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Usciamo di casa

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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

Per costringere Fincantieri ad un passo indietro, è necessaria una prova di compattezza e di forza!

(22 Luglio 2013)

Volantino distribuito ai lavoratori di Fincantieri e degli appalti

Lavoratori, lavoratrici,
Bono&C. cominciano a dare prova di nervosismo. Solo così si possono spiegare i tentativi - del tutto falliti - di provocare gli operai con la presenza della Digos nel cantiere e con alcune intimidazioni di ingegneri e capi-cantiere "volonterosi". Solo così si possono spiegare le pagine "comprate" sul "Corriere della sera" di venerdì 19 per reclamizzare la lettera dei 132 dirigenti, capi-squadra, tecnici, impiegati, con una messinscena che ha anche qualcosa di ridicolo (v. riquadro).
Gli scioperi e il blocco degli straordinari hanno messo seriamente in difficoltà il padrone-Fincantieri sia perché deve consegnare la Diadema alla Costa, sia perché deve portarsi avanti con la Viking Star, sia perché teme un danno d'immagine con i committenti finlandesi (che hanno annunciato, e forse già stipulato, altre commesse). Ma Fincantieri è in difficoltà anche perché è stato scoperto il suo bluff sulla possibilità di spostare altrove la lavorazione di Viking Star. E poi a Bono&C. ha dato fastidio che la notizia della lotta di Marghera stia circolando; che sia arrivata negli altri cantieri del gruppo; che la Rsu-Fiom di Monfalcone abbia dato la solidarietà a Marghera; che a Mestre ad Auchan, Ins, Obi, Interspar sia stato diffuso un volantino di appoggio agli operai della Fincantieri e delle ditte; che su alcuni siti e radio "di movimento" la notizia sia comunque passata; insomma che la simpatia per la vostra lotta stia crescendo. Altrimenti non si scomoda uno dei capi del "Corriere della sera", vero?
Ciò che sta mettendo in difficoltà la Fincantieri è soprattutto la compattezza dei lavoratori dei reparti che sono il cuore della produzione, quelli che le navi debbono materialmente farle: le officine, il montaggio, i gruisti, gli imbracatori. Gli operai Fincantieri si stanno dimostrando decisi e calmi, sicuri delle proprie ragioni e della propria forza. E stanno ricevendo la solidarietà degli operai delle ditte, i quali sanno bene che se peggiorerà la condizione salariale e lavorativa dei dipendenti della Fincantieri, necessariamente peggiorerà anche la loro. L'effetto di questa compattezza si è visto anche venerdì quando alcuni dei firmatari della lettera aziendale hanno fatto, chi in privato, chi in pubblico, una mezza o un'intera retromarcia per la vergogna.

Ma tutto questo, finora, non è bastato a far fare all'azienda un passo indietro.
Serve ora, secondo noi, una prova di forza che costringa il padrone-Fincantieri a ritirare il suo diktat e prendere atto, in una seria trattativa, della volontà espressa dalla stragrande maggioranza dei lavoratori del cantiere.
Questa prova di forza non può che essere uno sciopero che, uscendo dal cantiere, si rivolga "alla città", cioè agli altri lavoratori, dicendo:
"Se Marghera non è diventata ancora un cimitero fatto solo ed unicamente di ex-fabbriche in disarmo, si deve anche alle nostre lotte e al nostro lavoro! Ma non possiamo accettare che i nostri salari, che sono già poca cosa, vengano tagliati di 100-150 euro al mese. Non possiamo accettare che altri 115 di noi vengano espulsi dal cantiere e che altri 325 vengano messi a cassa integrazione, mentre le casse aziendali sono piene di profitti, l'azienda raddoppia il suo fatturato e per il cantiere di Marghera pare ci siano commesse per almeno altri 5 anni. Non accettiamo che ci venga imposto il lavoro ordinario il sabato e alla notte. Non accettiamo che i delegati dei lavoratori in fabbrica non contino più nulla. Chediamo la luna nel pozzo? No. Chiediamo soltanto il rispetto dei bisogni, delle necessità, dei diritti, dell'organizzazione dei lavoratori, e se questo rispetto non c'è, lo imporremo con la lotta. E questa lotta non riguarda solo noi, non riguarda solo la Fincantieri, non riguarda solo il presente, riguarda tutta la classe lavoratrice e il nerissimo futuro che la classe capitalistica sta preparando a tutti noi, a cominciare dai più giovani, se non ci decidiamo a rompere la tregua.
"E' venuto il momento di dire basta ai soprusi e all'arroganza padronali, all'insaziabile avidità padronale di profitti. Basta ai sacrifici, alle rinunce, ai ricatti contro i lavoratori! Basta disoccupazione e impoverimento dei lavoratori, mentre sfruttatori, grassatori e parassiti si gonfiano del nostro sudore e del nostro sangue!".


Prendete con decisione questa iniziativa! Fate pendere la bilancia dalla vostra parte!
Costringete l'azienda a un passo indietro! E' possibile!



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Che brutta figura!


La direzione Fincantieri si è data alla fiction. Prima puntata: la storia di Lucia, la storia secondo Lucia. Un fiasco bestiale! Perché le fiction, per suscitare un po' di interesse, devono essere non diciamo vere, ma almeno un po' verosimili.
E invece alla vicenda raccontata da tali Antonini e Bellinelli sul "Corriere della sera", storico giornale del fascismo prima, della P2 dopo, della Fiat oggi, non crederebbe neppure un bambino. Nel cantiere anche i muri, le gru, le docce sanno che la lettera dei 132 (o 138) dirigenti, capisquadra, tecnici e impiegati è stata un'idea della direzione. Normale, niente di strano. Ma il "Corriere" che fa? Vuol far credere che è stata invece tale Lucia, impiegata di 6° o di 7°, a trascinare gli altri 131 (o 137), diversi dei quali suoi dirigenti, a firmare. E' lei la primattrice cui non si può resistere. Li ha infiammati con il suo esempio eroico, con la sua eloquenza trascinante fatta, guarda caso, di menzogne e "argomenti" contro la Rsu, gli operai, i sindacati, identici, perfino nelle virgole, a quelli dei manuali per manager... Accidenti! L'avessero saputo in tempo, invece di fare Petrone presidente e confermare Bono a.d., portavano lei al vertice aziendale.
Altrettanto grottesco è presentarla come una "disperata" che insegna agli operai come la cassa integrazione faccia male alle tasche dei cassintegrati, alla loro salute, alle famiglie, ai figli e tutto il resto. Come se questi piccoli "particolari" sfuggissero agli operai, che notoriamente se la spassano tra rendite immobiliari, serate al casinò e gioco in borsa, e che, è altrettanto risaputo, di euro non ne hanno bisogno per cui fanno a gara per andare in cassa integrazione...
Non meno ridicolo è presentare i firmatari della lettera, a cominciare dalla famosa primattrice, come quelli che sono contro la cassa integrazione e, magari, contro i licenziamenti. Ohi, bella gente, nell'allegato 2 dell'accordo del 10 luglio, quarto rigo, c'è il numero 325 - tanti sono nei prossimi mesi i dipendenti di Marghera che, se quell'accordo andrà in vigore, conosceranno la c.i.; nell'allegato 3, invece, sempre alla riga 4, c'è il numero dei candidati di Marghera al licenziamento: 115. Forse la primattrice non l'hanno neppure avvertita, tanto a gente come lei i padroni-burattinai, alla prima occasione, le danno una pedata e buonanotte...
Apprendiamo infine che nel cantiere di Marghera ci sarebbero da un lato operai pronti ad adeguarsi a tutto, dall'altro un clima di violenza anni '70. Signori sceneggiatori, di quale violenza anni '70 state cianciando? La lotta è in piedi da un paio di mesi e, nonostante abbiano ricevuto diverse provocazioni, gli operai sono decisi, fermi, compatti: non c'è verso di fargli tranelli. E quanto all'adeguarsi, certo, gli operai, a differenza dei padroni e dei loro tirapiedi, vivono del proprio lavoro e quindi, alle volte sono costretti ad "adeguarsi a tutto", ma il cantiere è in lotta proprio perché la massa degli operai e, crediamo, anche qualche impiegato non vuole adeguarsi ai diktat del padrone-Fincantieri. Dunque di quale cantiere state parlando?
Un consiglio: lasciate stare le fiction, non fanno per voi. Occupatevi piuttosto della realtà, e prendete atto che è necessario fare un passo indietro.


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Marghera, 22 luglio 2013

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri

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