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Asilo politico

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(1 Luglio 2012) Enzo Apicella
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    Drogatori

    (26 Luglio 2013)

    Quando contro Palmiro Togliatti, quel 14 luglio 1948 uscendo da Montecitorio, furono esplosi colpi di pistola e si temette per la sua vita, la classe operaia italiana, che era convinta, sbagliando gravemente, che il Pci fosse un partito davvero comunista, rispose in modo deciso a quella che ritenne una provocazione contro la propria classe: senza attendere ordini dai dirigenti politici e sindacali, sospese il lavoro e scese in piazza. Ci si illudeva che fosse possibile allora regolare i conti con la borghesia una volta per sempre. In quelle ore convulse, si ebbero occupazioni di fabbriche, gruppi armati andarono ad occupare edifici pubblici e punti strategici, e in alcuni centri come Genova o Abbadia S. Salvatore si ebbero combattimenti tipici della guerra civile.
    Di fronte a questi moti spontanei, dirigenti del Pci e della Cgil, dopo l’iniziale smarrimento, cercarono di fermare i rivoltosi, fingendo di prendere la testa del movimento e indicendo uno sciopero, che fu revocato il giorno successivo. Esisteva una opposizione di intenti tra la massa operaia e il Pci: una parte del proletariato si era mosso spontaneamente nella illusione, del tutto ingiustificata, di poter arrivare, tramite quel partito, ad un rovesciamento dei rapporti politici e sociali, al socialismo. Partito che invece ricercava solo il mantenimento delle istituzioni democratico-borghesi, e solo, quando costretto, contrattava con il Capitale diritti e condizioni salariali, e quando la congiuntura economica lo permettesse. Infatti in quella circostanza lo Stato poté appellarsi sicuro, e ancora una volta, al senso di lealtà di Pci e Cgil.
    Il carattere effimero di quel movimento è dimostrato dalla suo definitivo spengimento con strumenti prevalentemente “mediatici”: tornò utile perfino la vittoria del ciclista Gino Bartali al Tour de France, oltre che, naturalmente, l’appello dello stesso Togliatti alla pace sociale!
    Evidente che sport popolari vengano usati come diversivo dagli Stati democratici e non solo dal Fascismo. Anzi, è lo stesso Stato a rendere popolare un qualcosa ad uso di distrazione sociale, battendo sulla grancassa dei giornali e delle televisioni. Il meccanismo è noto e collaudato dal tempo delle società schiaviste: i Romani lo chiamavano “panis et circensis”. Scoperto che ci sono degli spettacoli che piacciono e divertono in tanti (dalla lotta dei gladiatori e al pasto umano delle belve della Roma imperiale agli sport attuali), si investe su questi tesori per ricavarne, oltre che un profitto economico, anche propaganda politica. Non si è finito nel 1948 a preferire che gli operai parlino di sport piuttosto che ragionare di politica e dei loro interessi concreti.
    Così, come polli in batteria, ingozzati di antibiotici, schiere di calciatori, ciclisti, ginnasti, nuotatori, accecati dal desiderio di enormi guadagni, vengono drogati a man bassa. È una società che delle droghe non può fare a meno e il cui consumo, specie di quelle legali, è sproporzionato. Figuriamoci se a drogare e a drogarsi ci si guadagna anche! Anzi, nell’ottica dei valori borghesi, ovviamente questi sono modelli da emulare.
    Sotto la dittatura del Capitale, non c’è aspetto della vita sociale che possa sfuggire alle sue leggi e alla sua organica degenerazione. L’assopimento farmacologico è un prodotto di questa involuzione, ed a sua volta strumento per rendere schiava del Capitale l’umanità.
    Il comunismo non avrà bisogno di droghe, se non in casi eccezionali. Né farmacologiche né, le peggiori, ideologiche. Rileggiamo un passo di Federico Engels, maestro del Comunismo: «Un nuovo ordine sociale è possibile, nel quale spariranno le attuali differenze di classe e nel quale - forse dopo un breve periodo di transizione - grazie all’utilizzo secondo un piano e all’ulteriore sviluppo delle esistenti immense forze produttive di tutti i membri della società, ad un uguale obbligo al lavoro corrisponderà una situazione in cui anche i mezzi per vivere, per godere la vita, per la educazione e lo sviluppo di tutte le facoltà fisiche e spirituali saranno a disposizione di tutti, in modo uguale e in misura sempre crescente» (Introduzione a “Lavoro salariato e capitale”, 1891).

    PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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