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Falluja resisti

(16 Novembre 2004)

Lunedì, 15 novembre 2004

Mentre le telecamere di Aljazeera vengono tenute fuori da Falluja, per il terzo mese consecutivo, dentro si consuma l'ennesima tragedia targata Usa. Il mondo tace, rassicurato dai "liberatori" che parlano di 1200 combattenti morti, mentre gli ospedali si affollano e le strade di Falluja diventano tappeti di cadaveri. Oramai non resta che una città fantasma...

L'esercito americano, rinforzato da carriarmati, aerei ed artiglieria pesante prosegue l'attacco contro Falluja, in mezzo ad un totale oscuramento mediatico e di un sospetto silenzio degli arabi e del mondo intero. Gli abitanti di Falluja chiedono alla comunità internazionale di fermare i missili e le bombe che stanno distruggendo la loro città e uccidendo i loro bambini. Ma non c'è anima che li aiuti.

Le truppe statunitensi riusciranno, senza ombra di dubbio, a recuperare Falluja e a riportarla sotto l'autorità dell'esercito d'occupazione. Ma ciò non rappresenta una vittoria sulla resistenza irachena e sulla guerra che quest'ultima combatte per liberare il proprio paese.

La domanda che bisogna porsi non è se l'esercito Usa riuscirà o meno ad entrare in città, ma quanto sarà difficile questa operazione e a quanto ammonteranno le perdite degli abitanti di Falluja, in primo luogo, e poi dell'esercito Usa aggressore.

I difensori di Falluja cercheranno, con tutte le armi leggere a loro disposizione, di ritardare l'avanzata Usa per il maggior tempo possibile e di combattere strada per strada. Ma ciò non vuol dire che la città si inginocchierà ai piedi di Iyyad Allawi, del suo governo e delle forze d'occupazione che lo sostengono. Così come l'arresto del presidente iracheno Saddam Hussein non ha fermato la resistenza irachena, come vagheggiavano gli americani, allo stesso modo l'occupazione di Falluja non diminuirà gli attacchi contro le forze Usa, la polizia e la Guardia Nazionale che con essa collabora. Anzi forse ad accadere sarà proprio il contrario. Gli uomini della resistenza sanno bene che con questo attacco si vuole mettere fine alla loro resistenza. Perciò è da escludere che resteranno ad aspettare l'esercito Usa perché li arresti o li uccida. Probabilmente si sono divisi i ruoli: alcuni sono rimasti nel cuore della città per difenderla, altri sono andati all'esterno per attaccare o per ritornare in città ad attacco compiuto, proprio come è già successo a Baghdad, Samara e a Ramadi.

Una regola ferrea, rispettata dal mondo intero, consiste nel rifiuto dei popoli dell'occupazione straniera e dei governi collaborazionisti. Gli iracheni non possono rappresentare un'eccezione a questa regola e lo dimostra la resistenza che aumenta in un tempo record che neanche il più ottimista si sarebbe mai aspettato.

La resistenza in Iraq non è circoscritta ai volontari stranieri come afferma Allawi e come ripetono gli americani. Si tratta di una resistenza chiaramente irachena, i suoi uomini chiave sono figli di questa terra. Se esistono mujahidin arabi che combattono l'occupazione Usa, questi rappresentano una percentuale risibile e godono comunque della guida e della protezione degli iracheni. I mujahidin arabi in Iraq non sono né terroristi né stranieri: fanno parte di quegli arabi che ritengono loro dovere vincere per i loro fratelli e partecipare al loro jihad per liberare la propria terra dall'occupazione. Terroristi sono coloro che giungono dall'altro capo del mondo per occupare una terra che non è loro uccidendone decine di migliaia di abitanti in una guerra illegale che si fonda sulla menzogna.

La peggiore motivazione addotta a giustificazione della strage in corso a Falluja è che i bombardamenti e la distruzione della città renderanno possibili le elezioni. Ma che elezioni sono queste che si svolgeranno sui cadaveri di donne e bambini e sulle macerie di una città fiera del suo carattere arabo e islamico?

Gli abitanti di Falluja boicotteranno le elezioni. Se qualcuno titubava, ora spingerà per il boicottaggio dopo aver visto la sua città tramutata in un cumulo di macerie.

Gli americani non sanno imparare dalle occupazioni passate e così Iyyad Allawi, che fornisce loro le giustificazioni e la copertura necessarie a che proseguano le stragi contro i suoi concittadini. La lezione più importante che dovrebbero fare propria è che i movimenti di resistenza hanno sempre trionfato e gli eserciti occupanti si sono sempre ritirati sconfitti. E con essi i governi collaborazionisti.

Abdel Bari 'Atwan , Aljazira.it
http://www.aljazira.it/

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