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(12 Agosto 2010) Enzo Apicella
Dopo numerosi rinvii, sembra che gli Stati Uniti rispetteranno i tempi previsti per il ritiro delle truppe dall’Iraq

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Cecchini USA massacrano i civili che scappano attraverso il fiume

(16 Novembre 2004)

Baghdad, Iraq, 14 novembre 04 - Nelle settimane precedenti all'inaudito attacco militare amercano sulla sua città natale, Bilal Hussein aveva mandato via da Falluja i suoi genitori e il fratello perché stessero altrove a casa di parenti. Il 33enne fotografo dell'Associated Press invece è rimasto per documentare dall'interno l'assedio.

"Tutti a Falluja sapevano che stava arrivando, ho scattato foto per giorni, pensavo che avrei potuto continuare".

Ma nelle ore e nei giorni che hanno seguito i pesanti bombardamenti e il martellante fuoco d'artiglieria, l'intero quartiere del Jolan settentrionale dove stava Hussein si è trasformato in un ammasso di macerie e morte. Le pareti della sua casa erano crivellate dal fuoco americano.

"La distruzione era ovunque. Ho visto gente morta sulle strade e feriti sanguinanti a cui nessuno poteva prestare soccorso. I civili di Falluja erano troppo terrorizzati per uscire dalle case." "Da giorni non ci sono medicine, né acqua, né elettricità, né cibo".

Infine, martedì pomeriggio, le truppe USA e i resistenti iraqeni si sono scontrati pesantemente proprio nel suo quartiere, e Hussein è crollato. "I soldati USA hanno cominciato a far fuoco nelle case, e ho capito che stava diventando troppo pericoloso rimanere in casa mia". Hussein racconta di essere entrato in panico, e ha cominciato a cercare un modo per fuggire dalla città, attraverso l'Eufrate, che scorre sul lato ovest della città.

"Non stavo veramente ragionando" dice. "Improvvisamente, dovevo assolutamente andarmene da lì. Non c'era altra possibilità". Nella concitazione, Hussein ha lasciato indietro uno degli obiettivi della sua fotocamera e un telefono satellitare per trasmettere le immagini. Quell'obiettivo, marcato con il logo dell'Associated Press, sarà scoperto due giorni dopo dai marines USA vicino al corpo di un morto in una casa del quartiere di Jolan.

I suoi colleghi dell'A.P. nell'ufficio di Baghdad, che non sentivano Hussein da 48 ore, si sono preoccupati ancora di più. Hussein è fuggito correndo di casa in casa, scansando il fuoco, ed è riuscito a raggiungere il fiume. "Avevo deciso di passarlo a nuoto... ma ho cambiato idea quando ho visto elicotteri USA che miravano e uccidevano la gente che tentava di attraversare il fiume."

E' stato testimone con orrore dello sterminio di una famiglia di cinque persone uccise mentre guadavano il fiume per fuggire. Poi, dice "ho aiutato a seppellire un uomo sulla riva del fiume, scavando con le mie mani". "Ho continuato a camminare sulla riva del fiume per due ore, e ancora potevo vedere i cecchini USA pronti a sparare a chiunque tentasse di nuotare. Perciò ho abbandonato l'idea di attraversare e ho continuato a camminare per altre cinque ore attraverso i frutteti.

Ha poi incontrato una famiglia di contadini che gli hanno dato rifugio nella loro casa per due giorni. Hussein conosceva un autista del posto e ha mandato un messaggio ad un collega dell'A.P., Ali Ahmed, nella vicina Ramadi. Così Ahmed ha fatto sapere all'ufficio AP di Baghdad che Hussein era vivo, e ha poi inviato un altro messaggio a Hussein che un pescatore della vicina Habaniyah sarebbe andato a prenderlo per portarlo in salvo con la barca.

"Alla fine del viaggio in barca, Ali era lì che mi aspettava. Mi ha portato a Baghdad, nel mio ufficio all'Associated Press." Ora, seduto al sicuro, Hussein si è potuto permettere uno stanco sorriso di sollievo. "E' stata una esperienza terribile, ho imparato che la vita è una cosa preziosa" ha detto. "Sono felice di essere ancora vivo, dopo esser stato così vicino alla morte nei giorni scorsi".

KATARINA KRATOVAC, Associated Press Writer - Italy.indymedia
Traduzione italiana: grizzly - Italy.indymedia

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