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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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IL 2 AGOSTO, PER ESEMPIO

(2 Agosto 2013)

Il 2 agosto del 1980, una calda domenica bolognese, nella affollata stazione ferroviaria.

Una mattina come tante, tempo di vacanza, di estate, di braghe corte, sandali, cappelli e valigie. Itinerari alla mano, forse dépliant di luoghi marini e giocosi, e sui visi accaldati il desiderio di relax, di "staccare" dallo studio o dal lavoro.
Le ultime chiamate al telefono a gettoni magari per rassicurare che "sì, la coincidenza è andata bene".
Il rifugio dalla calura nella sala d'attesa, con un ghiacciolo in mano e lo zaino tra le gambe.
Qualche bimbo scorazza divertito tra le persone sedute che aspettano, qualcun'altro è imbronciato e sta per frignare la propria insofferenza al caldo.
Qualche straniero: "prima volta in Italia?", domanda classica che s'usa rivolgere durante i tempi dilatati dell'attesa.
C'è un treno sul primo binario: un brulichio di persone si acconcia alla salita.

Ecco: questo è il quadro, il fermo immagine che vedo, distintamente ogni qual volta che mi trovo lì, che leggo con attenzione i loro nomi, le loro età. Non ne conosco i volti, ma li vedo, ciascuno impegnato a trascorrere quell'attimo che precede le 10,25, prima che un boato, figlio infernale di una bomba fascista, li portasse via tutti.

Si dice, o almeno io lo credo, che la coscienza politica nasca nel momento in cui si viene a contatto con un atto di sopruso, un atto di violenza: per me avvenne anni prima, ma certamente ciò che avvenne in quel 2 agosto del 1980 ne consolidò le ragioni. Ciò che accadde fu uno degli ultimi feroci e plateali atti della serie infame che costellò quella che venne definita "la notte della Repubblica", da Sergio Zavoli. Il più feroce, il più drammatico.

Ciò che accadde dopo è Storia. La reazione straordinaria della Città di Bologna e dell'Italia atterrita ma pronta e vigile, della Magistratura, dei processi, dell'associazione dei famigliari delle vittime e dei suoi coraggiosi componenti.
Tanti saranno i ricordi di quel giorno che oggi affolleranno giornali e tv.
Alcuni saranno richiami dovuti, quasi rituali, altri angosciati perché saranno il vivo ricordo di chi c'era e si salvò o di chi perse famigliari ed amici.
Io desidero farlo così, come lo vivo ogni volta che scendo alla stazione di Bologna, come ogni volta che ricorro alle ragioni della mia consapevolezza politica.

Patrizia Turchi

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