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Vibo Valentia, operai sul silos in sciopero della fame e sete

(18 Luglio 2013)

viboval

Continua la protesta dei lavoratori dell'Italcementi di Vibo Valentia, ormai da 22 giorni sul silos per protestare contro i licenziamenti previsti per la chiusura da fabbrica. Intenzionati a non scendere, gli operai intendono resistere il più a lungo possibile, praticando forme di lotta diverse, come quella dello sciopero della fame e della sete iniziato ieri. A rischio ci sono 80 maestranze dell'azienda, in cassa integrazione da oltre un anno, e un indotto che dà complessivamente lavoro a altre 400 persone. Il motivo della chiusura lo esprime ufficialmente l'azienda di cementi che afferma lo stop della produzione data da una crisi nel mercato del cemento. Una versione che però non convince i lavoratori. A ben vedere infatti, tutte le altre fabbriche del gruppo sono state riconvertite, mentre la Italcementi sta per investire 150milioni di euro per trasformare anche lo stabilimento di Rezzato (Brescia).

Alla vicenda dei lavoratori, sembra essersene accuratamente interessato anche Fassina che ha deciso di fare la sua apparizione da politicante nello stabilimento di Vibo, non determinando nulla di fatto, come è classico di chi punta sull'interesse dell'immagine piuttosto che sugli interessi dei lavoratori.

La stessa fotografia ce la restituiscono i sindacati confederali- Cgil, Cisl e Uil- che da qualche giorno hanno espresso la loro contrarietà a portare avanti la protesta sui silos. Una resa senza esclusione di colpi, quello che vorrebbero i sindacatini gialli, che nella giornata di oggi hanno emesso un comunicato dissociandosi dalla protesta e esprimendo preoccupazioni per la salute dei lavoratori sui silos. Niente di più ridicolo, mentre ancora una volta le sigle sindacali -peraltro completamente assenti in fabbrica- mostrano il loro vero volto, ancora una volta non girato verso i lavoratori ma dalla parte opposta.

Infoaut

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