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il pane e le rose

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Palestina mon amour....

(20 Novembre 2004)

I mesi che stanno alle nostre spalle dono stati i più sanguinosi nella storia recente del popolo palestinese: stragi continue contro donne e bambini nei vari campi profughi, incursioni a ripetizione nei centri abitati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza, esecuzioni mirate contro dirigenti e militanti delle organizzazioni della Resistenza (più volte i criminali sionisti si sono spinti in Libano ed in Siria per portare a compimento il loro killereggio sistematico). Poi - come accade da decenni - le normali operazioni di guerra a bassa intensità: le distruzione sistematiche delle case, i furti d'acqua, la devastazione delle piantagioni d'ulivo, i sequestri della terra ad opera del banditesco insediamento dei Coloni israeliani fino agli arresti/sequestri/deportazione di migliaia di giovani palestinesi accusati di "terrorismo" e fatti scomparire nelle prigioni segrete e nei centri di tortura dello stato israeliano.

Tutto ciò accade nel complice silenzio generale dei governi e dei mezzi d' informazione occidentali i quali coprono e giustificano la pluridecennale azione di distruzione, di annientamento e di cancellazione di ogni identità politica e sociale del popolo palestinese perpetrata dallo stato sionista d' Israele fin dalla sua fondazione/imposizione dopo il secondo conflitto mondiale.

L'incrudimento repressivo dell'ultimo periodo - simboleggiato concretamente dalla costruzione del Muro di Recinzione voluto fortemente dal governo Sharon - serve a spezzare, definitivamente, ogni legittima aspirazione da parte del popolo palestinese alla piena autodeterminazione ed a sancire che per questo martoriato popolo, in un prossimo futuro, non potrà esserci nessuna piena entità statuale ma, al massimo, un insieme di micro/zone a sovranità limitata, fortemente controllate e sigillate da Israele, dove concentrare/controllare la massa dei diseredati arabo/palestinesi.

Fuori da ogni, roboante e mistificante, giro di parole, al di là di ogni squallido panegirico è sempre stata questa la filosofia politica e la sostanza reale dei vari "Accordi di Pace" - succedutesi negli anni - con i quali, di volta in volta, si è tentato di ingabbiare, frenare e, definitivamente, liquidare ogni sacrosanta velleità, di parte palestinese, ad affermare il proprio diritto alla vita, alla terra ed alla libertà.

Il ciclo della "pace" e della "guerra": un infernale susseguirsi di accordi/diktat da accettare supinamente contro gli interessi della Palestina!!

A Camp David, ad Oslo, a Madrid, a Washington si sono sempre rappresentate delle ipocrite farse con cui i vari governi americani - dal "democratico" Clinton al "repubblicano" Bush - hanno sponsorizzato e pianificato i ripetuti tentativi dello stato d'Israele di sancire, anche formalmente, la cancellazione della Questione Palestinese dall'intero Medio Oriente. Durante questi summit gli USA e le altre potenze occidentali hanno, costantemente, operato alla totale delegittimazione delle ragioni politiche e sociali della Palestina determinando le condizioni affinché Israele portasse a casa il massimo di risultato ogni volta che si apriva una presunta trattativa.

La stessa Unione Europea, che pure sul terreno delle relazioni con la Palestina, in una logica di concorrenza e competizione globale con gli USA ha sempre tentato di differenziarsi dalle politiche americane, quando si è trattato di esprimere compiutamente una proposta precisa (un altro cosiddetto Piano di Pacificazione) i risultati non sono stati positivi per il popolo palestinese. Anche la tanto strombazzata Road Map, accreditata come una soluzione il cui baricentro politico era orientato a favore della costituzione dello stato di Palestina, si è rivelata come una ulteriore operazione di accreditamento d' Israele, di dismissione dei contenuti avanzati dall'Intifada a scapito degli obiettivi che interessano la parte palestinese nei vari contenziosi diplomatici.

La realtà vera e che l'accelerazione delle dinamiche politico e militari, di questi ultimi tempi, miranti alla normalizzazione e alla pacificazione sionista ed imperialistica della causa palestinese, sono state accelerate per favorire il pieno dispiegamento della strategia americana denominata: "Piano USA per il Grande Medio Oriente".

Nell'agenda dell'amministrazione USA il Piano per il Grande Medio Oriente (un progetto geo/politico, illustrato dalle varie teste d'uovo yankee in occasione delle ultime riunioni dei G/8, che accomuna ed investe i paesi che vanno dal Marocco al Pakistan quindi un ampia area dell'intero mondo musulmano) è finalizzato al "controllo democratico" di questi paesi e delle loro popolazioni allo scopo di favorire "le libertà formali ed accordi di libero scambio in sintonia con i programmi del WTO". La parte della "sicurezza" e del controllo militare, indispensabile per la completa applicazione di tale progetto, dovrebbe essere garantita dai vari governi/fantoccio locali (come quello di Karzai in Afghanistan, di Allawi in Iraq, di Mubarak in Egitto..) in raccordo/integrazione con la "nuova NATO".

Si comprende meglio, allora, la determinazione delle diverse amministrazioni americane nel sostenere Israele - che da sempre rappresenta il fidato gendarme in zona per l'imperialismo - ed il complesso delle scelte di aggressione militare contro l'Irak, l'Afghanistan assieme alle continue e dispotiche minacce all'Iran, alla Siria ed a tutti quei paesi che non accettano di ingoiare tranquillamente gli effetti diplomatici, finanziari ed economici di questa moderna politica di stampo neo/colonialistica.

ARAFAT: tra criminalizzanti demonizzazioni e santificazioni imbalsamanti!!

La morte di Abu Ammar (ARAFAT) ha ridato fiato ai corvi ed agli sciacalli che, puntualmente, non perdono occasione per equiparare la lotta di liberazione palestinese ed i suoi protagonisti al rango di "terroristi sanguinari nemici dell'ordine e della civiltà occidentale". L'enorme cupola mediatica che sovrintende il mondo dell'informazione globale sta utilizzando la morte di Arafat per imporre questa propria interessata "verità". I poteri forti del capitale, i grandi centri del sionismo internazionale vogliono mettere una pietra tombale non solo sulla figura umana e politica di Arafat ma su ogni aspirazione di liberazione delle massa palestinesi e della intera regione del Medio Oriente.

Questo sporco disegno imperialista - appoggiato e fatto proprio da gran parte della "sinistra occidentale" - va denunciato e rigettato in ogni suo aspetto.

Nel contempo però non possiamo tacere sugli enormi danni alla causa palestinese ed araba che Arafat, Al Fatah e l'OLP hanno provocato negli ultimi anni. Non ci riferiamo, esclusivamente, alla accertata diffusa corruzione che permea l'intera struttura dell''Autorità Nazionale Palestinese ma al sostanziale cedimento politico che le scelte di Arafat hanno alimentato nei confronti dello storico nemico sionista e dei suoi padrini occidentali.

La nefasta illusione di poter conquistare/ritagliare una "accettabile soluzione per la Palestina" nell'ambito delle ferree compatibilità di Israele e delle insaziabili esigenze di espansione e di rapina di questo stato è stata alla base di numerosi accordi scellerati i quali sono costati lutti e rovine per l'intera Palestina. La stessa fiducia accordata, più volte, alle cancellerie europee è stata, amaramente, ripagata da una sostanziale derubricazione della "questione palestinese" dall'agenda politica dei governi dell'Euro/Polo.

Su questi problemi - superando l'emozione del momento - toccherà riaprire la discussione tra i compagni, con gli stessi militanti palestinesi e nel movimento tutto con un impegno collettivo di ricerca e di confronto fondato su una completezza di dati e di ulteriori argomentazioni più ricche ed articolate!! · Per lo sviluppo della Resistenza Globale ad ogni forma di interventismo e di neo/colonialismo: lottare si può!!!

La manifestazione di oggi assume una rilevante valenza per il rilancio della solidarietà militante con il popolo palestinese e la sua pluridecennale battaglia. Tutte le parole d'ordine e gli obiettivi che costituiscono la piattaforma di tale corteo sono espresse senza indugi dalla parte della lotta di liberazione della Palestina senza se e senza ma.

Inoltre il naturale intreccio politico con la Vicenda Irakena ed il suo corollario di questioni (la battaglia per il ritiro di tutte le truppe occidentali, la legittimità della lotta di Autodeterminazione e della Resistenza agli invasori con ogni mezzo necessario, la solidarietà con le popolazioni di Falluja, di Ramadi, di Mosul, di Bagdad e di tutto l'Irak che stanno ribellandosi, a caro prezzo, alla occupazione militare.) costituisce un altro importante tassello politico ed organizzativo per costruire quello schieramento di classe internazionale di Resistenza Globale all'imperialismo ed alle sue diversificate politiche di aggressione.

Il genocidio in corso in Palestina, la guerra d'aggressione in Irak (Falluja come Guernica?), il lavorio di manomissione e di intrusione finalizzato ad un nuovo interventismo in Darfur, le gesta criminali della Francia in Sierra Leone ci confermano una tendenza all'allargamento ed alla diffusione della strategia della Guerra Preventiva a scala globale.

L'Italia è protagonista in questi scacchieri con i soldati, i carabinieri, con la presenza di imprese, eserciti privati e con una filiera di presunte Organizzazioni non Governative dagli scopi ambigui ed oscuri. Nei confronti di tale situazione dobbiamo essere consapevoli che la politica guerrafondaia non è una prerogativa esclusiva del Cavaliere Berlusconi, amico di Bush, ma anche dei nostrani amichetti di Kerry come Prodi, D'Alema, Rutelli e Fassino i quali - in più occasione - hanno dichiarato il versante dello scontro dove hanno scelto di collocarsi.

Un motivo in più per il rilancio del movimento no/war superando le paralizzanti pastoie che negli ultimi mesi ne hanno offuscato e dimezzato - almeno qui in Italia ed in Europa - le sue capacità e potenzialità di critica radicale e di azione di massa.

Le/I compagni di RED LINK

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