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Si apre una finestra sui metodi della polizia italiana

(14 Maggio 2010) Enzo Apicella
I TG trasmettono l'intervista a Stefano Gugliotta, che porta i segni del pestaggio immotivato da parte della polizia

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Commento all’autoritratto di un grillino

(2 Settembre 2013)

Le fasi precedenti di questo dibattito si trovano sul sito www.valeriobruschini.info (sezione politica)

Commento all’autoritratto di un grillino
Avevo appena finito di spedire le poche righe di doverosa reazione all’intervento a piedi uniti su di me, da parte di tale Mantini che non avevo il piacere di conoscere o non ricordo di aver conosciuto, che nessuno aveva chiamato in causa, che dopo la lettera al padre, altro fallaccio, arriva anche quella per il figlio. Mi sono detto perciò, vuoi vedere che mo’ se la prende anche con lo spirito santo ? neanche avessimo bestemmiato, non sarà che quando il povero Gallo (Don) disse al Grillo, “non fare il padreterno”,si era sbagliato !

“Veniamo a Michele Fabiani. Ai giovani va perdonata, almeno in parte, l’esuberanza e l’irruenza espressiva.”

Le prime parole del secondo atto, quelle dirette al figlio mi hanno colpito, ho pensato, se Michi avesse avuto la metà degli anni che ha, forse sarei ancora in tempo a correggerne il carattere, forse con un buon maestro, vecchio e dalle parole misurate a cui affidarlo! Ho pensato a Grillo.
“Tengo a precisare che, come anche il suo legale Carmelo Parente, pure lui noto grillino, ai tempi del suo arresto e della sua ingiusta carcerazione sono stato fra quei piccoli borghesi di merda, che hanno pubblicamente preso netta posizione a suo favore.”
Perché il Signor Mantini usa Carmelo come scudo o come compagnia, non ce la fa da solo ? Carmelo era/ è, il nostro avvocato, era/è un amico, da almeno 10 anni, ogni volta che ci ho parlato di politica si è dichiarato marxista e la prima volta che l’ho sentito parlare di Grillo era ad agosto/settembre 2008, quando Michi era ai domiciliari a Terni. Ma come ha sempre tenuto a sottolineare in modo chiaro in quella vicenda lui faceva l’avvocato, punto e Michi era un suo cliente, punto. Quindi non strumentalizzi Carmelo, non è proprio il caso, si associ con qualcun altro.

“Con la crisi del 2008 e l’avanzata delle tigri asiatiche eravamo giunti ad un bivio: chiudere e mettere tutti sulla strada, oppure reinventarsi azzerando i costi fissi.
Al che ho proposto ai dipendenti una forma di collaborazione associativa: solo due su otto hanno accettato.”

Quando c’è la crisi, il padrone cattivo licenzia e quello buono pure, e la crisi non viene dal cielo come la pioggia, direbbe Brecht, ma dalla globalizzazione neoliberista, che tutto travolge e trascina via, gli operai e gli impiegati prima, i padroni buoni e anche quelli cattivi dopo, fino a che il più cattivo banchetterà con le spoglie degli altri. Il problema perciò non è se il padrone è buono o cattivo, il problema è il sistema di produzione capitalista, il mercato globale, gli oligopoli internazionali, finanziari - industriali. Certo che ci possono essere padroni che sono persone buone nella società capitalista, il problema è con chi si schierano e quale società vogliono, abbattere il capitalismo e provare a costruire una società di uguali e liberi o al contrario, ritagliarsi una propria parte in qualche suo angolo. Engels, ad esempio, che era figlio di un industriale seppe da che parte stare nel suo tempo.

“Conosco centinaia di poliziotti e carabinieri il cui operato e la cui condotta sono ben lontani dal rappresentare un esempio di specchiata onorabilità: ne conosco alcune decine che andrebbero addirittura decorati”

Altra banalità, è ovvio che ci sono uomini poliziotti onesti e altri disonesti, c’è anche l’operaio leccaculo e quello rivoluzionario. La questione riguarda, uso un’espressione di Pasolini ( su cui tornerò alla fine del pezzo), il ruolo dell’istituzione polizia. Se hai lo sfratto o non sai dove andare, la polizia ha il compito di metterti in strada con le cattive, se occupi la stazione perché non vuoi perdere il lavoro, è la polizia che ti carica, ti rompe la testa e ti arresta anche. Se sei generale dei carabinieri come Ganzer, prendi 14 anni e non solo non vai in galera ma continui a fare il capo dei ROS (nel silenzio di tutti, Grillini compresi), se sei anarchico e hai 20 anni, ti fai 400 giorni di arresto preventivo perché accusato di terrorismo, anche se poi in appello dicono che terrorista non sei. Certo che non tutti gli uomini delle forze dell’ordine sono da condannare per spaccio internazionale di stupefacenti, ma se chiamati a forzare il picchetto per fare entrare il Direttore dell’azienda, nessuno di loro può sottrarsi. Sono lo strumento militare che garantisce gli attuali rapporti sociali. Cantava Masi “il padrone ha i soldi per comprarci,il lavoro per sfruttare, la polizia per offenderci, la tv per imbrogliare”, fortuna che Mantini può smanettare su internet, così ha fatto la rivoluzione, intanto però i mercati gli fanno chiudere l’azienda fregandosene ampiamente del suo sogno.

“Il più grande rivoluzionario di tutti i tempi è stato Gandhi, la dottrina della non-violenza ha ottenuto più risultati di qualsiasi altra forma di protesta”.

Per il Mantini le Rivoluzioni violente hanno prodotto solo società povere, ma Ghandi era indiano o sbaglio ?
Lo strumento di misura del Grillino risentito è poco efficace, misura le idee e non la realtà. Pacifista o insurrezionale che sia stato un grande cambiamento, non ha sicuramente un risultato certo in relazione ai mezzi usati. Che 2000 anni dopo Tacito, 500 dopo Machiavelli, 150 dopo Marx bisogna leggere certe stupidaggini è un po’ troppo. Raoul Mantini vuole sostituire i suoi desideri alla realtà e invece di guardare avanti usando gli strumenti della scienza politica, dell’analisi concreta della realtà concreta e individuare sulla scorta dei risultati i mezzi che servono a cambiare la società, accusa gli altri di essere ideologici solo per proporre la sua ideologia. Guarda indietro, non avanti, perorando le sorti magnifiche e progressive della sua rivoluzione internetauta e Ghandiana; a Raoul Mantini si adattano perfettamente le parole di Leopardi : “qui mira e qui ti specchia, secol superbo e sciocco, che il calle insino allora dal risorto pensier segnato innanti abbandonasti, e volto addietro i passi, del ritornar ti vanti, e procedere il chiami”……”Libertà vai sognando, e servo a un tempo vuoi di novo il pensiero, sol per cui risorgemmo della barbarie in parte, e per cui solo si cresce in civiltà, che sola in meglio guida i pubblici fati.”
Se poi mi devo scegliere una icona pacifista, mi scelgo Gesù Cristo, che certamente non si è compromesso con gli Imperialisti romani a differenza di ciò che ha fatto il giovane Ghandi con gli inglesi.
Il Signor Mantini poi metta giù le mani da Pasolini, per favore ! Il Signor Mantini maneggia la letteratura come l’elefante la cristalleria, o forse peggio, la maneggia come l’avvocato la verità. Nel primo caso non capisce, nel secondo imbroglia. Pasolini a ben altra cosa si riferiva in quello scritto (il PCI ai giovani !! – con due punti esclamativi, non con il punto interrogativo - ), che difendere il ruolo della polizia: “ A Valle Giulia, ieri, si è avuto un frammento della lotta di classe: e voi, amici ( benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti ( che erano dalla parte del torto) erano i poveri.” (Versi 50 – 55).
Pasolini ce l’aveva con quei radical chic, sessantottini, figli di papà che giocavano a fare i rivoluzionari. Ce l’aveva insomma con i “Giuliano Ferrara”, un altro che da anni si è allontanato dal marxismo, per approdare tutti sanno dove, e che anche allora si divertiva a fare il “duro”. La differenza Signor Mantini è che quei figli di papà (Ferrara, Liguori e compagnia cantando) hanno ritrovato la strada di “casa”, mentre i figli dei proletari, figli di contadini, operai, impiegati, come noi, siamo rimasti nella nostra casa che è rossa e che ha una cultura, quella marxista. C’è chi figlio di buona famiglia, ha giocato a fare la rivoluzione e poi una volta cresciuto ha capito dove doveva stare, e c’è chi non ha mai giocato alla rivoluzione perché è un proletario e rivoluzionario ed è rimasto sulla stessa barricata. L’autore di Ragazzi di vita e di Una vita violenta, sapeva benissimo chi era dalla parte della ragione e chi dalla parte del torto,conosceva il ruolo della polizia (e anche della magistratura) nella società capitalista, “Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia. Ma prendetevela con la Magistratura e vedrete !” (versi 44 – 45 ) e non era così ignorante da formulare un pensiero quale: “Parlando di immigrati, a mio modesto avviso, molti di loro andrebbero espulsi senza mezzi termini (quelli che impongono il hijab alle figlie, combinano i matrimoni secondo la sharia, quelli che sfruttano la prostituzione, quelli dediti al malaffare in senso ampio”; per lui intellettuale onesto e di cultura marxista,verso gli immigrati di oggi figli della sharia, ma che vanno a lavorare in bicicletta mentre noi gli sfrecciamo accanto con le nostre macchine, che accudiscono i nostri anziani, mentre noi ci andiamo a divertire in qualche locale insieme agli amici, avrebbe avuto quella calda simpatia e quell’umana solidarietà che aveva per i ragazzi delle borgate romane dediti al malaffare in senso ampio, le cui storie riempiono i suoi libri. Mi viene da domandare, se per gli immigrati del XXI secolo il Mantini propone l’espulsione, per i ragazzi delle borgate romane dediti al malaffare degli anni ’50, che avrebbe proposto, il carcere ? o forse mi sbaglio ed è per il nostro solo una questione nazionale o di razza.
Non si avventuri signor Mantini su terreni che le sono poco conosciuti, non fa una bella figura.

Aurelio Fabiani
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Compagni che sbagliano di Aurelio Fabiani
Compagni che sbagliano n.2 di Michele Fabiani


Innanzitutto chiedo scusa per quanto sto per scrivere, dal momento che il sottoscritto, essendosi da anni allontanato dal marxismo, in teoria non avrebbe alcun diritto di cittadinanza in una disputa dal titolo “Compagni che sbagliano”.
Vorrei tuttavia esprimere una posizione, senza per questo pretendere né che essa venga presa in considerazione, né tantomeno che sia condivisa da chicchessia.
Ho letto con interesse gli interventi di Aurelio e Michele Fabiani riportati in due post del blog ”La terra di Nessuno” dell’amico Valerio Bruschini.
Premetto che non mi sono allontanato dal marxismo per abbracciare le teorie liberiste: vivo l’apparente contraddizione (che è, appunto, solo apparente se la si guarda da un’ottica non ideologizzata) di essere un piccolo imprenditore anticapitalista.
Il mio pensiero, molto vicino a quello di Serge Latouche, si riassume nelle parole di Massimo Fini:
”…liberismo e marxismo sono in realtà facce della stessa medaglia: l’industrialismo appunto, che è il vero nocciolo della questione e che nessuno mette in discussione.
Sono entrambi modernisti, illuministi, ottimisti, economicisti, produttivisti, hanno entrambi il mito del lavoro (che per Marx è ‘l’essenza del valore’ – non per nulla Stakanov è un eroe dell’Unione Sovietica – e per i liberisti quel fattore che, combinandosi col capitale, dà il famoso ‘plusvalore’), tutti e due pensano che industria e tecnologia produrranno una tal cornucopia di beni da rendere felici tutti gli uomini (Marx) o, più realisticamente, la maggior parte di essi (i liberisti).
Questa utopia bifronte ha fallito.
Perché ha alle sue radici gli stessi ‘idola’: industrialismo, produzione, consumo, crescita, sviluppo.”
Come molte altre persone fedeli - per mera necessità - alla massima aristotelica per cui ”primum vivere, deinde philosophari” (dal momento che ho due piccole bocche da sfamare), appartengo alla categoria descritta dal Fabiani Jr. ”piccoli borghesi di merda”.
Sono cioé un piccolo imprenditore che è tale per necessità e che, ben lungi dall’avere rendite, lavora per circa 14 ore al giorno insieme alla propria consorte ed a quelli che una volta erano ”dipendenti” (ora associati) in un sistema di impresa in cui l’utile netto viene diviso in parti uguali fra tutti.
Con la crisi del 2008 e l’avanzata delle tigri asiatiche eravamo giunti ad un bivio: chiudere e mettere tutti sulla strada, oppure reinventarsi azzerando i costi fissi.
Al che ho proposto ai dipendenti una forma di collaborazione associativa: solo due su otto hanno accettato.
Agli altri abbiamo scritto una lettera di benemerenza ed abbiamo atteso che trovassero impiego altrove, cosa che non ha tardato a realizzarsi.
Questo per rispondere a chi scrive ‘’sappiamo tutti quanto è porco il nostro padrone”: non credo di essere mai stato un padrone nemmeno per il mio cane e men che meno un porco per delle persone con le quali ho sempre festeggiato i compleanni ed i piccoli (ma per noi significativi) successi lavorativi la sera in pizzeria o a casa davanti ad una bottiglia di vino.
Ricordo piuttosto che, al tempo in cui i rapporti di lavoro erano (per così dire) subordinati, il sottoscritto e la propria signora hanno svariate volte, nei momenti di difficoltà, rinunciato al proprio stipendio (1500 euro al mese cadauno se ci credete) pur di dare la busta paga ai dipendenti.
Va anche precisato che nella nostra piccola realtà vige l’uso del ”tu” da sempre, come del resto nella grande maggioranza delle piccole imprese italiane, checché ne dicano o ne pensino i cosiddetti benpensanti, che vorrebbero spaccare il culo a chiunque abbia una partita IVA.
I negrieri che approfittano dello stato di necessità delle persone esistono, purtroppo, è vero: esiste il vecchiaccio, che struscia l’uccello sulle chiappe delle fanciulle e quello che ti fa il contratto di 15 giorni in 15 giorni, come esistono del pari dei ”lavoratori” i quali non esitano a far passare un figlio per invalido, per usufruire della legge 104 con la connivenza di qualche medico compiacente legato alla triplice sindacale, e questo figlio ”invalido” e’ casualmente campione regionale di karate ed è regolarmente iscritto al CONI; esistono anche degli sciacalli, che si licenziano ed aprono un’attività identica alla tua, magari copiando un tuo prodotto, per cercare di farti chiudere la baracca; altri vendono informazioni riservate alla concorrenza in barba all’etica ed al semplice fatto che tu magari quelle informazioni gliele avevi trasmesse perché ti fidavi di loro in quanto ci sei cresciuto insieme.
Dunque non importa, sono un piccolo borghese di merda, uno dei piccoli borghesi di merda, che sono andati in banca per chiedere uno scoperto di conto corrente e che hanno le carte di credito (cosa che hanno tutti, imprenditori o dipendenti, l’hanno proposta persino a mia nonna che prende la pensione minima).
Nella categoria di questi “piccoli borghesi di merda” si annoverano pertanto anche tutti i lavoratori autonomi ed i liberi professionisti, che magari sono diventati tali in quanto non hanno trovato un posto da lavoratore dipendente.
Purtroppo, questi ”esseri diversi, scarsamente umani”, che non riescono a trarre dalla pura filosofia le fatidiche 2000 calorie al giorno e che sono costretti, per sopravvivere, ad incrementare il sistema del debito, soprattutto nelle zone urbane sono in aumento.
Personalmente, per cercare di costruire un’alternativa in vista dell’imminente catastrofe socio-economica globale, ho messo su insieme ad un amico un piccolo gregge di capre, recintando un campicello che mio nonno aveva lasciato a mio padre, ma ancora - vuoi per nostra incapacità o per il fatto che il baratto non è ancora tornato ad essere la base dell’economia - sfortunatamente non riusciamo a fare a meno della nostra attività primaria per guadagnarci da vivere.
Differentemente da altri, però, anche alcuni di noi, pur non avendo velleità filosofeggianti, scrivono ciò che è frutto del proprio pensiero, ma non lo pubblicano in libri stampati e non lo vendono a 14 euro la copia, in quanto anche questo è un atto terribilmente capitalista.
Inoltre, noi siamo per la libera e gratuita fruizione del sapere.
Ma veniamo al dunque.
Quanto sto per scrivere sarà schifosamente reazionario, del resto vi ho già chiesto scusa sin dall’inizio.
1. Scrive Fabiani Senior ”Grillo strizza l’occhio ai fascisti di Casa Pound”.
È sufficiente guardare il video su Youtube, (togliendosi prima i paraocchi da cavallo e senza pretendere di voler dimostrare ad ogni costo una posizione preconcetta), per capire che si tratta di una critica surrettizia e strumentale.
Rigiro la domanda ai rispettabili signori di Casa Rossa: se una persona, che, in passato, ha militato in Casa Pound volesse entrare nella vostra organizzazione, sarebbe accettata o no?
È lecito che un essere umano possa cambiare idea nel corso della sua vita?
2. Sempre Fabiani padre:
”Il M5stelle come tutti i movimenti populisti è interclassista, parla all’imprenditore, al disoccupato, al licenziato, dicendogli che sono sulla stessa barca, che sono tutte vittime della crisi; una idea che fa più male ai lavoratori di una sconfitta sul campo contro un nemico riconoscibile, perché fa arretrare la coscienza di sé come classe dei lavoratori”.
Questo dunque significa che i piccoli imprenditori ed i lavoratori autonomi non sono lavoratori? Significa forse che un ragazzo neolaureato, che non riesce a trovare un impiego e decide di mettersi a lavorare in proprio non è degno di essere tutelato?
Potrebbe l’autore della suddetta dichiarazione darci una definizione di ”lavoratore”?
E soprattutto, visto che i ”compagni che azzeccano” vogliono rimanere lavoratori duri e puri e per nulla al mondo rinuncerebbero al loro candore virginale di lavoratori dipendenti, dato che un loro passaggio di stato a lavoratori autonomi oppure - orrore e scandalo - a piccoli imprenditori comporterebbe la loro definitiva decadenza morale, come successe a Lucifero che da angelo diventò il signore delle tenebre, mi chiedo … se non ci fossero degli imbecilli come il sottoscritto, che rischiano il poco che hanno, tenendo in vita delle attività imprenditoriali spesso per rimettere l’osso del collo (grazie ad un carico fiscale del 67%) e per avere zero diritti (mia moglie non ha fatto un secondo di maternità, anche se ha partorito due volte, non ha preso un centesimo di indennizzo per malattia, quando ha fatto tre raschiamenti dopo altrettanti aborti spontanei al secondo mese di gravidanza fra la prima e la seconda bambina, e tutto questo perché, da piccola borghese di merda, non ne aveva diritto), chi assumerebbe i lavoratori dipendenti consentendo loro di essere tali ed in quanto tali dotati del diritto divino di sputare merda sull’universo mondo?
Dunque ha ragione Grillo a dire che siamo tutti sulla stessa barca o no?
Se un imprenditore licenzia un dipendente, (magari per atti di sabotaggio o per aver passato informazioni riservate alla concorrenza dietro compenso), e’ un porco schifoso, se invece chiude baracca e burattini, perché l’Agenzia delle Entrate stabilisce che dagli studi di settore risulta che i suoi fatturati non sono CONGRUI (magari lui ha fatturato meno per via della crisi) e gli infligge 50 mila euro di multa per cui lui si deve vendere anche la casa, a parte l’orgasmo di classe iniziale per aver visto crepare un porco padrone, cosa rimane alla tanto declamata ”classe lavoratrice”?
Oltre al ”padrone”, qualche altro padre di famiglia sul lastrico.
Una bella soddisfazione, immagino, per i ”compagni che azzeccano”: famiglie senza pane, ma in compenso con tanta coscienza di classe.
Raoul Mantini



Veniamo a Michele Fabiani.
Ai giovani va perdonata, almeno in parte, l’esuberanza e l’irruenza espressiva.
Tengo a precisare che, come anche il suo legale Carmelo Parente, pure lui noto grillino, ai tempi del suo arresto e della sua ingiusta carcerazione (dissi in quell’occasione, senza alcun paternalismo e solo per sdrammatizzare, che al massimo andava sgridato per aver scritto “Brunini palla di lardo” sul muro ed obbligato, raschietta alla mano, a cancellare la scritta, in quanto erano ben altre le critiche, che andavano rivolte all’allora primo cittadino) sono stato fra quei piccoli borghesi di merda, che hanno pubblicamente preso netta posizione a suo favore.
Come dice mia nonna: “Non sia mai rinfacciato“.
1. Dunque, esordisce definendo come “ferocemente negativo” il suo giudizio sul M5S asserendo più in basso che si tratta di un’arma di distrazione e di diseducazione di massa.
Nel dettaglio:
“Ebbene i tre punti del vaffanculoday non vanno dimenticati, sono una macchia scarlatta, che ci deve far riconoscere i grillini, quando li si incontra per strada, e cambiare direzione:
1) no ai condannati in parlamento;
2) no al finanziamento pubblico ai partiti;
3) politici in parlamento solo per due legislature.
Si tratta di tre proposte reazionarie.
Di più: si tratta della più grande, più intelligente, più pericolosa operazione che il fronte reazionario poteva mettere in piedi.”
In tutti i Paesi civilizzati i suddetti punti sono alla base della politica.
Nel senso che non c’è, spesso, nemmeno bisogno di una legge per disciplinare questa cosa, in quanto è già ben fissata nel costume.
Debbo precisare che io per primo sono solo parzialmente favorevole al punto n.1.
Nel senso che ritengo totalmente degno di sedere in parlamento un attivista condannato in Cassazione, per aver cercato di ostacolare un tentativo di distruzione del territorio o di usurpazione di beni comuni.
Infatti, il M5S prevede, in simili casi, delle deroghe per consentire la candidabilità come è avvenuto, ad esempio, per alcuni parlamentari NO TAV.
Ma dire che gente come Cuffaro o Penati (solo per citare due casi particolarmente eclatanti) non deve fare nemmeno il consigliere comunale, che il finanziamento ai partiti deve essere esclusivamente volontario (per quale motivo le mie tasse dovrebbero andare a finanziare Casini e la Santanché o, peggio che mai, gente come la Marini, Buconi e Rometti? Ho diritto o no a fare obiezione di coscienza?) e che la politica non deve diventare un mestiere per tutta la vita, ebbene asserire questo è reazionario?
2. Si parla di feccia giudiziaria: io per primo so cosa significhi essere vittima dell’arroganza e dell’incompetenza di un giudice, anche se nel mio caso si trattata di una causa civile ed, a differenza di Michele, non ho fatto quasi un anno di galera da innocente.
Solo che bisogna avere l’onestà intellettuale di riconoscere che i giudici non sono tutti uguali.
Almeno per rispetto verso persone come Chinnici, Livatino, Borsellino, Falcone e via dicendo, e lo stesso vale (storcerete il naso, ma ormai vi siete abituati alla mia antipatia) per i lavoratori delle forze dell’ordine, che, in molti casi, appartengono proprio a quella che una volta era la classe sottoproletaria. Ricordate il memorabile articolo di Pasolini Il PCI ai giovani?
Prese le difese dei poliziotti.
E venite a dirmi che Pasolini non è il più grande intellettuale italiano di sinistra, da sempre.
Conosco centinaia di poliziotti e carabinieri il cui operato e la cui condotta sono ben lontani dal rappresentare un esempio di specchiata onorabilità: ne conosco alcune decine che andrebbero addirittura decorati.
Argomentazioni simili le uso discutendo anche con persone di destra, dato che, a differenza di chi evita gli altri, cambiando strada, come suggerisce Michele, ho la brutta abitudine di interloquire con tutti. Parlando di immigrati, a mio modesto avviso, molti di loro andrebbero espulsi senza mezzi termini (quelli che impongono il hijab alle figlie, combinano i matrimoni secondo la sharia, quelli che sfruttano la prostituzione, quelli dediti al malaffare in senso ampio); altri andrebbero non solo accolti, ma facilitati in tutto nell’ottenimento della cittadinanza, in quanto esempi di onestà e di desiderio di integrazione.
E cosa mi sento dire dai destrorsi duri e puri?
Che sono una zecca schifosa, un comunista mascherato da grillino, che il M5S è un partito di sinistra camuffato.
Purtroppo, estremisti di destra e di sinistra hanno lo stesso spettro cromatico, nel senso che vedono il mondo in rosso e nero senza tonalità diverse, né sfumature intermedie, come se fosse un dipinto di Andy Warhol.
3. Io che non lo sono mai stato, questa volta mi dichiaro esplicitamente complottista.
Io non ci posso davvero credere che un movimento di queste dimensioni nasca proprio nella più grande crisi del capitalismo e porti milioni di persone su posizioni legalitarie, proprio adesso che invece dovrebbero prendere i forconi.
E poi ancora, nel finale:
“Sicuramente, un movimento, che nasce come giustizialista e legalitario, non si schiererà mai dalla parte della rivolta.
Lo abbiamo visto anche dopo il golpe della rielezione di Napolitano.
Sembrava stesse per scoppiare una rivolta quella notte, invece Grillo ha ricevuto una chiamata dalla Digos, si è cagato sotto, ed ha annullato tutto.
Lo ricordò anche in quella occasione: il suo orizzonte era e rimarrà la legalità.
Io invece penso che per cambiare davvero le cose sia necessaria la rivoluzione“.
Se non fossero frutto di una posizione ciecamente preconcetta, queste affermazioni potrebbero essere facilmente spiegate con una buona dose di malafede.
A parte il fatto che le parole di Michele sono ampiamente smentite dai fatti, in quanto al sottoscritto risulta che il M5S si sia apertamente schierato dalla parte della rivolta in Val di Susa ed in tutte le vertenze territoriali in atto su scala nazionale, una cosa non hanno capito e mai vorranno capire i cosiddetti compagni che azzeccano: con il M5S è già in atto una rivoluzione, la rivoluzione digitale.
Lenta, ma inesorabile: si è innescato il meccanismo della conoscenza condivisa contrapposta alla menzogna sistematicamente propinata da televisione e carta stampata, e questo fenomeno è irreversibile. La casta invece non aspetta altro che la gente, appunto, metta mano ai forconi ed alle spranghe, per ripetere il copione che tutti conosciamo a memoria: sbirri infiltrati, casini per le strade, qualche morto, tamtam televisivo ed ecco che la frittata è servita, ancora una volta.
La gente tornerà ad invocare …come prima la sicurezza, la disciplina… come cantava il compianto De André, ovvero lo status quo in cui sguazza quest’accozzaglia di criminali matricolati al soldo del potere bancario transnazionale.
Invece, noi siamo dell’avviso che boicottare il McDonald’s con l’uso della libera informazione sia un atto cento volte più rivoluzionario che spaccare la vetrina del McDonald’s.
Le rivoluzioni non si fanno necessariamente coi forconi o coi fucili.
Anzi, quelle fatte in punta di baionetta a cosa hanno portato?
Al terrore in Francia, alle purghe staliniane in Unione Sovietica, al castrismo a Cuba: il popolo ha solo cambiato padrone.
Il più grande rivoluzionario di tutti i tempi è stato Gandhi, la dottrina della non-violenza ha ottenuto più risultati di qualsiasi altra forma di protesta.
Scriveva lo stesso Gandhi:
Prima ci avete deriso, poi ci avete ignorato, poi ci avete combattuto. Alla fine abbiamo vinto.
In buona sostanza, sebbene - come asserivo dianzi - io non mi riconosca nella totalità assoluta di quanto proposto dal Movimento, personalmente non ho alcun dubbio sul fatto che il M5S sia l’unica speranza per questa penisola, che non è ancora degna di essere chiamata paese, di sorprendere ancora una volta il mondo intero.
Basta studiare, senza pregiudizi, l’attività parlamentare dei deputati e dei senatori pentastellati: anche volendola guardare dall’ottica dei compagni che azzeccano, ritengo che abbia fatto più cose di sinistra il M5S, in 6 mesi di presenza in parlamento all’opposizione e senza inciuci sottobanco, che il PCI e tutti i suoi sottoderivati in 60 anni di storia repubblicana.

Aurelio Fabiani

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