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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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QUALE SINISTRA, OGGI: UNA REPLICA A VENDOLA

(7 Agosto 2013)

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“Il Manifesto” del 7 Agosto pubblica, dedicandovi ampio spazio, un’intervista a Vendola sotto il titolo “Una sinistra che conta non lascia affogare il PD”.

Già ci sarebbe da dire sulla “sinistra che conta”, tanto più che, nello stesso testo, il Presidente della Regione Puglia si lascia sfuggire a un accenno al “minoritarismo” e aggiunge “L’alternativa al governo che conclude il ventennio berlusconiano è dentro il Parlamento”.

E’ necessaria una replica a queste affermazioni: una replica collocata su diversi piani di ragionamento.

Il primo punto non può che riguardare la sinistra: la sinistra, senza aggettivi, per fare che cosa e, soprattutto, perché al governo?

L’analisi della crisi in atto, sia al riguardo dello specifico del “caso italiano” sia rispetto al quadro imposto dalla globalizzazione ci indica come sia massima la ferocia della gestione iper-liberista del capitalismo e del ricostituirsi di drammatiche condizioni “di classe” anche nelle aree più sviluppate dell’Occidente: chi riteneva che la “contraddizione principale” risultasse ormai desueta dovrebbe rapidamente ricredersi e ripartire proprio da lì la riguardo delle sue analisi e valutazioni.

Un elemento che ci dice come sia necessaria, prima di tutto, la rappresentanza “politica” della classe e come, in questa fase, questa rappresentanza politica anche sul piano istituzionale non possa altro che prefigurarsi come “alternativa” al sistema esistente e, di conseguenza, collocarsi all’opposizione: non ci sono vie intermedie, adesso come adesso, soluzioni “ponte” o altro sul terreno del governo.

Il secondo elemento riguarda, nello specifico della situazione italiana, il ruolo del PD: come abbiamo già avuto occasione di rimarcare con il massimo della forza possibile, il Partito Democratico è collocato, nel suo insieme, dentro a quel quadro di feroce gestione della crisi di parte capitalistica cui già si accennava e, in più, si muove nel campo dell’azione politica e delle istituzioni proprio in quella direzione di modifica di fondo dell’assetto costituzionale (in senso autoritario – presidenzialista, tanto per essere chiari e non aggiungere null’altro). Non ci sono spazi per alleanze con il PD per difendere la Costituzione nel senso della centralità della repubblica parlamentare.

Il fronte evocato da Rodotà e Landini si troverà, sotto quest’aspetto, su di un terreno molto scivoloso e la sua azione risulterà, alla fine, del tutto contraddittoria rispetto alle aspirazioni che intende promuovere nella società italiana: salvo che non si tratti, semplicemente, di una mossa meramente propagandistica.

Si tralascia, per carità di patria, l’azione portata avanti da Sel nel corso di questi mesi e soprattutto una scelta elettorale che privilegiando la presenza parlamentare di un gruppo ben definito ha rinunciato a costruire una propria autonomia di pensiero e d’iniziativa, ritrovandosi così come ben si rileva nell’intervista in questione in una posizione del tutto marginale e dipendente all’interno di una visione dell’“autonomia del politico” che riemerge da uno strano impasto tra movimentismo e personalizzazione.

La prospettiva di questa fase politica può essere, comunque, così riassunta: I settori dominanti dell’economia e della finanza attraverso il combinato disposto tra “personalizzazione della politica” e “riduzione della domanda sociale” punteranno ad un’istituzionalizzazione delle “larghe intese” e all’attacco definitivo alla Costituzione Repubblicana.

Il resto appare marginale, compreso il “can can” mediatico post – sentenza Mediaset/Berlusconi.

Che cosa servirebbe a sinistra?

Le considerazioni fin qui svolte, sia pure assolutamente schematiche, portano alla conclusione del rilancio di una proposta che già c’è stata occasione di avanzare, sia pure non in una forma così diretta ed esplicita: la costruzione, nella forma di una strutturazione politica organizzata, di un vero e proprio “campo dell’opposizione” in modo da poter puntare, in forma organica, a una saldatura tra il conflitto sociale e quello politico, a una ripresa piena di rapporti a livello europeo in vista della costruzione di una lista anticapitalista sovranazionale per le elezioni europee del prossimo anno, all’avanzarsi di una prospettiva per un soggetto anticapitalista, comunista, di opposizione di recuperare il terreno della rappresentanza politica anche sul piano della presenza istituzionale, a partire dal Parlamento.

Senza volerci cimentare in un esercizio di eccessivo ottimismo, proprio per via del processo di riallineamento sistemico cui si accennava, gli spazi politici possono sicuramente presentarsi in una dimensione del tutto sostenibile rispetto a questo progetto.

Le condizioni politiche di fondo da rispettare sono però queste:

1) Non esiste alcuna condizione di “Unità della Sinistra” a livello di (eventuale) vertice e non si può aver paura di uno “spirito di scissione” non giustificabile da alcuna ragione rispetto all’esistente. Le condizioni “unitarie” possono avvenire soltanto dal basso, dal vivo delle lotte sociali, per aggregazioni successive e la presentazione di una proposta organica di costruzione della struttura politica;

2) Non esistono le condizioni oggettive per una proposta di “alternativa” fondata sull’esistente delle forze politiche in campo. L’analisi relativa a SeL (e al Movimento 5 Stelle) è già stata sviluppata e, a questo punto, può essere soltanto ribadita, nel senso dell’internità di questi soggetti al “campo di governo”;

3) Ne consegue che l’alternativa può nascere soltanto dall’opposizione a questo “campo di governo”, opposizione da concretizzarsi attraverso una vera e propria ”estraneità” politica – programmatica e alla presentazione di una proposta provvista delle due caratteristiche di autonomia e di conseguente egemonia fondata su alcune opzioni particolarmente chiare dal punto di vista della collocazione sociale (il “ridimensionamento di classe” che sta pesantemente avanzando nel corso della crisi), dell’agire politico (una struttura di “tipo consiliare”), della qualità della democrazia (difesa e riproposizione forte della repubblica parlamentare, a partire dal sistema elettorale proporzionale), della dimensione europea in collegamento con le forze più avanzate della sinistra storicamente legate al movimento operaio.

L’idea è quella di aprire subito una discussione di fondo su questi temi e per il perseguimento di questi obiettivi, valutando la possibilità di costruire appositi appuntamenti di dibattito e di riflessione.

Franco Astengo

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