bisogna pagare di più chi è flessibile». Come si possa pagare di più chi ha un contratto a termine, o un apprendistato, solo il Dio dei contratti lo sa. Ci sono giorni in cui è meglio non rovinare la festa di chi crede, come il ministro Giovannini, che la «flessibilità» sull'Expo «sia un'opportunità straordinaria per i giovani». Un'opportunità «acausale», per la precisione.

Roberto Ciccarelli - il manifesto

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