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IL COMPITO PRIORITARIO DEI COMUNISTI, OGGI: RICOSTRUIRE COSCIENZA E ORGANIZZAZIONE DI CLASSE

(24 Luglio 2013)

Contrastare fino in fondo l’ideologia della “fine della storia”, controbattere sul piano teorico e politico il concetto dominante dell’annullamento della contraddizione di classe, esercitare l’opposizione come soggetto sociale verso un altro soggetto sociale, in rappresentanza di un gruppo d’interesse.
E’ largamente passata, nella falsa coscienza costruita dalle filosofie dominanti del consumo e dell’immagine, l’idea dell’annullamento delle differenze di classe e, in questa fase, assistiamo – proprio qui nell’Occidente super sviluppato – a un ritorno forte dell’espressione di contraddizioni “in seno al popolo”.
Occorre smentire con i fatti della politica questo stato di cose, partendo dall’idea dell’allargamento della condizione di classe su di un vasto arco sociale, non soltanto compreso all’interno del lavoro dipendente manuale classico.
L’interesse generale del mantenimento del sistema è ancora oggi legato, sul piano delle possibilità immediate di vita, a una struttura di privilegi: ma questa struttura si evidenzia, sempre più, come illusoria e in realtà funzionale all’enorme crescita delle disparità sociali in atto ormai da molti anni, almeno dall’esplosione della crisi finanziaria legata ai sub prime, partita dagli Stati Uniti ed estesasi globalmente.
Il concetto d’interesse è così diventato totalmente autonomo dalla condizione sociale collettiva e legato esclusivamente alla propria condizioni individuale e di gruppo.
Il potere politico agisce nella sua totalità d’espressione come strumento di difesa contro la messa in causa del sistema, esprimendo una dialettica di facciata che serve a curare la distribuzione di gratificazioni individuali, al di là di qualsiasi possibile “frontiera” formata dall’interesse collettivo.
Assistiamo così all’espressione di conflitti “laterali”, collocati socialmente ai margini delle zone di vita sottoprivilegiate: questo avviene in diverse parti del mondo senza che si riesca a tramutare il conflitto in opzione politica e in spostamento reale dei rapporti di forza.
La ricostruzione di una coscienza di classe, oggi compito prioritario per i comunisti, non potrà che avvenire collegando potenziali espressioni di protesta provenienti da origini diverse, da una molteplicità di contraddizioni materialiste e post-materialiste (di genere, di rapporto con l’ambiente, di affermazione di diritti), da diversi settori sociali compresi quelli sottoprivilegiati appena citati (le borghesie emergenti di nuova acculturazione, ad esempio).
Privazione dei diritti e pauperizzazione come fattori di introduzione di una “tensione nel sistema”, che potrebbe portare davvero a un innalzamento del livello di conflitto.
Attenzione, però: senza una direzione politica, senza un progetto di trasformazione sociale, senza una capacità di rappresentanza il rischio è quello di arrivare a forme disperate di distruzione e all’annientamento di se stessi.
Per questo motivo serve riprendere in mano le fila dell’organizzazione, della costruzione di una soggettività politica adeguata al livello dello scontro, della riproposizione del concetto di rappresentanza, anche sul piano istituzionale.
Al contrario, quindi, della semplice declamazione ma immergendoci per intero, ancora una volta come comunisti, nelle difficoltà e nelle contraddizioni della politica.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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