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Annega nel fiume per sfuggire alla polizia

(21 Luglio 2013)

Mame Diop non sapeva nuotare: «Sul lungomare di venerdì è caccia agli stranieri» La questura si difende: non lo abbiamo inseguito. Aveva paura, è scappato

Morire a 25 anni per cinque portafogli contraffatti. Sembra assurdo ma - proprio mentre impazza il dibattito sul razzismo - è quello che è successo a Mame Mor Diop, un ambulante senegalese che si guadagnava da vivere vendendo borse e statuette di legno tra il lungomare di Sanremo e quello di Ventimiglia. L'ultima borsa, Mame, l'ha venduto l'altro ieri, quando, proprio nella città di frontiera scappando da un controllo della polizia, è finito in acqua ed è annegato.
La dinamica dell'incidente è ancora da ricostruire e il comitato provinciale dell'Arci ha già fatto pressione per l'apertura di un'inchiesta: soprattutto, non è chiaro se il giovane si sia dato alla fuga alla vista della polizia da lontano o si sia gettato in acqua per sfuggire all'inseguimento delle forze dell'ordine. Per ora, la prima versione della polizia si discosta molto da quella fornita dagli amici del ragazzo senegalese: secondo le forze dell'ordine, gli agenti sarebbero corsiincontro al giovane immigrato, già finito in acqua, per cercare di salvarlo, mentre alcuni ambulanti presenti sulla scena avrebbero riferito che i poliziotti stessero rincorrendo Mame con l'intenzione di confiscargli la merce che aveva con sé.
I fatti si sono svolti nel pomeriggio del 19 tra il lungomare e la foce del fiume Roja, nell'area del grande mercato del venerdì di Ventimiglia, frequentatissimo da giovani venditori africani che sbarcano il lunario allestendo per terra improvvisate bancarelle di oggetti di artigianato e di marchi di moda contraffatti. Si tratta, ovviamente, di un'attività illegale, anche se la necessità di mettere insieme il pranzo con la cena non sa di leggi. E così Mame, che viveva dei pochi euro che guadagnava in giornate passate al sole di fianco ai suoi portafogli falsi, ha pagato con la vita la sua determinazione a non lasciare nella mani degli agenti quella merce che, dopotutto, era il suo sostento.
Negli ultimi anni il mercato del venerdì è stato teatro di tensioni crescenti tra i venditori legali e i sempre più numerosi irregolari, che arrivano anche da altra zone della riviera in cui la caccia ai commercianti illegali si è intensificata. Il caso di Diop, peraltro, non è un fulmine a ciel sereno. Chi frequenta il mercato «parla di continue scene di caccia all'uomo del tutto sproporzionate rispetto al tipo di reato, in una città, Ventimiglia, che avrebbe ben altre priorità in tema di legalità».
La tragedia di Mame ha inoltre due precedenti che risalgono agli anni passati e che non sono evidentemente serviti da monito alla polizia: altri due ambulanti hanno cercato di sfuggire alle forze dell'ordine gettandosi nelle pericolose correnti della foce del Roja e sono morti. Con Mame il numero delle vittime di questo assurdo gioco a guardia e ladri (con tante guardie e nessun ladro) sale a tre. Proprio nello stesso giorno (sempre venerdì scorso) in cui faceva il giro del web con relativo strascico di polemiche un video di un pittore abusivo che per sfuggire ai vigili che lo volevano arrestare si è buttato in un canale di Venezia. E se non ci è scappato il morto anche in questo caso è per pura casualità.
La morte del ragazzo dell'altro ieri ha subito scatenato le proteste della comunità senegalese della cittadina ligure che è scesa spontaneamente in strada al fianco di qualche ventimigliese al grido di «polizia assassina, polizia razzista». I manifestanti hanno organizzato un presidio alla Marina San Giuseppe e sotto il commissariato di Ventimiglia, dove intanto la polizia stava interrogando un altro giovane ambulante che si era dato alla fuga con Mame. Le manifestazioni si sono svolte pacificamente, nonostante gli insulti lanciati all'indirizzo del corteo da qualche passante.
Ieri le proteste si sono spostate a Sanremo, la città in cui viveva Mame e in cui risiede una nutrita comunità di senegalesi. Nel pomeriggio è giunto a Ventimiglia, da Milano, il console del Senegal che, dopo aver fatto un sopralluogo nel punto dell'incidente, è rimasto a colloquio con le polizia. Secondo le prime ricostruzioni il console avrebbe preso per buona la versione delle autorità.

Giuseppe Grosso - il manifesto

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