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OPERAI TOZZI DI FOGGIA: 32 LICENZIATI

(2 Agosto 2013)

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Una trattativa fiume per l’ennesimo nulla di fatto. Fra Tozzi e sindacati siamo al muro contro muro, la sensazione offerta al sindaco ieri mattina su un possibile riavvicinamento delle parti è durata giusto lo spazio della mattina. Quando il primo cittadino ha lasciato il tavolo della Provincia, per altri impegni, l’amministratore delegato Armando Rossi ha chiesto ai sindacati provinciali di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, Ugl metalmeccanici e Failms di vedersi in disparte. Cominciava così un incontro ristretto che, sulle prime, sembrava potesse preludere a una schiarita sui licenziamenti. E invece dopo cinque ore filate di discussione l’azienda ha confermato i 32 licenziamenti senza alcuno sconto, salvo forse l’ipotesi di limare di «tre, forse quattro in meno», stimano i sindacati, il consuntivo di un’operazione aziendale «assurda e senza precedenti», viene definita anche dal più scafato sindacalista e l’azienda, a quanto pare, la pensa allo stesso modo.Ma allora perchè insistere? Stamane le organizzazioni di categoria terranno un’assemblea di fabbrica con i lavoratori, prima di incontrarsi nuovamente con l’azienda (ore 15 in Provincia) per verificare a questo punto ben poco. Il passaggio cruciale era il tavolo convocato ieri, con il sindaco eccezionalmente presente ed a margine di un invito formulato alla Tozzi dall’assessore regionale Caroli appena ventiquattr’ore prima «ad aprire un approfondimento per il 7-8 agosto». Insomma c’erano tutti i presupposti per un ammorbidimento delle posizioni aziendali, oltretutto ne avrebbe giovato anche l’immagine di un gruppo presente in Capitanata da oltre trent’anni che proprio ieri (leggi intervista a fianco) aveva incassato pubblicamente anche la fiducia del sindaco Mongelli.

Forse però hanno ragione i sindacati quando sostengono che l’azienda «ha in testa un piano preordinato che non cambierà». La rinuncia alla cassa integrazione per i dipendenti in esubero risponderebbe a questo schema: alla Tozzi è in atto un piano di riqualificazione industriale e sono previsti corsi di formazione per il personale; ma se si varasse la cig i corsi li andrebbero a fare anche quei dipendenti destinati ad andar via. E’ un piano – sempre a sentire i sindacati – che rischia di emarginare gli ultimi, destinato a penalizzare i lavoratori meno scolarizzati ritenuti non meritevoli di emanciparsi.

Si era fantasticato, nei giorni scorsi (anche in ambienti confindustriali) sulla possibilità che l’azienda avesse destinato un budget ampio per favorire gli esuberi attraverso i prepensionamenti e le mobilità incentivate, ma i sindacati si sono accorti che in cassa c’è ben poco. «Abbiamo fatto vedere loro le tabelle che si applicano in Sofim e Alenia, ci hanno risposto che sono molto distanti da quelle cifre». Molto probabile a questo punto che la vertenza si chiuda senza alcun accordo: tutti i sindacati, dai falchi alle colombe, si sono convinti ieri che non c’è altra via d’uscita. Ma l’azienda a questo punto rischia di infilarsi in un vicolo cieco per il clima che si potrebbe instaurare in fabbrica, tanto più che i 32 licenziamenti (da lunedì l’invio delle prime lettere) sarebbero «quasi tutti impugnabili».

Massimo Levantaci

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