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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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(Imperialismo e guerra)

Siria, attacco limitato tra due giorni

(27 Agosto 2013)

L'opzione per ora sul tavolo di Washington: missili che puniscano Damasco e permettano l'avanzata dei ribelli, senza aprire un fronte militare. Ma serve una buona scusa.

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AGGIORNAMENTO ore 15
CHUCK HAGEL: STATI UNITI "PRONTI AD AGIRE"
In un'intervista alla BBC il segretario alla Difesa Usa, Chuck Hagel, ha detto che gli Stati Uniti sono "pronti ad agire". "Siamo preparati, abbiamo mosso le forze sul terreno così da poter agire a seconda dell'azione che il presidente deciderà di prendere".
L'alleato britannico ne parlerà giovedì: il parlamento si riunirà tra due giorni e voterà la mozione che presenterà il governo Cameron.

AGGIORNAMENTO ore 12
USA CHEDONO DUE BASI AD ATENE. LA CONDANNA CINESE
Secondo un rapporto di New Europe, gli Stati Uniti hanno chiesto alla Grecia di poter utilizzare due delle sue basi militari (a Creta e nel Peloponneso) per un possibile attacco contro la Siria. Atene avrebbe risposto positivamente. E mentre la Gran Bretagna si prepara alla decisione del parlamento sull'eventuale coinvolgimento nell'intervento anti-Assad, la Cina attacca: un intervento prima della fine dell'inchiesta Onu sarebbe "irresponsabile e pericoloso".

di Emma Mancini

Roma, 27 agosto 2013, Nena News - La guerra contro la Siria resta imminente, ma pare ridimensionarsi. O almeno, assumere i contorni di un intervento molto meno coinvolgente dei precedenti - Kosovo, Iraq, Afghanistan e Libia. La Russia non intende cedere e bloccherà qualsiasi risoluzione Onu al Consiglio di Sicurezza e gli Stati Uniti non vogliono sporcarsi troppo le mani, né gli stivali.

Per cui, per ora, non gli resta che ripiegare su un "attacco limitato": non l'apertura di un fronte militare, ma una serie di bombardamenti, volti a punire Damasco per l'utilizzo di armi chimiche contro i civili e a fare da deterrente, nel caso al presidente Assad venga in mente di superare di nuovo la "linea rossa".

Probabilmente, nell'idea di Washington, c'è un intervento limitato e diretto ad indebolire le forze di difesa e di attacco del regime siriano, per impedire a Damasco di lanciare nuove operazioni e permettere un'avanzata delle forze di opposizione, ormai impantanate da mesi nonostante gli ingenti aiuti esterni. Per ora la navi da guerra della Marina, con a bordo i missili Tomahawk, si stanno posizionando. Secondo l'Washington Post, l'attacco dovrebbe partire massimo tra due giorni e coinvolgerebbe solo le navi militari.

Ormai la comunità internazionale non può di nuovo nascondersi dietro un diro, dopo le durissime accuse lanciate questa settimana. Resta da vedere il tipo di intervento messo in campo, data anche l'opposizione di attori di alto profilo. E se, secondo il segretario di Stato Kerry, l'utilizzo di armi chimiche sia "innegabile e dimostrato dai fatti" ("un'oscenità morale"), il presidente Obama potrà difficilmente fare un passo indietro. Ha già avviato le consultazioni con il Congresso, anche se non necessita di alcun via libera da parte di deputati e senatori.

L'opzione per ora sul tavolo è un attacco missilistico punitivo, a cui Mosca si oppone. L'incontro previsto per domani a L'Aia tra Stati Uniti e Russia è stato posposto da Washington, che si è giustificando con la necessità di proseguire con le consultazioni internazionali: sono circa 37 i Paesi che stanno prendendo parte alla discussione. Si rivedranno più avanti per trattare la questione della conferenza di pace di Ginevra II, fantasma che ancora pare veleggiare in mezzo alla comunità internazionale.

La Russia non nasconde la sua profonda contrarietà ad un attacco che verrebbe lanciato senza mandato internazionale: una rozza violazione del diritto internazionale, l'ha definita il ministro degli Esteri Lavrov, dalle "conseguenze estremamente gravi". Una possibilità che Washington vorrebbe evitare imponendo alla propria diplomazia e all'intelligence di verificare - oltre alla veridicità delle notizie sull'uso di gas chimici da parte di Assad - anche una buona scusa per intervenire rimanendo rispettosi del diritto internazionale. Secondo fonti interne, una delle possibili giustificazioni potrebbe essere la richiesta di aiuto da parte di un Paese vicino, ovvero la belligerante Turchia, che da tempo spinge per un intervento esterno militare contro Damasco, con o senza l'Onu.

Nena News

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