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LETTERA AL "MANIFESTO": COSTRUIRE UN CAMPO DELL'OPPOSIZIONE, RIBELLARSI E' GIUSTO

(20 Luglio 2013)

In un Paese, l'Italia di oggi, al centro di un processo di destrutturazione economica, sociale, culturale e politica laddove non è possibile, nella sede del Senato della Repubblica, citare un intervento del Capo dello Stato senza incorrere in avviso di "lesa maestà", con la democrazia ridotta al lumicino ed un conflitto sociale che non trova possibilità d'espressione ed appare ridotto alla disperazione dei tanti suicidi per assenza di prospettive di vita, non basta quanto propone Marco Revelli al riguardo della costruzione di un soggetto politico posto "fuori dalle Mura di Bisanzio" ed appare del tutto al di sotto di ciò che richiede lo stato di cose in atto la proposta di un "soggetto del cambiamento" avanzata da Giulio Marcon e Giorgio Airaudo (entrambi, fra l'altro, accomodatisi in Parlamento sotto l'ala protettrice dell'accordo con il PD e quindi in una situazione oggettiva di dipendenza politica: privi ciò dell'essenziale requisito dell'autonomia).
Serve, subito, la ricostruzione per intero di un "campo dell'opposizione" sociale e politica, compiendo una analisi che così propongo: non si tratta soltanto del dominio dei banchieri di Francoforte o dell'assoluta debolezza di un Paese privo di politica estera e sottoposto a tutti i ricatti (dal caso "Kazakhistan" a quello dell'agente della CIA coinvolto nel caso Abu Omar è già fuggito insalutato ospite con l'evidente complicità dell' "amico" americano) ma soprattutto dell'ormai avvenuta omologazione culturale e politica tra PDL e PD all'insegna della costruzione di un regime presidenzialista (già presente nei fatti e collocato ben oltre la realtà istituzionale) che punterà ancora sul liberismo sfrenato per allargare le distanze sociali e sulla repressione delle "eventuali" insorgenze.
Un campo dell'opposizione il cui motto potrebbe riassumersi nell'antico "Ribellarsi è giusto".
Grazie per l'attenzione Franco Astengo

Franco Astengo

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