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Disseto idrogeo logico

Disseto idrogeo logico

(5 Novembre 2011) Enzo Apicella
Alluvione a Genova. Almeno 7 i morti

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(Il saccheggio del territorio)

Stoccaggio di gas naturale

2 miliardi e 200 milioni di metri cubi

(16 Agosto 2013)

continuano a stoccare gas nel sottosuolo e creare nuovi impianti . La Lombardia ne è piena.

1
Sintesi delle valutazioni di criticità relative al sistema stoccaggi lombardo,
effettuata dai comitati cittadini.
Anteponiamo l’indice per praticità e rapidità di consultazione.
Sintesi delle valutazioni di criticità relative al sistema stoccaggi lombardo, effettuata dai comitati .... 2
1 Attori e ruoli, informazione e partecipazione.................................................................................. 2
2 Il “sistema” di stoccaggio lombardo.................................................................................................2
3 Criticità.............................................................................................................................................5
3.1 Criticità comuni........................................................................................................................... 5
3.1.1 Emissioni............................................................................................................................. .5
3.1.2 . Eruzioni............................................................................................................................... 7
3.1.3 Suolo e sottosuolo...............................................................................................................7
3.1.4 Interazioni tra stoccaggi................................................................................................. …10
3.1.5 Protocolli di diffusione . dei dati di monitoraggio...……………………………………..10
3.1.6. .Piani di Emergenza Esterna (Normativa S eveso II)..........................................................11
3.2 Criticità particolari....................................................................................................................11
3.2.1 .Sismicità.attivata................................................................................................................ 11
3.2.2 Liquefacibilità del suolo....................................................................................................12
3.2.3 . Patrimonio storico e monumenti........................................................................................ 12
3.2.4 .Zone protette e Parchi…………………….…………….. …............................................13
3.3 .Criticità economiche.................................................................................................................13
3.3.1 Garanzie assicurative/fidejussorie..................................................................................... 13
3.3.2 Compensazioni................................................................................................................... .13
4 .Proposte.............................................................................................................................................14
4.1 .Moratorie su nuovi progetti e modifiche…...............................................................................14
4.2 .Compensazioni.......................................................................................................................... 14
4.3.Monitoraggi indipendenti.......................................................................................................... 14
4.4.Informazioni “prima”................................................................................................................15
4.5.Partecipazione della popolazione alle scelte………….............................................................15
2
Sintesi delle valutazioni di criticità relative al sistema
stoccaggi lombardo, effettuata dai comitati cittadini.
Il presente documento rappresenta, in forma concisa, la raccolta organizzata dei temi e delle criticità
riguardanti il “sistema” di stoccaggio sotterraneo del gas metano (specialmente riferito alla
Lombardia), con le opportune integrazione riportanti le ulteriori informazioni recepite nel frattempo e riguardanti i nuovi sviluppi sul tema.
Gli argomenti, qui appena accennati, sono la possibile sintesi della lunga, non pregiudizievole analisi di numerosi documenti1 (amministrativi e scientifici), che molti cittadini abitanti nei luoghi
direttamente interessati dai numerosi impianti, hanno potuto operare.
Limite del presente documento è l’estrema sinteticità della descrizione che ovviamente non rende
merito dell’estrema complessità dei fenomeni coinvolti. La stringatezza della trattazione è stata posta come priorità per una comprensione agile dell’intero più ampio lavoro.
1 Attori e ruoli, informazione e partecipazione
Si ritiene ammettere che le numerose procedure amministrative che regolano le eventuali concessioni degli impianti in questione hanno come attori principali:
- le amministrazioni centrali della Stato
- le amministrazioni locali
- i cittadini
- i proponenti
Purtroppo tutti gli attori, per quanto possiamo avere direttamente sperimentato nelle riunioni
organizzate dalle cittadinanze e dalle amministrazioni (molto spesso coadiuvate dai proponenti), hanno pubblicamente ammesso senza remora alcuna che l’informazione e la partecipazione delle
popolazioni non è stata sviluppata o lo è stata molto tardivamente rispetto alle decisioni “effettive”.
Questo ha creato, in cascata, una situazione di certa diffidenza dalla quale è poi per tutti difficile riscattarsi.
2 Il “sistema” di stoccaggio lombardo
1 Nel documento si fa riferimento a numerosi testi autorevoli. Abbiamo curato che questi testi venissero virgolettati, ma
non abbiamo mai citato la fonte per due ragioni:
1) brevità e agilità del documento
2) desiderio di non coinvolgere l’autore senza un permesso esplicito. Lo faremo in occasione di documenti più
articolati e compendiosi. Per ora ci scusiamo di questo peccato veniale.
3
All’interno dei confini della regione lombarda è stata ipotizzata, a partire dall’inizio del decennio scorso a livello governativo, l’attività di ben nove impianti di stoccaggio.
La distanza tra due stoccaggi vicini oscilla tra circa 20 e 3 chilometri. La distanza tra Comuni vicini appartenenti a concessioni di stoccaggio differenti varia tra circa 20 e 0 chilometri.
Si può quindi affermare, data la dimensione intrinseca di ciascun impianto e gli effetti indotti sulle più vaste aree di territorio interessate (movimenti lenti di vaste aree) e le interazioni fisiche (per
esempio a livello di effetti sugli acquiferi) che la Lombardia ne sarebbe investita (qualora venissero
attivati tutti gli impianti ipotizzati) quasi senza soluzione di continuità. Certo non si fa mistero di questa “predisposizione” della pianura Padana ad essere oggetto di particolari “attenzioni”
minerarie, infatti in un V.I.A. (Min. Ambiente, Min. Beni Culturali, Regione Lomb.) si ammette tranquillamente:
4
Se questa caratteristica è riconosciuta, sarà anche doveroso avere una visione complessiva del
fenomeno dal punto di vista ambientale; altrimenti non si capisce perché questa caratteristica venga dichiarata nel documento, se poi non se ne tiene in nessun modo conto.
Questi aspetti non vengono così apertamente divulgati se non, per faticosa deduzione, tra le pagine reperibili presso il sito web del Ministero dello Sviluppo che non può probabilmente essere censito
tra i siti più visitati dalla cittadinanza italiana.
Consultando poi la topografia sismica (per esempio reperibile presso il sito web dell’INGV), si può
apprezzare, parallelamente alla distribuzione topografica dei potenziali stoccaggi, una altrettanto
distribuita e sovrapponibile situazione sismica in cui le zone rappresentate in grigio più scuro ( in
rosso nell’originale) rappresentano aree in cui sono possibili anche sismi di intensità M6,1 (come
per esempio in ITCS02). Si notano poi in grigio più chiaro (in forma di rettangolo) le sorgenti
sismogeniche individuali (ITIS104-“Romanengo” e ITIS069-“Salò”) censite come punti di comprovata instabilità, responsabili di sismi.
5
Senza queste considerazioni appare lecito considerare che ciascun impianto di stoccaggio sia un “episodio” a se stante e come tale, data la sua “imprescindibile strategicità”, come una opportunità
irripetibile. Nella realtà invece, pur considerando tale strategicità (circa la quale non disponiamo al
momento di documentazione che ne comprovi la valenza in termini di reale interesse pubblico) una
possibile eventualità, essa andrebbe valutata ed eventualmente condivisa solo al prezzo di una pesante pressione territoriale che nulla avrebbe a che vedere (nonostante venga più volte decantato)
con lo scenario “estrattivo epico/bucolico” degli scorsi 70 anni.
L’opportunità di un intervento strategico dovrebbe comportare la valutazione del ritorno di utilità
per la comunità in termini oggettivi/finanziari, comprendente tra le passività, la variabile sociale,
sanitaria ed ambientale. Sempre che come convinzione rispettabile, espressa in più ambienti, non si opti per una quantificazione così alta del valore della salute umana, da rendere problematiche anche iniziative molto meno impattanti.
Non abbiamo avuto modo di apprendere che sia stata rilasciata al momento una chiara analisi di
convenienza sociale complessiva, per il sistema qui analizzato. Abbiamo ascoltato solo pareri personali.
3 Criticità
Sempre nel tentativo di essere schematici e concisi abbiamo cercato di classificare ragionevolmente
le criticità connesse agli impianti di stoccaggio, secondo due ampie categorie: le criticità comuni a
tutti gli impianti e quelle che invece possono essere ascritte solo a taluni casi: particolari
3.1 Criticità comuni
Non è questa la sede per descrivere ciascuna di queste caratteristiche che contraddistinguono tali
impianti, quantunque esistano analisi circostanziate per le quali si può sostenere come molte di esse assumano valenza poco rassicurante.
3.1.1 Emissioni
3.1.1.1 Emissioni di fumi
L’utilizzo di motori a combustione per la rotazione dei compressori che movimentano il gas verso e
dal serbatoio sotterraneo, comporta emissioni di fumi di notevole entità e in quantità connessa alla
potenza sempre particolarmente elevata delle motorizzazioni medesime.
Le potenze in gioco variano da qualche megawatt a diverse decine di megawatt.
Spesso tale produzione di fumi avviene in estrema prossimità di centri urbani e in una campagna
fittamente coltivata con produzioni strategiche per la comunità Lombarda e italiana. La nascita di
un impianto, tanto per fornire dati “leggibili” al cittadino medio, potrebbe essere paragonata alla
insorgenza, dall’oggi al domani, di un traffico concentrato in poche migliaia di metri quadrati di alcune centinaia di grandi autocarri (sia pur alimentati a metano).
In alcuni casi si adottano motori elettrici e così si pensa banalmente di aver risolto il problema delle emissioni. Non risulta chiaro come i progettisti non si rendano conto che da qualche parte l’energia
per i compressori dovrà essere prodotta e non dovrebbe far grande differenza in termini di impatto,
per il Ministero dell’Ambiente se quei fumi vengono prodotti a 20 chilometri da Tavazzano piuttosto che a Tavazzano. Si tenga poi conto dei rendimenti elettrici della linea.
3.1.1.2 Emissioni di calore
La presenza di tali motorizzazioni comporta parallelamente un aumento della temperatura media dei
luoghi limitrofi all’impianto e paradossalmente (rispetto alle tendenze di risparmio energetico
condivise anche a livello governativo) uno spreco di calore che ormai dovrebbe porre anche qualche interrogativo di tipo etico o comunque relazionato alla presunta strategicità facilisticamente
attribuita a questi impianti.
6
3.1.1.3 Emissioni di metano
La concentrazione di una grandissima quantità di metano a pressione assai elevata, per intuitive
ragioni fisiche, comporta inevitabili fughe di gas. Tali fughe sono in linea di principio dichiarate negli studi proposti, ma forse andrebbero verificate sia in sede valutativa che sperimentale in modo
indipendente da un organo indipendente.
Le fughe di metano riguardano banalmente gli impianti fuori terra, ma soprattutto ed in modo meno evidente e direttamente verificabile, quelle dal suolo. Pur essendo le tenute delle strutture di
giacimento sempre ritenute “buone” per esclusione rispetto alle mancate perdite del “passato”, riesce più difficile stabilire ed assicurare la comunità che tali perdite continueranno a non esserci.
Accettiamo che il dato empirico del passato possa essere rassicurante, ma nulla vieta evoluzioni meno rassicuranti le cui cause dovrebbe essere indagate.
Non è necessario in questa sede, ma forse possiamo indugiare nel rammentare che il metano possiede un potere climalterante da 20 a 70 volte più intenso della CO22 (anidride carbonica).
Un’ulteriore riflessione va fatta circa la possibile presenza nel metano(in dipendenza della zona di
provenienza) di idrogeno solforato altamente tossico. Non conosciamo quale ente indipendente
eseguirebbe le analisi periodiche del gas importato e le comunicherebbe in tempo reale ai cittadini che ne facessero richiesta.
3.1.1.4 NOX
Riportiamo, solo a titolo di promemoria, parte di una relazione del dott. Roberto Mantovani:
“Con il termine NOx vengono indicati genericamente l'insieme dei due più importanti ossidi di
azoto a livello di inquinamento atmosferico ossia l'ossido di azoto, NO, e il biossido di azoto,
NO2…”

“Conclusioni:
• Risulta dimostrato che vi è correlazione tra esposizione ad inquinanti dell'aria e insorgenza di tumori.
• Gli ossidi di azoto, gas emessi sia dal traffico veicolare ma anche da impianti che funzionano
bruciando idrocarburi, sono particolarmente reattivi e in presenza di luce solare e alte temperature
liberano radicali liberi in grande quantità che sono responsabili delle mutazioni del DNA che provocano il cancro.
• Gli ossidi di azoto in presenza dell'umidità atmosferica si trasformano in acido nitrico che
provoca danni alle colture agricole.”
3.1.1.5 Altro
Citiamo qui a titolo esemplificativo un recente caso di inquinamento della prima falda acquifera
ufficialmente denunciato nel Comune di Sergnano Cr, riguardante la presenza di benzene (sostanza
altamente tossica). Tale presenza risulta riconosciuta come ascrivibile all’esercizio dell’impianto di stoccaggio sito in tale comune e ivi funzionante dagli anni ’60.
Si tratta di un elemento di novità che induce nuove riflessioni anche su impianti analoghi situati
nelle immediate vicinanze di centri urbani anche densamente popolati come Crema.
3.1.1.6 Mancanza di analisi dello stato pregresso
2 Segnaliamo che un impianto di stoccaggio per il quale vengono ammesse nella documentazione del proponente (anche
se non verificate in modo indipendente) perdite di 350.000 m3/anno vanifica l’effetto virtuoso di risparmio nella
produzione di CO2 di un impianto fotovoltaico di circa 25MW.
7
Anche se negli ultimi decenni vi è stata una evoluzione della sensibilità ambientale che ha suggerito
numerosi studi sul livello base delle alterazioni ambientali di un comprensorio, pare che in occasione di nuovi impianti si faccia riferimento solo agli standard massimi ammissibili di legge
che non contengono parametri che ne “aggiustino” il peso rispetto alle realtà locali nella fattispecie
interessate. Vogliamo semplicemente affermare che un impianto non può essere “piazzato” in
mezzo alla pianura padana, in mezzo a colture cerealicole finalizzate al latte e per l’alimentazione
diretta delle persone, con la stessa indifferenza con cui verrebbe allocato in un territorio golenale
disabitato, soggetto agli stessi “limiti di legge”.
Ad ogni iniziativa industriale, si tratti di chimica. idrocarburi, incenerimento, movimento terra, si parte sempre da un ambiente “vergine”.
3.1.2 Eruzioni
Negli impianti che trattano metano ad alta pressione (giacimenti, stoccaggi) esiste il problema della tenuta e del controllo permanente delle pressioni tra la struttura geologica (il terreno e le
stratificazioni) e la parte impiantistica ( pozzo/tubazioni).
E’ possibile che la perdita di tenuta tra queste parti crei fughe incontrollate di gas3 di intensità variabile, anche grande.
Alcune domande sorgono spontanee:
Hanno le “enormi decompressioni” causato deterioramenti degli elementi di contenimento?
Sono la aziende minerarie in grado di far fronte finanziariamente a danni a terzi di entità
notevole per numero di persone e superfici territoriali coinvolte?
Dovesse essere lo Stato a sopperire, per reciproci motivi di strategicità, su chi ricadrebbe la spesa? E’ stata valutata nel “conto” della strategicità?
3.1.3 Suolo e sottosuolo
3.1.3.1 Movimenti lenti e vasti del suolo (subsidenza?)
Se ci si limitasse ad apprendere dalle “Sintesi non tecniche” dei proponenti e/o dai documenti di
V.I.A. relativi agli impianti di stoccaggio di gas metano si otterrebbe una visione alquanto lontana
dalla realtà rispetto al fenomeno impropriamente denominato subsidenza.
Non essendone questa la sede, non volgiamo entrare in particolari, per quanto importanti.
Ci limitiamo alla citazione di quanto riportato, per esempio, sul sito di una importante università
italiana, a proposito dei lenti e vasti movimenti del suolo dovuti ad un “comune” stoccaggio di gas
metano:
“Infine, il movimento previsto in superficie a seguito di un possibile incremento della pressione di
esercizio in giacimento può destare preoccupazione nel caso in cui strutture di un certo valore, storico o socio-economico, siano interessate da deformazioni differenziali che possano
comprometterne l'integrità. Tale situazione va, in particolare, indagata con attenzione nel caso in
cui esistano faglie a scala regionale che si propagano verso il piano campagna.”
E senza entrare nel merito, ancora per questioni di brevità, vediamo cosa “prescrive” il Ministero
dei Beni Culturali in un V.I.A., come ideale risposta all’autorevole suggerimento tecnico scientifico
precedentemente citato:
3 Il periodo “epico” delle grandi società minerarie italiane è costellato ( per quanto i documenti ce ne consentano la
conoscenza) da eventi di questo tipo, sempre risolti con successo e “perizia” dai tecnici di allora spesso assolti per
qualche “peccato veniale minerario”.
Nella sostanza tali eventualità non possono essere escluse oggi, pur con tecniche di contenimento e di sicurezza
migliori. Anche le automobili hanno impianti frenanti migliori di 50 anni fa, ciò non esclude purtroppo la presenza di
incidenti disastrosi anche oggi. Ci scusiamo della banalità dell’esempio, ma l’agilità del presente documento non ci
permette (e forse non abbiamo le competenze) per analisi probabilistiche molto raffinate degli incidenti minerari.
8
E ancora:
Tutto il problema si risolve nelle conferenze, assicurando i cittadini che “è roba di pochi
millimetri”, senza definire il termine “roba”.
3.1.3.2 Vibrazioni di “normale” funzionamento
Come tutti gli impianti che possiedono parti in movimento siano esse gas e/o componenti
meccanici, gli impianti di stoccaggio forniscono vibrazioni, il punto è stabilirne le caratteristiche
prima fra tutte l’intensità (non vogliamo qui scendere in dettaglio).
Anche dalle vibrazioni rilevate quotidianamente il gestore dell’impianto trae utili informazioni circa
lo “stato di salute” di parti importanti. I cittadini non ne possono essere che contenti, ma la cosa deve essere valutata anche dal loro punto di vista. Vogliamo significare che un monitoraggio
permanente della dinamica del suolo deve essere effettuato in tempo reale da un organo
indipendente di controllo che lo analizzerà, non dal punto di vista del gestore, ma da quello del
concessionario (i cittadini).
Autorevoli studiosi di dinamica del suolo hanno proposto, da diverso tempo, a livello lombardo studi atti a realizzare una rete di monitoraggio sismico indipendente dai proponenti, ma non siamo a
conoscenza degli sviluppi.
9
3.1.3.3 Sovrapposizioni
Le vibrazioni generate dall’impianto, al solito, non andrebbero analizzate indipendentemente dal
contesto, ma sovrapponendole in particolare a tutti gli altri effetti dinamici presenti; per esempio
movimenti lenti di vaste aree, ed altro.
Ricercatori autorevoli indicano per esempio:
“A 6 km di distanza, qual’è la distanza del Centro_Abitato dal serbatoio dello stoccaggio, le
vibrazioni locali ad alta frequenza risulterebbero quasi certamente molto attenuate, ma solo una
registrazione effettuata in corrispondenza degli edifici monumentali può determinare i livelli effettivi di vibrazione cui l’edifico è sottoposto, quali sono le risposte “specifiche” del sito e
della struttura, e quali sono quindi le “frequenze” che possono risultare più nocive.”
Come si può trascurare un’affermazione del genere e come la si può porre in relazione consonante
con il grado di attenzione al problema mostrato dal Ministero dei Beni culturali in occasione di
prescrizioni in documenti di V.I.A.?
3.1.3.4 Sismicità indotta4
Al proposito, e sempre per essere chiari e non prolissi, ci basti citare quanto sostenuto da chi il
problema l’ha studiato e lo segue:
“La sismicità indotta in Italia appare come un oggetto sconosciuto. Si possono proporre opere
speciali senza tenere conto del loro impatto in termini di sismicità indotta.
Opere speciali vengono progettate come una villetta di due piani…”
In altri Paesi europei invece il problema viene studiato con grande attenzione e non si fa mistero se
il fenomeno è reale e potrebbe causare danni già previsti come risarcibili. Anche se a nessuno fa piacere sentire la propria casa percossa da un sisma pur non disastroso.
Tali considerazioni non sono state acquisite attraverso incontri con le amministrazioni, ma
attraverso una ricerca che vede i cittadini soli, nel tentativo di fare luce sui fenomeni correlati agli
impianti. Ciò purtroppo non genera fiducia.
In data 15-10-2012 il Min. dell’Ambiente ha emesso un documento di Verifica di Impatto
Ambientale riferita alla modifica di funzionamento in sovrapressione dello stoccaggio di Sergnano
Cr.
In questo documento viene inserita le seguente curiosa e preoccupante prescrizione:
Con questo atto si ammette per la prima volta in Italia, che effettivamente la sismicità indotta sia
elemento di criticità di cui tenere doverosamente conto nella sicurezza degli impianti di stoccaggio.
Ciò adeguando i comportamenti pubblici alla convinzione diffusa nella comunità scientifica internazionale, secondo la quale tale fenomeno è effettivamente presente.
4 Solo per chi si avvicinasse in questo momento al problema definiamo la sismicità indotta come la possibilità che in un territorio sorgano terremoti generati da attività umane non necessariamente sviluppate in luoghi sismicamente instabili.
I terremoti generati in quest’ambito sono solitamente molto superficiali quindi molto localizzati, ma di intensità anche
non piccola.
10
Purtroppo tale enunciato risulta fortemente carente in diversi suoi aspetti (scientifici) che qui non
dibattiamo per motivi di spazio e concisione.
Desta particolare preoccupazione che tale prescrizione venga richiesta qui e non per altri impianti
simili.
3.1.3.5 Uniformità delle linee guida per la verifica
Senza giri di parole, il 24 novembre 2010 un autorevole sismologo si esprimeva in questi termini
circa le correlazioni tra una struttura geologica ed un proposto stoccaggio di gas:
“Per quanto riguarda la progettazione antisismica dell'impianto, i proponenti affermano che“...
l’anticlinale XY è una struttura attiva che potrà essere interessata in futuro da sismicità a
prescindere dall’eventuale utilizzo come serbatoio di stoccaggio di gas”. Questo dovrebbe far
consequenzialmente approdare ad una progettazione per MCE (Maximum Credible Earthquake)
data la pericolosità dell'impianto e visto che gli autori attribuiscono alla faglia sottostante un
potenziale sismogenetico da Mw=5.9.
Al contrario, la sismicità dell'area è trattata in modo marginale e simile a quello di una struttura
priva di particolare importanza. Al riguardo si fa notare che in un allegato di progetto viene segnalato come “la progettazione dei manufatti edilizi e tecnologici terrà conto, in modo
particolare, della qualità architettonica ed estetica delle strutture, dei rivestimenti e delle cromie”
ma nulla si dice circa i criteri di progettazione antisismica.”
Da ciò si può comprendere che già da anni la comunità scientifica non sia affatto d’accordo sulle strategie da adottare nella progettazione di impianti di stoccaggio di gas.
Anche in Italia è stato proposto dall'INOGS (http://www.inogs.it/) uno studio nell'ambito dei
programmi di ricerca 2012-2013 finanziati dal DPC tramite INGV per iniziare a proporre norme che
regolamentino la valutazione della pericolosità sismica da sismicità indotta con particolare
riferimento allo stoccaggio gas:
“The task will gather literature and regulations, in order to provide minimum requirements in
terms of procedures and standards for evaluating the seismic hazard and the surveillance
of natural gas storing activity within underground natural reservoirs.”
E per quanto riguarda la liquefazione del suolo:
“…the definition of seismic shaking thresholds, above which the reported effects have
occurred.”
Tutti fenomeni e considerazioni completamente negletti in qualsiasi documento si sia potuto
valutare. Ciò purtroppo non genera fiducia.
3.1.4 Interazioni tra stoccaggi
Un documento di una autorevole università italiana tratta lo sviluppo sostenibile di campi ad olio o
gas. Pare un tantino fuori tema rispetto agli argomenti qui trattati, ma alcune considerazioni sono
perfettamente esportabili. Qui le citiamo e per brevità non le commentiamo, lo fanno da sole:
“Nel caso di giacimenti5 vicini è possibile che si verifichino interazioni di tipo idraulico e/o
geomeccanico.” e ancora “In generale un’analisi preliminare delle caratteristiche geologiche e
geomeccaniche di giacimenti vicini può consentire di stabilire a priori l’opportunità di utilizzare
un unico modello di simulazione”.
Non aggiungiamo nulla se non il riferimento al paragrafo “Il “sistema” di stoccaggio lombardo” per
una indicazione sulla vicinanza tra gli stoccaggi (e la loro quantità)
5 Gli autori hanno confermato che questi concetti possono essere estesi a giacimenti utilizzati come stoccaggi.
11
3.1.5 Protocolli di diffusione dei dati di monitoraggio
Solo alcune considerazioni come pro memoria.
1) Tradizionalmente i dati di monitoraggi di impianti minerari sono considerati materiale assai
riservato.
2) Nonostante le buone intenzioni di autorevoli studiosi di dinamica del suolo, lo formazione di
una rete di monitoraggio indipendente in Lombardia non pare abbia avuto sviluppi.
3) Solo in un caso a livello italiano siamo a conoscenza di un tentativo di pubblicizzazione dei
dati di monitoraggio, ancora in fase di sperimentazione
4) Desta ulteriore preoccupazione il fatto che le autorità regionali che seguono il settore degli
impianti di stoccaggio a noi risulta non abbiano potere ispettivo sui medesimi. Di qui la
possibile autoreferenzialità dei gestori.
3.1.6 Piani di Emergenza Esterna (Normativa Seveso)
Per gli impianti di stoccaggio di metano da vari anni è stata richiesta l’applicazione della
“Normativa Seveso”, specificatamente riferita ad impianti “a rischio di incidente rilevante”. Tale
normativa prevede, tra i numerosi adempimenti relativi alla sicurezza degli impianti nonché
dell’incolumità delle popolazioni residenti nei pressi dei medesimi, la redazione collegiale di un apposito documento denominato “Piano di Emergenza Esterna” da parte degli organi pubblici
preposti alla sicurezza (Prefettura, VV.FF:, Forze di Polizia, entità di soccorso e sanitarie). Questo
documento trae le sue basi da un documento prodotto dal gestore dell’impianto medesimo.
Mentre per numerosi impianti di stoccaggio tale documento è già stato prodotto, non risulta che siano stati posti in essere da parte degli organi pubblici preposti, i relativi documenti di Emergenza
esterna in oggetto.
Questa “ritardo” non pare certo causato da lungaggini burocratiche, quanto dall’effettiva difficoltà a
garantire, a livello di gestione territoriale, una reale sicurezza per questi impianti di cui anche in
sede regionale è stata dichiarata in pubblico l’elevata pericolosità.
I cittadini attendono preoccupati che queste procedure pubbliche vengano definite con solerzia
specie per le criticità possibili in quegli impianti che ormai da anni funzionano purtroppo senza
queste salvaguardie.
A titolo esemplificativo citiamo le attuali difficoltà d’organico riferite ai VV.FF: del territorio
denunciate in più di un’occasione.
12
3.2 Criticità particolari
3.2.1 Sismicità attivata6
Alleghiamo qui appresso una tavola che rappresenta le sorgenti sismogeniche composite
potenzialmente capaci di sismi Magnitudo 6.1 (fonte INGV Roma) e le sedi degli stoccaggi (fonte Min. Sviluppo) in essere ed in progetto.
Anche qui vogliamo essere immediati, citando un documento amministrativo supportato da quattro università italiane:
“Infine, e questo è
sicuramente l’aspetto più importante, la discussione precedente
sulla sismicità attivata suggerisce di evitare, sia per lo sfruttamento
che per lo stoccaggio,
ogni zona in vicinanza di strutture sismotettoniche attive.”
Vale forse la pena di confrontare i dati topografici del sistema
di stoccaggi con la geografia sismica della Lombardia per comprendere senza difficoltà la criticità potenziale della situazione. Le figure si
commentano autonomamente. Pensiamo di offrire con questa immagine, un interessante spunto di
riflessione.
Per Cornegliano Laudense andrebbero fatte al proposito alcune considerazioni particolari che esulano dalla sinteticità del presente documento.
Per completezza di informazione segnaliamo ulteriori significativi impianti relativi alla gestione
del metano.
Una imponente (45MW) “centrale di movimentazione del metano” proposta a sempre a Sergnano e
ritenuta realizzabile senza Verifica di Impatto Ambientale (VIA) da parte della Regione Lombardia.
Tale centrale creerebbe un ulteriore impatto ambientale da sommarsi a quello del già presente
impianto di stoccaggio.
Un ulteriore cenno alla enorme linea di trasporto ad alta pressione del gas proveniente dalla Russia
(Gasdotto Zimella.Cervignano d’Adda DN1400-75bar) che solcherà parte prevalente della Pianura
attraversando indiscriminatamente zone di grande pregio ambientale come per esempio il Sic
“Pianalto della Melotta” e vasti territori ricchi di risorgive e caratterizzati da suscettibilità alla
liquefazione per effetto sismico.
3.2.2 Liquefacibilità del suolo
Pare che prima del terremoto dell’Emilia questa possibile fonte di criticità fosse genericamente
legata a suoli acquitrinosi o quasi e che la connessione tra tale fenomeno e il sisma fosse piuttosto
labile. C’è voluto un disastro come quello del 20 maggio 2012, non diciamo per convincere, ma per
iniziare a prendere in considerazione la cosa. Si è probabilmente constatato che la liquefazione del
suolo è un fenomeno da tenere sotto attento controllo in pianura Padana. L’attenzione sul fenomeno
esisteva già da parte di alcuni se costoro nel 2010 scrivevano:
6 Per sismicità attivata si intende lo scatenarsi di un terremoto per effetto diretto dell’intervento umano che destabilizza
equilibri geologici che altrimenti non avverrebbero o non in quel momento.
13
“un'area soggetta a potenziale liquefazione dei terreni non è il luogo migliore ove posare condotte
sotterranee in pressione a meno di utilizzare opportuni accorgimenti …”
3.2.3 Patrimonio storico, monumenti
E’ difficile in Italia reperire luoghi privi di significative testimonianze storiche che possano essere
sacrificate per disattenzione, in omaggio ad un ipotetico sviluppo economico.
E’ anche vero che certi nuclei urbani sono talmente intrisi della nostra antica storia che in essi è a
volte difficile distinguere ciò che è “storico” da ciò che non lo è. In molte delle nostre città e paesi
si ergono testimonianze artistiche di portata veramente eccelsa. Se già abbiamo espresso le nostre
preoccupazioni in merito alla loro possibile interazione con impianti di stoccaggio, nel paragrafo
“Movimenti lenti e vasti del suolo”, vogliamo qui indurre maggiore attenzione nel determinare quali
risorse dovrebbero essere devolute alla loro salvaguardia. Si tratterebbe di autentica
“compensazione”, ma solo se si avesse la garanzia che le opere fossero veramente tutelate.
3.2.4 Zone protette, parchi
La nostra Pianura è strutturalmente solcata in modo regolare nello spazio da valli fluviali che creano
ricorrenti occasioni di necessaria salvaguardia naturalistica. Alcune di queste zone assurgono ad
importanza europea. Data la densità ipotizzata di impianti minerari anche di tipi differenti occorre
prestare la massima attenzione.
3.3 Criticità economiche
3.3.1 Garanzie assicurative/fidejussorie
Lasciamo che il lettore tragga dalle seguenti citazioni le sue autonome deduzioni.
Una società italiana che gestisce stoccaggi nel documento di relazione ai soci:
“Benché l’Azienda abbia stipulato specifici contratti di assicurazione a copertura di alcuni tra tali
rischi, le relative coperture assicurative potrebbero risultare insufficienti per far fronte a tutte le
perdite subite, agli obblighi di risarcimento o gli incrementi di spesa.”
Una società olandese che gestisce stoccaggi riporta sul proprio sito ufficiale:
"In the unlikely event of a tremor resulting from gas production or storage and any sustained
damage to property, l’Azienda is legally liable and will compensate for the damage in question."
Sottolineiamo quindi la necessità che l’attivazione di impianti di tale portata sia condizionata in
Italia da adeguate garanzie finanziarie commisurate al valore dei beni effettivamente da tutelare
(abitazioni civili, edifici pubblici, attività produttive, infrastrutture, paesaggio).
3.3.2 Compensazioni
Un autorevole studioso del territorio e di impatti ambientali dice:
“Le compensazioni da punto di vista ambientale non sono un successo, sono una sconfitta che viene
in parte ricompensata.”
e ancora
“Perché le compensazioni che ho visto, direi che non sono fasate nella natura7 coi potenziali
impatti di cui si parla.”
e ancora
“L’impatto c’è, e io con altra moneta cerco di ripagare, però la compensazione non agisce
sull’impatto diretto e quindi va attentamente valutata;”
7 Cioè le compensazioni qui non sono omogenee rispetto al danno.
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Per essere forse più chiari. Chi paga le compensazioni deve dichiarare il “perchè”, cioè deve
esplicitamente definire il danno compensato. Così come l’amministrazione che le riceve deve richiedere compensazioni motivate ed ottenere un documento in cui questa dichiarazione compaia
chiaramente, altrimenti come si fa a sapere cosa viene “compensato”?
Si consideri anche un aspetto non secondario relativo al concetto di compensazioni tra cittadini. Ci
si riferisce alla concentrazione degli stoccaggi in Lombardia rispetto ad altre regioni che pur
godendone dei vantaggi non ne scontano le turbative. Tali compensazioni dovrebbero essere erogate
dall’amministrazione centrale verso quelle locali senza carico per i proponenti. Sarebbe un capitolo
di spesa da caricare sugli utili dell’iniziativa se veramente strategica in termini finanziari.
Ci sembra che le amministrazioni locali non abbiamo ben chiari questi concetti e spesso
confondano, per esempio, la ciclabile a fronte del rischio da sismicità indotta.
D’altra parte fonti autorevoli riportano la preoccupante considerazione:
“La compensazione è stata spesso utilizzata per costruire il consenso alla costruzione e
localizzazione degli interventi infrastrutturali.”
4 Proposte
4.1 Moratoria su nuovi progetti e modifiche
I cittadini presenti alla riunione di oggi chiedono una moratoria sugli impianti di stoccaggio che
permetta:
1) Una chiara ridefinizione dei ruoli degli “attori” in termini di partecipazione ed informazione
2) Un riesame dei siti di stoccaggio alla luce dei nuovi studi di rischio sismico riferiti agli
impianti.
3) La realizzazione e la divulgazione di un documento chiaro in cui il Ministero competente
definisca oggettivamente la strategicità delle opere in termini di utilità per la cittadinanza
italiana.
4) La realizzazione di un S.I.A. complessivo (stoccaggi e linee principali di smistamento)
commissionato dal Ministero che propone l’iniziativa ad un gruppo di studio indipendente
sulla scorta delle definizioni tecniche dei vari proponenti.
5) Un V.I.A. complessivo, elaborato dal Ministero competente che verifichi quanto al punto 4)
4.2 Compensazioni
Si ritiene necessario proporre una più attenta ed oggettiva valutazione delle effettive criticità
prodotte dagli impianti di stoccaggio, anche in relazione ad una effettiva e congrua definizione
qualitativa e quantitativa di tale aspetto. Si valuti anche con attenzione che tale argomento sottende
la necessità di un profondo lavoro nella determinazione degli effetti negativi della presenza degli
impianti. Tale analisi spesso viene effettuata dalle amministrazioni locali (preposte alla salvaguardia
della sicurezza e della salute dei cittadini) con eccessiva leggerezza, ammettendo genericamente
danni e turbative che poi non possono essere dibattute autorevolmente con la controparte, a causa
dell’insufficiente livello di approfondimento.
Spesso le compensazioni vengono altresì definite senza attenzione alcuna ai possibili sviluppi futuri
delle criticità. Ciò comporta una sottostima del loro impatto complessivo a medio e lungo termine.
Nel contempo si accettano acriticamente, anche a fronte di oggettive difficoltà economiche,
compensazioni “una tantum”.
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4.3 Monitoraggi indipendenti
Le cittadinanze che risiedono nei territori coinvolti dalla presenza degli impianti di stoccaggio
ravvisano l’assoluta necessità che i monitoraggi per il controllo dell’ambiente (aria, acqua, suolo e
sottosuolo) siano effettuati “in continuo” attraverso attrezzature e personale pubblico o comunque
“indipendente” dai gestori degli impianti. La presente richiesta comprende di conseguenza
l’effettuazione dei medesimi controlli anche prima dell’attivazione degli eventuali nuovi impianti
previsti. Non dimentichiamo di far notare la pesante situazione ambientale complessiva dell’intera
valle Padana già fortemente compromessa.
4.4 Informazione “prima”.
Le cittadinanze devono essere a conoscenza delle linee decisionali prima che vengano siglati
documenti vincolanti.
Le cittadinanze devono poter esprimere il livello di soddisfazione rispetto alla correttezza e
completezza dell’informazione relativa ad una decisione che riguardi l’ambiente e il
sottosuolo. Questo obbiettivo deve condizionare la realizzazione di tali opere.
Il concetto è nella sostanza già espresso chiaramente dalla Convenzione di Aarhus sottoscritta dal
governo italiano, basterebbe rispettarla.
4.5 Partecipazione delle popolazioni alle scelte, trasparenza
La partecipazione (a favore le cittadinanze) dovrebbe essere sviluppata dalle amministrazioni locali
(comunali). Attualmente non sembra che questa funzione rappresenti una priorità nello svolgimento
della pratica amministrativa. E’ pur vero che le amministrazioni dovrebbero essere supportate con
fondi destinati a svilupparla, soprattutto per tematiche complesse come quelle legate in generale ad
impianti minerari.
Facciamo per esempio notare come la documentazione ministeriale che riguarda alcuni stoccaggi
non sia fornita a tutte le amministrazioni citate nell’istanza di concessione o nei documenti del
proponente.
Tradotto: le amministrazioni non sono in grado di interloquire in modo efficiente su questi temi e
abbiamo la netta sensazione che li subiscano piuttosto che dominarli.
Ne deriva uno scarso livello di trasparenza e di partecipazione. Anche verso i cittadini.
Uno degli effetti collaterali di non trascurabile rilievo è per esempio la difficoltà al rispetto delle
tempistiche per eventuali ricorsi.

Mario Giavardi

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