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Ankara processerà Cacciatori. Condannato giornalista che criticò Erdogan

(20 Luglio 2013)

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Istanbul vuole processare il fotoreporter italiano Mattia Cacciatori. La censura contro chi critica il regime di Erdogan si fa sempre più sistematica. Condannato a un anno di carcere – pena commutata in una multa – l’ex direttore del quotidiano Taraf.

La procura di Istanbul ha chiesto l'incriminazione del fotografo italiano Mattia Cacciatori, 24 anni, fermato il 7 luglio scorso mentre riprendeva le violenze della polizia contro i dimostranti a Piazza Taksim e tenuto per quasi 48 ore in cella prima di essere rimpatriato grazie all'intervento delle autorità consolari italiane. Secondo l’edizione online del quotidiano turco Hurriyet, il fotoreporter è accusato di ''resistenza'' alla polizia e rischia in base alla legge turca una condanna fra 1 e 7 anni di reclusione.

A proposito di censura e caccia ai reporter, proprio ieri la Corte d'assise di Istanbul ha condannato ieri a 11 mesi e 20 giorni di carcere commutati in circa 3mila euro di multa il giornalista Ahmet Altan per aver ''insultato'' il premier turco Recep Tayyip Erdogan. Il giornalista è stato incriminato per un articolo fortemente critico nei confronti della politica del capo del governo pubblicato nel gennaio del 2012 sul quotidiano indipendente Taraf, di stampo liberale, di cui Altan era allora direttore. L'avvocato del giornalista, Veysel Ok, ha definito la sentenza in contrasto con la Convenzione europea dei diritti umani e con la giurisprudenza della Corte di Strasburgo sulla libertà di espressione. Nell'articolo Altan definiva Erdogan responsabile della morte di 35 civili curdi nella località di frontiera di Uludere due anni fa, bombardati dall'esercito turco perché scambiati per guerriglieri del Pkk. Secondo il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti (Cpj) il governo Erdogan ''é impegnato in un'ampia offensiva per ridurre al silenzio i giornalisti critici attraverso detenzione, procedure legali e intimidazione ufficiale'' attraverso ''una delle più vaste campagne di repressione della libertà della stampa nella storia recente''. Il Cpj ha più volte denunciato che la Turchia é il paese del mondo con il più alto numero di giornalisti in carcere. La sentenza é stata criticata in una nota anche dall'Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa che in una nota ha affermato che ''restringerà in futuro la libertà di parola in Turchia''.

Marco Santopadre - Contropiano

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