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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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Quando la lotta paga

(23 Luglio 2013)

granapaga

22/07/2013


A volte siamo spettatori della cancellazione dei nostri diritti, addirittura complici di quel massacro che ha portato il lavoro a divenire un vero e proprio “piacere” che il padrone, sia “nero” o sia “rosso”, ti fa…la parola dignità confusa con servitù…la parola diritto con concessione…a volte, invece, accade il contrario… ci ricordiamo chi siamo e siamo capaci di mettere davanti alle nostre paure la forza della nostra ragione.

E’ successo anche nella città “rossa”, Bologna…casa della Lega delle cooperative, dove ai lavoratori della logistica della Granarolo, data in appalto alle cooperative Global Logic, Planet Log e Work Project, arrivava una decurtazione in busta paga di circa 600 euro…per una crisi che non trovava traccia nei bilanci.

Quell’accordo, siglato dai confederali ed accettato dalla maggioranza in assemblea , vedeva i lavoratori penalizzati per i debiti contratti dalle aziende nei confronti delle banche, ma a chi non ama abbassare la testa non è piaciuto…e sono cominciate le proteste coordinate dal S.I. cobas, alle quali l’azienda ha risposto con i licenziamenti dei 51 che non hanno mollato, rivendicando quei diritti che gli venivano palesemente calpestati.

Alle prime riunioni con il Prefetto il sindacato di base, il S.I. cobas, non veniva neanche invitato, benché rappresentasse tutti i licenziati. Solo successivamente ne veniva “concessa” la presenza, grazie alle lotte dei lavoratori.

Inutile dire che gli accordi proposti, in prima battuta, erano mortificanti quanto i precedenti…il licenziamento era dovuto alle intemperanze dei lavoratori…e non ai soprusi delle cooperative, nessuna data certa per il rientro in azienda…nell’incontro successivo si arrivava a “concedere” il rientro di soli 12 lavoratori, in magazzini al di fuori della Granarolo…con la minaccia di non attivare la cassa integrazione in deroga, in scadenza in quei giorni, per i restanti, se non si fosse accettata anche la cancellazione dei crediti, circa 1,2 milioni di euro, che i facchini vantavano nei confronti delle loro aziende.

Ed accade, perché accade, che benché sia noto che la perdita del posto di lavoro metta a rischio il permesso di soggiorno…o riduca alla fame la propria famiglia…ci sia chi non è disposto, comunque, a rinunciare a quei diritti, patrimonio non delle singole persone…ma di tutti….e che per quei diritti sia disposto a lottare, per sé, per i suoi figli, per quel futuro che tutti vorremmo migliore.

E quello che sembra diventato solo uno slogan, ormai completamente cancellato dalle iniziative dei sindacati confederali, sempre pronti a sedersi al tavolo ed a cancellare pezzi di vita di chi lavora, vive invece tra quegli immigrati, tra quei lavoratori che non mollano e…la lotta paga !

23 i lavoratori subito reintegrati a tempo indeterminato, cassa in deroga per i restanti, sui quali si discuterà, per il reintegro, a fine settembre, nessun impedimento alle azioni legali dei lavoratori per recuperare quei 20.000 euro pro-capite sottrattigli dalle aziende.

Aldo Milani, coordinatore del S.I. cobas nazionale, nel comunicato che alleghiamo, ribadisce che la battaglia non è conclusa…che gli impegni presi dovranno essere mantenuti…che insieme è possibile vincere…quando non si cede alle paure ed ai ricatti.





Il comunicato di Aldo Milani coordinatore nazionale del S.I. cobas


In un campo di battaglia, un buon posizionamento sul terreno permette ai contendenti di occupare la posizione migliore per portare avanti lo scontro.

Così è stato anche nella vicenda che ha visto i lavoratori della Granarolo confrontarsi con i padroni delle cooperative (con alla testa la Lega Coop), i tre sindacati confederali e alcune forze istituzionali benevole verso coloro che per anni hanno calpestato i diritti sul piano salariale e normativo dei lavoratori.

Al tavolo di trattativa aperto dal Prefetto, che ci aveva visto la prima volta presenti come S.I. Cobas a rappresentare tutti i lavoratori colpiti dai licenziamenti (e per altre tre volte invece esclusi), era uscita una proposta che in pratica addossava ai lavoratori la colpa di aver innalzato in modo improprio lo scontro.

Negando di fatto le vere ragioni della lotta dei lavoratori, non fissava nessuna data per il loro rientro in un qualsiasi magazzino.

Da questa prima proposta, da noi non sottoscritta, si è arrivati alla fase finale del quarto confronto in Prefettura, il giorno 17/07/2013.

Dal tavolo prefettizio usciva una proposta che poneva l’accento sul fatto di dover accettare un patto tombale sul pregresso in cambio di mille euro, 12 rientri in altri magazzini al di fuori della Granarolo e, soprattutto, come esplicito ricatto, che se non si fosse accettato l’esito di tale “confronto” non sarebbe stato possibile accedere alla cassa integrazione (visto che vi erano pochi giorni alla scadenza dei termini perché si potesse attivare tale strumento).

Nelle ore successive, grazie ad un confronto telefonico tra il sottoscritto ed il Prefetto, è stata avanzata, da chi era a quel tavolo, una proposta che prevedeva 1)l’inserimento di 23 operai in diversi magazzini a tempo indeterminato: senza periodo di prova, con inquadramento almeno analogo a quello in essere, con l’impegno di incontrarsi entro il 30/09/2013 per verificare un percorso per il ricollocamento degli altri operai ancora in Cigs in deroga, 2) ill pagamento della retribuzione dalla data del licenziamento al reintegro, con l’accesso alla CIGS in deroga alla data dell’1/07/2013 e, cosa estremamente importante, 3) senza nessun accordo tombale sul pregresso (per somme che superano i 20mila euro ad individuo).

Per essere attuata, questa proposta doveva impegnare il S.I. Cobas a revocare lo stato di agitazione; ed è ciò che è stato fatto dopo aver svolto un’assemblea di tutti i lavoratori, che all’unanimità hanno dato il loro mandato per farlo.

In concomitanza con l’accettazione della proposta, i 41 licenziati più i 10 già in CIGS hanno dato mandato ai legali per aprire una vertenza per il recupero della parte del salario non pagato dalla SGB, per un totale che supera un milione di euro.

Una battaglia che non è conclusa e che riprenderà qualora i “compagni” di merenda che hanno concordato e stilato la proposta non manterranno gli impegni presi: cioè quella di far rientrare tutti i lavoratori nei magazzini, alle stesse condizioni dei 23 loro compagni che riprenderanno subito a lavorare in base all’accordo.

Una battaglia di posizione che permette di occupare uno spazio più favorevole per vincere la guerra che la Granarolo ha scatenato due mesi e mezzo fa, e che ha visto i lavoratori battersi con determinazione, con l’aiuto di altri cobas e militanti solidali, dimostrando sul campo che si può vincere un avversario come la Lega Coop, arrogante e forte sul territorio (non solo di Bologna), che aveva calpestato i loro diritti.

Milano, 18 luglio 2013

Il Coordinatore Nazionale del S.I.Cobas Aldo Milani

il Pasquino

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