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Estate al fresco

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(13 Agosto 2010) Enzo Apicella
Dall'inizio dell'anno sono 40 i detenuti morti per suicidio nelle carceri italiane

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    (Omicidi di stato)

    La fine di Cucchi

    (5 Settembre 2013)

    lafinedicucchi

    MERCOLEDÌ 04 SETTEMBRE 2013 23:00

    Sono state depositate le motivazioni della sentenza il 3 settembre. Si sarebbe trattato di sindrome di inanizione (mancanza di cibo e acqua) e i colpevoli della sua morte sarebbero tutti dentro il padiglione dell’Ospedale Pertini dove Cucchi è morto una settimana dopo esser stato arrestato il 15 settembre 2009 per la detenzione di hashish, cocaina e antiepilettici.

    Le lesioni, i traumi, le fratture visibili nelle fotografie dell’orrore scattate sul corpo senza vita e gli ematomi sul volto il giorno del processo, i segni di un violento pestaggio, scompaiono nelle 170 pagine scritte dai periti. Che in una improbabile rivisitazione della malnutrizione devono aver incluso tutto quanto era possibile vedere sul corpo martoriato di Stefano.

    Inizialmente erano state portate sul banco degli imputati dodici persone in una sorta di concorso di colpa per la pietosa fine di Cucchi tra violenze fisiche e abbandono terapeutico: sei medici, tre infermieri e tre guardie carcerarie. La condanna di omicidio colposo, peraltro arrivata a due anni, è piombata invece alla fine dei quattro anni di processo solo sui medici con assoluzione totale dei poliziotti che hanno malmenato un detenuto che era arrivato in cella senza lividi e con la colonna vertebrale integra.

    La sentenza lasciava ovviamente intuire che la morte di Stefano fosse stata addebitata alla sola incuria sanitaria, certamente presente nei riguardi di un ragazzo ridotto a scheletro sotto un lenzuolo cui è stato negato di contattare familiari e l’assistente di comunità che lo seguiva e gli era di supporto.

    Ma nessuna sembra interrogarsi sul perché un ragazzo processato per direttissima debba finire ricoverato. E’ forse la droga, come riferiva il pessimo Giovanardi ai tempi, a procurare ematomi e a danneggiare la colonna vertebrale? Ammesso che non si potesse stabilire il tempo delle fratture perché mai un ragazzo entra sulle sue gambe a Piazzale Clodio ed esce su una barella incapace di stare in piedi? E’ un effetto della droga?

    I medici sono stati certamente “negligenti e sciatti”, ma la sparizione dell’altra parte della storia sulle violenze subite da Stefano lascia i familiari del ragazzo interdetti. Non un’anomalia, va precisato, in casi analoghi che hanno già visti coinvolti gli uomini dello Stato, proprio coloro i quali dovrebbero difendere i cittadini dai soprusi e dalla violenza. Una sentenza che sembra cucita su misura per garantire un ulteriore innalzamento dell'asticella dell'impunità per chi, con una divisa indosso, si sente padrone della vita di chi é affidato alla sua custodia e controllo.

    Ilaria Cucchi, la sorella, che del caso personale ha voluto fare una bandiera di giustizia e di impegno politico commenta la sentenza sperando sia impugnata dalla Procura di Roma o da quella generale e parla di”indagini inadeguate”e di contraddizioni.

    Stefano descritto troppo magro nella documentazione già prima dell’arresto praticava invece pugilato nei “pesi mosca” e non era certamente né un anoressico né debilitato. Il dubbio - che rimane legittimo e insoluto nelle pagine delle motivazioni - che altre persone avessero malmenato il ragazzo in stato di fermo: carabinieri o poliziotti?

    La prescrizione seppellirà tutto insieme a Stefano. L’epitaffio che sembra pacificare le coscienze di è che fosse soltanto un ex tossicodipendente. Questo deve aver convinto tutti che ridurlo in quel modo non avrebbe suscitato chissà che scalpore.

    Un tossico figlio di una famiglia “normale” non da scandalo. Nemmeno quando un padre e una madre decidono con chissà che dolore di postare su web le foto di un figlio con le ossa rotte.

    Rosa Ana De Santis - Altrenotizie

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