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(31 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Napoli: 14 indagati eccellenti, tra cui Antonio Bassolino, per lo sversamento del percolato delle discariche in mare

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    Nuova discarica di Roma. Falcognana non ci sta

    (2 Agosto 2013)

    A Roma si continuano individuare siti alla cieca su cui scaricare il problema dei rifiuti. La realizzazione della nuova discarica lungo l’Ardeatina, nella cava di Selvotta-Falcognana, rischia di compromettere il progetto del Parco Archeologico dei Fori e dell'Appia Antica. Come se non bastasse, a ridosso della cava sono già pianificati un milione di metri cubi di nuovi immobili, cementificazioni che interessano anche Santarelli e Caltagirone.

    Ma i comitati di quartiere e le reti territoriali non ci stanno. L'opposizione alle discarica non sarà mai nimby fin quando non cambierà la gestione dei rifiuti

    falcognananon

    Il dato è che, all'oggi, superare Malagrotta, per il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti Goffredo Sottile e per l'assemblea capitolina non ha significato altro che individuare un sito temporaneo che accolga la spazzatura di Roma per un paio d'anni. A suo tempo il Ministro Clini bocciò i siti preliminarmente indicati dalla Regione Lazio: «Problematiche di natura idrogeologica» per Corcolle, Riano Quadro Alto e Pian dell’Olmo; «sovraccarico ambientale» per Monti dell’Ortaccio; «caratteristiche compatibili salvo la tempistica di realizzazione» per Pizzo del Prete-Le Macchiozze; «manifeste criticità» per Fiumicino-Osteriaccia e Roma-Castel Romano. In particolare, «La soluzione inerente il sito di Corcolle si [riteneva] inopportuna anche per la prossimità con il sito archeologico di Villa Adriana»; bene, il nuovo sito, una cava al chilometro 15 dell'Ardeatina, località Selvotta - Falcognana, a ridosso tanto dell'area del Santuario del Divino Amore, quanto del Parco dell'Appia Antica, già utilizzata come discarica per fluff, scarto delle carcasse di automobili, rischia di compromettere la realizzazione del progetto del Parco Archeologico dei Fori e dell'Appia Antica, incluso nelle linee programmatiche della giunta Comunale.

    Un milione di tonnellate di rifiuti all'anno per due anni, il tempo necessario, in teoria, alla messa in opera di un ciclo dei rifiuti rispettoso degli obblighi comunitari inerenti riciclo, compostaggio e differenziata al 65% entro il 2016. Contraddittoria appare però l'affermazione del presidente della Regione, Nicola Zingaretti, secondo cui è certo che «a Roma non ci sarà mai più una nuova Malagrotta perché mai più si interreranno rifiuti tal quale»; se così fosse, significherebbe che il Comune di Roma ha già a disposizione l'impiantistica necessaria al trattamento dei rifiuti, non si capisce allora per quale motivo si è continuato finora a sversare tal quale a Malagrotta. La realtà è invece che, secondo i dati più aggiornati (2009), il Lazio differenzia solo il 15% dei suoi rifiuti e mancano adeguati piani industriali per raggiungere i suddetti obiettivi; Roma produce da sola più della metà dei rifiuti del Lazio, ma secondo l'Ama non è possibile superare il 35% di raccolta differenziata nei prossimi due anni. Il riciclo si attesta al 24%, contro il 50% di città come Milano, Genova o Torino.

    Normale allora che, anche ieri, in Consiglio comunale ci si chiedesse dove fossero finiti i 20 milioni di euro previsti a suo tempo dalla giunta regionale Marrazzo per incrementare la differenziata. Una risposta a questa domanda la potrebbero dare, ad esempio, le vicende legate all’ex amministratore Ama, Franco Panzironi, della fondazione alemanniana Nuova Italia, rinviato a giudizio insieme ad altri dirigenti con l’accusa di aver favorito 841 "strane" assunzioni tra il 2008 e il 2009.

    Altro elemento citato a favore dell'individuazione del nuovo sito, la presenza della falda acquifera ad una profondità di 20 metri, ritenuta sufficiente ad evitare contaminazioni, come quelle rilevate dall'ARPA a Malagrotta: ferro, manganese, nichel, benzene. Da record lo sforamento per l'arsenico che ha fatto registrare una concentrazione di 2.050 microgrammi per litro, pari a quasi 200 volte il limite consentito di 10 microgrammi.

    Paradossale, poi, che a ridosso dell'area individuata per la nuova discarica siano pianificati 1 milione di metri cubi di nuovi immobili, cementificazioni che interessano, tra gli altri, Santarelli e Caltagirone. Significa, nella pratica, negare che la presenza di discariche possa avere conseguenze sulla salute dei cittadini, secondo quella stessa logica che ha portato prima l'ex ministro della salute Balduzzi e poi quello attuale, Lorenzin, ad affermare che in Campania l'elevata incidenza tumorale non è dovuta allo smaltimento illegale di rifiuti, alle discariche in prossimità dei centri abitati e agli inceneritori ma agli stili di vita, all'eccesso di fumo e alla dieta squilibrata.

    E invece il problema è innanzitutto questo: ogni volta che l'incapacità degli amministratori determina una situazione di emergenza nella gestione dei rifiuti, segue puntualmente la decisione di risolvere la stessa sacrificando un territorio e la salute dei cittadini che lo abitano, ai quali si chiede poi beffardamente di non protestare, colpevolizzandoli come sostenitori di una deprecabile deriva «N.i.m.b.y.». Già sono in mobilitazione contro la decisione del nuovo sito i cittadini e diversi comitati di quartiere della zona: Monte Migliore, Selvotta, Castel di Leva, Fonte Laurentina. In linea con la contrarietà già espressa dal Municipio Roma IX (ex XII) – territorialmente interessato – e dal Municipio Roma VIII, mentre a Porta Medaglia i cittadini si sono già organizzati in un presidio permanente.

    Ad essere minacciata è anche l'economia agricola della zona: la discarica significherebbe la fine delle numerose aziende vinicole e cooperative agricole presenti; a pagare lo scotto sarebbe ancora una volta l'agro romano e chi lo abita.

    Insomma anche nel Lazio si ripete come in Campania la storia dell'emergenza rifiuti e del riempimento delle cave. E giova allora, per avere un'idea dei possibili scenari futuri, ricordare il caso di Chiaiano, il quartiere della periferia nord di Napoli che "ospita" la cava del Poligono, nella quale sono stati sversati per tre anni i rifiuti cittadini nel periodo più acuto dell'emergenza rifiuti campana, fino alla chiusura, nel novembre 2011. Un sito provvisorio, anche questo, nel quale venne sversato ‘tal quale’ e ancora in attesa della tombatura definitiva. Anche qui siamo all'interno di un Parco naturale, quello delle Colline metropolitane, dove oltre a quella del Poligono vi sono altre cave nelle quali si continua a scaricare di tutto, dall'amianto ai pneumatici. Oggi, superata l'emergenza, o meglio, ripulito dai rifiuti il centro di Napoli, a Chiaiano rimangono i miasmi della discarica, l’aumento delle malattie tumorali ed il crollo del valore degli immobili. Secondo alcuni studi, dal 2000 al 2010, l’ottava municipalità di Napoli - Piscinola, Marianella, Chiaiano, Scampia - ha presentato i più elevati tassi di mortalità per tumore in città.

    Negazione del diritto alla salute, sacrificio di territori periferici e delle già svantaggiate popolazioni che li abitano, devastante impatto socio-economico: questo significa l'apertura di una nuova discarica.

    Chiaramente non ci sottraiamo alla necessità per la nostra città di un nuovo luogo nel quale depositare i rifiuti, dopo aver chiesto per anni la chiusura dello scempio Malagrotta, ma questo non significa dover recepire sommessamente le decisioni di un commissario (Sottile) che continua ad indicare siti “alla cieca”! È necessario e prioritario, prima dell’individuazione di un nuovo sito, un piano rifiuti che dia tempistiche realistiche per un nuovo tipo di raccolta e di compostaggio dei rifiuti; che renda risorse gli stessi, come ci ripetiamo da anni e come da anni le amministrazioni di questa regione continuano a non fare.

    Questo pomeriggio [venerdì 2 agosto] alle 18 una manifestazione partirà dal luogo individuato per il sito. Noi ci saremo, per conoscere i comitati, per conoscere il territorio e per ribadire la prioritaria difesa della vita e delle sue attività, forti di quanto appreso in questi anni di mobilitazioni e dagli ultimi incontri fatti in Val Susa o sul Monte Amiata. Ci vediamo al km 15 di Via Ardeatina.

    csoa La Strada (www.dinamopress.it)

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