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Il Venerdì della Rabbia attende l'Egitto

(16 Agosto 2013)

Previste per oggi manifestazioni di massa degli islamisti. La UE: "L'esercito non ha accettato un accordo di pace". Le colpe della comunità internazionale.

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dalla redazione

Roma, 16 agosto 2013, Nena News - Il Venerdì della Rabbia attende oggi l'Egitto, ormai ad un passo dalla guerra civile. Dopo i durissimi scontri dei giorni scorsi (con un bilancio che oscilla tra le 500 e le 700 vittime), i sostenitori del deposto presidente Morsi hanno indetto per oggi manifestazioni contro il golpe militare in tutto il Paese.

"Manifestazioni contro il colpo di Stato partiranno dalle moschee del Cairo e si dirigeranno verso piazza Ramsis - ha annunciato il portavoce dei Fratelli Musulmani, Gehad Al-Haddad - Dopo gli arresti e le uccisioni che stiamo subendo, le emozioni sono troppo forti per essere guidate da qualcuno". Ovvero, difficile prevedere cosa accadrà nelle piazze, soprattutto dopo l'ordine dato dal Ministero degli Interni a polizia ed esercito: aprite il fuoco contro chiunque attacchi le forze di sicurezza o gli edifici governativi.

L'Alleanza per il Sostegno della Legittimità fa altrettanto e chiama milioni di egiziani a scendere in strada dopo la preghiera del venerdì, da 28 diverse moschee della capitale: "La nostra rivoluzione è pacifica. La violenza non è la nostra dottrina e il vandalismo è usato dai leader del golpe militare per mantenere il controllo del Paese".

A livello internazionale, si muove l'Unione Europea. Oggi l'inviato speciale di Bruxelles in Medio Oriente, Bernardino Leon, ha fatto sapere che le forze armate egiziane hanno rifiutato un accordo di pace con la Fratellanza, qualche ora prima dei sanguinari sgomberi di mercoledì. L'accordo era stato raggiunto con l'aiuto della UE e degli Stati Uniti: "Avevamo un piano politico sul tavolo, accettato dalla Fratellanza. L'esercito avrebbe potuto accettare tale opzione".

I ministri degli Esteri della UE si vedranno nei prossimi giorni, al massimo martedì come richiesto dall'italiana Emma Bonino, per affrontare la questione della crisi egiziana. Intanto la Danimarca chiede la sospensione dei progetti bilaterali con l'Egitto e la Svezia lo stop ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.

Richieste che seguono alla decisione dell'amministrazione statunitense di interrompere le esercitazioni militari congiunte con l'Egitto, previste per il prossimo mese, seppur Obama continui ad affermare di non voler prendere le parti né dell'esercito né degli islamisti. Gli errori della comunità internazionale stanno venendo a galla, insieme alle loro atroci conseguenze. L'appoggio incondizionato alla Fratellanza - previa accettazione di determinati parametri economici e misure liberiste, così da ottenere i prestiti dell'FMI - hanno trascinato l'Egitto in una crisi economica peggiore dell'era Mubarak. Una crisi che si è aggiunta alle politiche antidemocratiche e non inclusive dei Fratelli Musulmani, provocando la rabbia popolare e il conseguente intervento militare.

Il risultato è una guerra civile.

Nena News

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