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La destra cristiana

(20 Novembre 2004)

Le elezioni presidenziali col successo di Bush hanno provocato negli Stati Uniti l’apertura di un vivace dibattito all’interno del partito democratico dove sembra prevalere l’orientamento dell’ala moderata che, preoccupata per il peso determinante del voto della destra cristiana sull’esito della consultazione popolare, ritiene che i “valori” del tradizionale trinomio “Dio, patria e famiglia” debbano essere fatti propri anche dallo schieramento progressista americano. Opinione questa che, rimbalzata subito in Europa, non solo ha rinvigorito ed allargato nelle destre (con qualche eccezione come quella della Francia) le “conversioni” a quel cristianesimo senza fede dei profeti del liberismo e della guerra preventiva ma ha anche fatto in qualche modo breccia (anche qui con qualche eccezione come quella spagnola) in ambienti non marginali del centrosinistra.

Siamo dunque di fronte ad una sorta di “santa alleanza” fra il neoconservatorismo liberista e la destra cristiana che si muove secondo alcune precise direttrici: l’economia come variabile indipendente dall’etica e perciò sottratta a qualsiasi intervento correttivo da parte di politiche solidaristiche; la patria non come popolo legato, oltre che dalla comunanza del luogo d’origine, da una comune tradizione storico-culturale ed aperto alla collaborazione con gli altri popoli ma come etnia proprietaria esclusiva di un determinato territorio e chiusa nella “fortezza” della propria civiltà considerata superiore alle altre e perciò investita di potere egemonico; la famiglia non come cellula vitale della società partecipe delle condizioni di vita, dei problemi e delle aspirazioni delle realtà esterne ma come nucleo autoreferenziale ripiegato sui propri interessi. Ed ancora: un orientamento culturale e normativo ostile verso tutti i “diversi” e pregiudizialmente chiuso nella bioetica ai problemi connessi all’avanzamento degli studi nel campo della genetica ed al progresso delle tecniche di intervento terapeutico sui processi vitali; uno schieramento solo formalmente in favore della vita nelle sue fasi estreme dell’inizio e della fine con l’accettazione di politiche economiche e militari che mortalmente la offendono durante tutto l’arco del suo svolgimento.

Si tratta di un offensiva conservatrice che sta cercando di portare indietro le lancette dell’orologio della storia annullando, sul piano politico, le conquiste democratiche (anche costituzionali) ottenute in Occidente e specialmente in Europa nei primi decenni successivi alla seconda guerra mondiale e mortificando, sul piano religioso, le sensibilità e le istanze di trasformazione e di liberazione maturate nello stesso periodo in seno alle Chiese cristiane e segnatamente in quella cattolica col Concilio Vaticano II. Sul versante politico sarebbe allora per le sinistre un errore esiziale inseguire sulla sua strada questa “santa alleanza”. Ciò che occorre è esattamente il contrario e cioè un patto alternativo tra tutte le forze democratiche e progressiste di cultura laica e cristiana per rilanciare i grandi valori di solidarietà, di giustizia e di pace che hanno tempo addietro trovato alta espressione qualificata nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e nelle più avanzate Carte costituzionali europee.

Sul versante religioso occorrerebbe poi un sussulto di coscienza cristiana, un movimento che liberi il messaggio evangelico dalle interpretazioni teoriche e pratiche che lo hanno deformato nei suoi lineamenti essenziali per utilizzarlo a proprio piacimento col sacrilego intento di metterlo al servizio di una cultura che “beatifica” la ricchezza, genera tutte le povertà, predica il dominio dell’Occidente sul resto del mondo e pratica lo sfruttamento e la guerra. Ma che ne ha fatto la destra cristiana del Dio di Mosè e di Gesù Cristo, il Dio cioè della fratellanza universale e della liberazione da tutte le schiavitù? In quale sottoscala della coscienza cristiana è stato riposto il Discorso della Montagna che delinea i tratti salienti della vera e della sola “civiltà superiore”, quella dei “beati” perché poveri, sofferenti, miti e puri di cuore, misericordiosi, operatori di pace, affamati di giustizia e perseguitati a causa di essa? Come è possibile che riscuotano credito nel popolo cristiano i farisei dei nostri giorni che identificano il “bene” con la forza e pagano le “decime” sovvenzionando scuole ed attività confessionali? Come è possibile che non venga colta la distanza siderale di costoro dal Signore del Vangelo di Luca che «Ha disperso i superbi con i disegni da loro concepiti. Ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili. Ha ricolmato di beni gli affamati e rimandato i ricchi a mani vuote»? Ed infine, perché la Chiesa cattolica non spalanca le sue finestre per respirare a pieni polmoni l’aria di quella nuova primavera religiosa che è stata il Concilio Vaticano II?

Brindisi, 19 novembre 2004

Michele DI SCHIENA

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