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Libano, l'ora della vendetta contro Hezbollah

(18 Luglio 2013)

Autobomba, ordigni posti lungo le strade della Bekaa, omicidi di sostenitori del regime di Bashar Assad. Il Libano anti-Damasco deciso a presentare il conto al Partito di Dio

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di Giorgia Grifoni

Roma, 18 luglio 2013, Nena News - Il Paese dei Cedri e' sempre piu' coivolto nella guerra civile siriana. Da qualche settimana e' scattata anche la vendetta contro Hezbollah, che appoggia in armi Bashar Assad nel conflitto contro i ribelli, e i libanesi schierati dalla parte del regime di Damasco.

Ha fatto molto clamore l'assassinio martedì notte nel Libano meridionale di un noto analista politico filo-Assad. Mohammad Darra Jammo, un commentatore che lavorava per i media ufficiali e che spesso appariva sulle emittenti tv arabe, e' stato colpito a morte da uomini armati mentre rientrava a Sarafand. Illesa la moglie, che ha rivelato come "amici del partito Baath" a Damasco avessero avvertito il coniuge dei rischi che correva. E' di almeno due feriti il bilancio dell'esplosione avvenuta ad inizio settimana sulla strada tra Majdal Anjar e Masnaa, nella valle della Beqaa, al passaggio di un convoglio di miliziani Hezbollah diretto in Siria.

Secondo fonti governative libanesi si tratterebbe di un nuovo episodio di rappresaglia contro il Partito di Dio, il terzo in meno di un mese, dopo l'esplosione avvenuta il 9 luglio scorso nel quartiere di Bir al-Abed, periferia sud di Beirut e roccaforte del movimento sciita, e dopo l'attacco di tre settimane fa a un checkpoint militare di Abra, alle porte di Sidone, da parte dei miliziani salafiti fedeli a Sheikh Ahmad al-Assir. Una nuova prova di un progetto jihadista volto a punire la mano destra dell'Iran in Siria.

L'attentato è infatti avvenuto a pochi giorni dalla rivelazione fatta dalla Cia ai servizi segreti libanesi secondo cui gruppi legati ad al-Qaeda starebbero progettando una serie di attacchi contro il partito sciita colpevole di intromissione nella guerra civile siriana a sostegno dello storico alleato Bashar al-Assad. Come volevasi dimostrare, un gruppo dal nome "Brigata 313" - come l'unità militare di al-Qaeda che opera in Pakistan e Afghanistan - ha rivendicato l'attentato del 9 luglio contro il "partito libanese dell'Iran". Secondo le ultime stime, il movimento guidato da Hassan Nasrallah avrebbe più di 12 mila combattenti all'attivo nel conflitto siriano. Sono stati determinanti, ad esempio, per la riconquista della cittadina di Qusayr, a sud di Homs e vicinissima al confine settentrionale libanese, ritornata nelle mani del regime dopo una battaglia di quasi tre settimane costata centinaia di morti.

E proprio la battaglia di Qusayr, come sostiene un recente articolo del New York Times, potrebbe aver acceso la miccia dell'odio anti-Hezbollah. Il movimento, che prima dell'inizio del conflitto riscuoteva simpatie anche tra i sunniti della Siria in virtù della resistenza al comune nemico israeliano, dopo gli scontri di Qusayr ha cambiato faccia, diventando uno dei tanti occupanti responsabili dell'uccisione di altri musulmani. Gruppi di jihadisti avevano già invocato la guerra santa contro Assad e contro gli Hezbollah, ma dalle ultime rivelazioni della Cia sembra si tratti piuttosto di una rete ben architettata di attacchi contro obiettivi Hezbollah, sciiti o più semplicemente governativi. Perché il Partito di Dio è si un movimento armato, inserito dagli Stati Uniti nella lista nera dei gruppi terroristici, ma è anche una formazione politica che ha la maggioranza nel Parlamento e che guida il governo libanese.

Un governo che però sembra ora meno "a trazione Hezbollah", dopo le dimissioni dell'ex premier Najib Miqati e la nomina del moderato sunnita Tammam Salman, fortemente voluta dall'Arabia Saudita. Nonostante la dichiarata neutralità nel conflitto siriano più volte sbandierata dal precedente premier, il Paese dei Cedri è stato infatti spesso accusato di prendere indirettamente le parti del regime di Assad, vista l'implicazione di Hezbollah nel conflitto. Con un rischio di contagio già cominciato da tempo: sono mesi che si combatte a Tripoli, tra sunniti anti-Assad di Bab al-Tabbaneh e gli alawiti di Jabal Mohsen.

I villaggi della valle della Beqaa - a maggioranza sciita - di fronte alla Siria sono teatro continuo di sconfinamenti e attacchi da parte di ribelli o esercito in cerca di ribelli, soprattutto nelle piccole enclavi di siriani. E ora anche Sidone si è settarizzata apertamente dopo l'attacco al check-point di militari attuato per "colpire l'esercito e il governo che sostengono apertamente Hezbollah e il regime siriano", con scontri che sono durati giorni e hanno provocato quasi 50 morti.

Nena News

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