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Casa dei Diritti Sociali: dopo i licenziamenti mirati, la repressione !

(25 Novembre 2004)

L’Associazione di volontariato laico Casa dei Diritti Sociali oscura la libertà di opinione e reprime chi rivendica diritti:

Dal 22 novembre, la Procura della Repubblica di Roma, su richiesta del signor Giulio Ernesto Russo, presidente dell’ Associazione Casa dei Diritti Sociali e del CESV ( centri servizi per il volontariato) ha ordinato il sequestro preventivo e probatorio delle pagine web dei siti www.lavorivariabili.it e www.redlab.it.

Questi siti, gestiti dall’organizzazione sindacale RdB-Cub, hanno ospitato nella loro rubrica sul precariato i comunicati dei lavoratori della cooperativa sociale “Casa Diritti Sociali”, impegnati da anni in una vertenza sindacale con l’associazione omonima e politica con l’amministrazione capitolina.

Riteniamo, in quanto cittadini e lavoratori impegnati da anni nel sociale che questo episodio sia di una gravità inaudita perchè da una parte si aggredisce la libertà di espressione e di informazione e dall’altra si tenta di reprimere una vera e sincera esperienza rivendicativa che in tutti questi anni ha avuto come sua particolare espressione il tentativo di coinvolgere nella risoluzione dei problemi l’intera collettività (amministratori, associazioni,sindacati, partiti, movimenti, lavoratori e cittadini).

Siamo i lavoratori e le lavoratrici, operatori sociali della cooperativa sociale Casa dei diritti sociali di Roma che fa capo all’associazione di volontariato laico omonima.

Siamo coloro che nel dicembre dell’anno scorso, occuparono fisicamente per 18 giorni e relative notti, i locali della sede amministrativa della CDS in Via dei Mille, per uscirne con la firma di un accordo sindacale che prevedeva il passaggio dei cococo invece che a progetto come voleva la cooperativa, a lavoratori dipendenti.

Siamo 17 dei 30 lavoratori del network che entro la fine del mese di dicembre, con la scadenza del contratto che li lega alla CDS, come comunicatoci dal presidente Giulio Russo verranno messi per la strada, ovvero licenziati.

Licenziati perchè dal primo gennaio all’interno del network casa diritti sociali,”..non ci sarà più posto per chi non condivide la mission e gli scopi sociali della stessa..”, come detto dal presidente della coop soc CDS Anita Maddaluna.

Siamo coloro che oltre 3 anni fa resisi conto, nostro malgrado, che gli spazi di democrazia reale e partecipata all’interno della cooperativa sociale erano effimeri, e scontrandoci con atteggiamenti autoritari e imprenditoriali degni dei più scaltri manager liberisti, ci organizzammo sindacalmente, suscitando le ire di molti nostri colleghi (i soci fondatori della cooperativa) che ci attaccarono invitandoci a lasciare la cooperativa perché con quel gesto avevamo dimostrato di non essere più compatibili con la “mission sociale” della Casa.

Ma di quale mission trattasi non siamo mai riusciti a scoprirlo, visto e considerato che gran parte dei soci fondatori da allora hanno mantenuto nei nostri confronti un’azione di costante diffidenza arrivando a mobbizzare alcuni e costringendo altri a licenziarsi.

E dire che questi signori, pardon compagni, sono gli stessi con cui spessissimo abbiamo condiviso petizioni e manifestazioni contro la guerra, contro lo sfruttamento del lavoro minorile nel mondo, contro questo e contro quello, purchè ciò avvenga fuori dalla porta di casa propria.

Forse che la “mission” è tacere e condividere lo sfruttamento pianificato di oltre 70 uomini e donne sia soci che collaboratori a cui per anni non si è riconosciuto il contratto nazionale tenendo gli uni e gli altri senza stipendio per mesi e mesi, senza dar loro nessuna spiegazione e scaricando le responsabilità sul comune, sulla provincia, sulla regione.

O forse la “mission” è: un servizio inqualificabile, strutture fatiscenti, alimentazione scadente, scarsa attenzione al rispetto della dignità umana e potremmo andare avanti per ore.

Se questo è, siamo spiacenti, ma orgogliosi di aver dato un senso alla nostra mission, ovvero quella di riuscire ( nonostante le carenze strutturali) a fornire un servizio rispondente alla gravità delle richieste che immigrati, richiedenti asilo, senza fissa dimora, minori a rischio esigono.

Siamo quelli che nel corso degli ultimi tre anni, hanno sempre collocato la loro vertenza sindacale al fianco di quella politica, cercando di mettere in luce le contraddizioni di un sistema: l’esternalizzazione tramite appalto al privato sociale.

Appalti, con i quali le amministrazioni pubbliche esternalizzano i servizi alle cooperative sociali finanziandoli con cascate di fondi pubblici e senza poi preoccuparsi di verificare che queste imprese, che di sociale hanno poco e nulla, garantiscano la qualità dei servizi e i diritti dei lavoratori.

Il paradosso è che quando sono gli stessi lavoratori e i sindacati a richiedere controlli e verifiche, gli assessorati balbettano.

Noi ad esempio abbiamo oltre 6 mesi fà richiesto all’assessorato alle politiche del lavoro l’applicazione della 135, ovvero la cessazione dell’appalto del comune di Roma alle strutture della CDS non ricevendo alcuna risposta.

Forse per tutto questo abbiamo attirato più odi che simpatie.

Siamo quelli che in tutti questi anni, hanno partecipato a seminari, convegni, assemblee; inviato email e comunicati a tutti, nessuno escluso.

Quelli che hanno segnalato in più occasioni agli assessorati competenti la necessità di intervenire e risolvere i problemi che continuiamo a sollevare, senza ricevere alcuna risposta reale se non promesse.

Sospettiamo che qualche mente, neanche troppo occulta, abbia elaborato tutta questa strategia per tentare di uscirne con le mani pulite e magari dare alla chiacchieratissima casa dei diritti sociali, tra qualche tempo, la possibilità di ripresentarsi sulla scena cittadina, contando su una struttura più snella e libera da intralci per di più sindacalizzati, nel grande business del mercato sociale.

Tanto si sa, le persone hanno la memoria corta e le cose si aggiustano sempre.

Noi NO! noi abbiamo la memoria storica di anni di promesse ed impegni calpestati, violati e raggirati.

Colleghi licenziatisi perché costretti a non poter vivere del loro lavoro, colleghi ammalatisi, esauritisi di fronte al tradimento etico e morale di chi si riempie la bocca di nobili principi;

Colleghi terrorizzati all’idea di poter finire sul libro nero di qualche guardiano del tempio, che ci esprimeva solidarietà e allo stesso tempo ci pregava di non essere coinvolto;

Colleghi in lacrime quando per mesi non prendi lo stipendio e non sai cosa e come far mangiare figli e come pagare l’affitto, il mutuo, la luce, il gas….

Così non possiamo dimenticare le centinaia di uomini e donne provenienti da ogni angolo del sud del mondo come dalle periferie del nostro mondo opulento, che hanno fatto capolino nelle strutture della CDS, a cui va tutta la nostra solidarietà e a cui è dedicata questa nostra battaglia di civilta’.

Non abbiamo alcuna intenzione di lasciare il campo, rassegnati e avviliti o peggio ancora intimiditi, Anzi!

Continuiamo a rivendicare il nostro diritto al lavoro e il diritto ad un servizio fuori dalle logiche speculative del mercato, attraverso un processo che porti alla gestione diretta dei servizi sociali essenziali all’amministrazione pubblica e non più alle cooperative sociali.

LA LOTTA NON SI LICENZIA E NON SI OSCURA
LICENZIAMO LA CASA DEI DIRITTI SOCIALI!

Roma 24 novembre 2004

Collettivo Lavoratori e Lavoratrici in Lotta contro la CasaDirittiSociali

Fonte

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Commenti (4)

che pizza!!!!

Non ci siamo proprio, oramai non credo più ad una parola!
Esagerate talmente tanto da non essere più credibili.
Aripiateve!

(3 Dicembre 2004)

Maria insurgente

calaba@katamail.com

Una domanda

Scusate, da precario come molti, ho da farvi una domanda.
Come mai uesta battaglia contro le cooperative sociali vede fondamentalmente un nemico solo (Cds) quando le coop sociali sono migliaia? E come mai i lavoratori che lo firmano non dicono di essere una sparuta minoranza dei lavoratori di quella cooperativa?
Insomma: questa battaglia personale dipinta di rosso comincia a stancare, anche perchè la pagano i lavoratori che ci credono.

Grazie..

(3 Dicembre 2004)

senza nome come voi

chatanapaya@hotmail.com

scusate

scusate, mi sento profondamente offeso dall'articolo che avete pubblicato. Ho lavorato tanti anni per la Cds e ne sono stato volontario nei momenti in cui le attività che avevamo in piedi non erano finanziate da nessun ente pubblico.
Credo che abbiate ben presente questo modo volontario di lavorare, inquanto suppongo che nella vostra stessa organizzazione non percepiate denaro, ne tanto meno avete dei contratti di lavoro dignitosi, sicuramente non a tempo indeterminato, con tredicesima, ferie e malattia. Non mi azzarderei comunque a diffamarvi perchè sfruttatori capitalisti di sinistra del lavoro di uomini e donne libere.
Evidentemente una Mission nelle cose che facciamo, noi gente con una sensibilità politica e sociale la abbiamo davvero.
Ebbene così come la avete voi de Il pane e le rose, la abbiamo noi della Cds.
Immaginate che un giorno, entusiasti di congrui finanziamenti al vostro sito web voi decidiate da persone corrette e per il bene di voi tutti di farvi i contratti. Immaginate che poi dopo un anno questi finanziamenti non vengono rinnovati, per forza di cose i contratti non potranno essere rinnovati e voi, che condividete comunque un obbiettivo politico siate costretti a ritornare a lavorare nelle stesse condizioni di partenza. Ovvero senza contratti, e più o meno rimborsati del lavoro che fate o addirittura non rimborsati afatto. Leggereste la storia nello stesso modo infamante come la state vedendo con la Cds. Io non credo, ma comunque stati attenti perchè se questa cosa avvenisse e voi vi foste cresciuti delle serpi in seno (gente che stava con voi per lavorare ma che non aveva alcun interesse per il progetto politico) questi vi potranno diffamare: Licenziamenti in vista, Il pane per loro e le briciole per noi, le rose per loro e le spine per noi. Già immagino gli slogan. Poi magari qualche sindacato se li porta appresso come è naturale, qualche giornaletto da quattro soldi la scrive, qualche sito da quattro soldo pure, e per voi sarà finita. Che ci vuole, sembra tanto facile: i lavoratori in lotta da una parte, i padroni "di sinistra" dall'altra, con chi pensate che deve stare la gente?
MA poi questi padroni di sinistra che cosa sono? UN padrone è o non è un individuo che possiede capitale e che lo investe per fare profitto? E allora nella Cds chi serebbe sto padrone? Dove sta sto capitale? E soprattutto: 'ndo sta sto profitto???
Io, che continuo a fare il volontario per la Cds perchè ne condivido profondamente il lavoro e i valori, purtroppo per campare mi sono dovuto mettere a fare lavori di tutt'altro tipo.
Di questo non me la prendo ne con Giulio Russo ne con la cooperativa Cds, ma con un governo che sta trasformando il mio paese in una dittatura mediatica. In cui la spesa pubblica si abbassa e di questa la spesa sociale è quella che si abbassa ancor di più.
In tutto ciò vedo gente che si vota ad una guerra santa contro la Cds, un obbiettivo che mi sembra poco nobile con un governo di destra che mangia sopra alla testa mia, vostra e di quella di tutti gli altri.
Forse censurerete anche questo commento, so che ne avete censurati altri di lavoratori della Cds che non condividono affatto la minoranza di cui avete pubblicato il comunicato.
Nel caso non lo pubblichiate questo non vi fa onore, perchè in mezzo a tanta carenza di mezzi di informazione libera, forse quello che potevate fare era approfondire un po di più il problema della Cds.
Siete ancora in tempo.

(7 Dicembre 2004)

Riccardo

ricc.russo@tiscali.it

una nota redazionale al commento di riccardo

Sulla questione della "censura" su il pane e le rose. Onestamente le argomentazioni non possono che lasciare esterrefatti nel momento in cui la CDS il cui operato si difende nel commento ha appena fatto sequestrare due siti internet di un sindacato che conta mezzo milione di iscritti.

Per quanto riguarda il resto sarebbe bene ogni tanto ricordare che un contratto di lavoro e' anche un'assunzione di responsabilita' da parte del datore di lavoro nei confronti del lavoratore assunto. Che poi l'azienda o la cooperativa vada in crisi per mancanza di commesse o per mancanza di finanziamenti la questione non è molto diversa. Sempre di licenziamenti si tratta! E la responsabilita' E' SEMPRE del datore di lavoro che aveva assicurato il lavoro sottoscrivendo un contratto.

Che poi la colpa sia del governo che taglia i finanziamenti o del governo che aumenta la tasse... sono cose che lasciano il tempo che trovano e che comunque vengono normalmente utilizzate come scuse da TUTTI i padroni che licenziano: imprenditori o cooperative, di destra o di "sinistra".

Un 'ultima cosa per quanto riguarda la confusione tra volontariato e lavoro: dovrebbero essere (e nella realta' sono effettivamente) due cose diverse: o si è volontari o si percepisce uno stipendio in cambio di una prestazione lavorativa.
Fare confusione tra queste due cose fa danno non solo a chi credeva di aver trovato un lavoro e invece era solo un "volontario" ma a tutta la classe operaia.

(9 Dicembre 2004)

il pane e le rose

panerosepd@libero.it

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