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RENZI, GRILLO: LA FALSA ALTERNATIVA E IL FASCISMO COME CULTURA POLITICA

(8 Settembre 2013)

La società italiana, sfibrata da oltre vent’anni di pessimo governo, sta cercando, per la seconda volta, di affidarsi a una sorta di “Lord Protettore”: andata male, almeno per il cosiddetto “popolo di centrodestra”, con Berlusconi, si pensa possa andare meglio per l’altra parte con Renzi.
La realtà, invece, risiede nel fatto che prima di tutto la società italiana non è più in grado da tempo di riconoscere la realtà considerando, prima di tutto, la colossale mistificazione che risiede nel cuore del sistema politico (assolutamente isolato, nella sua conformazione e realtà fattuale rispetto ai sistemi degli altri paesi europei) perché non più in grado di produrre una dialettica effettiva ma proporre e quindi produrre una “trasversalità” utile a conservare il potere, confezionata e venduta attraverso un finto manicheismo.
Un fenomeno particolarmente accentuatosi nel corso degli ultimi due anni, quando al governo sono saliti dei veri e propri “professionisti dell’illusione” (prima il governo dei “tecnici”, poi quelli delle “larghe intese”) capaci semplicemente di giocare sul sistema d’illuminazione dei tunnel per affermare il loro feroce “odio di classe” e la loro voglia di sopraffazione cui ha dato un grosso contributo, la torsione “presidenzialista” imposta da un Capo dello Stato, convinto assertore di una visione dell’autonomia del politico intesa come sede del “comando autoritario”.
La società italiana, in tutte le sue componenti, ha dimostrato di introiettare con grande facilità i fenomeni degenerativi che costituiscono la base del pauroso arretramento sociale cui stiamo assistendo.
Esiste un fenomeno generale di corrompimento, prima di tutto morale, sulla base del quale si fonda il sistema dell’industria privata, delle banche e delle comunicazioni della presenza dello Stato del sistema degli enti Locali.
Una società che permette un sistema di ricatto continuo al riguardo dell’intero mondo del lavoro, a partire dalla sua più grande industria manifatturiera, la FIAT, le cui storie di prevaricazione attuate dal vertice in carica non hanno certo bisogno di essere illustrate.
Soprattutto, però, la società italiana non appare più in grado di produrre “dialettica politica” e, seguendo l’escamotage della personalizzazione cerca di affidarsi – appunto – a un nuovo “uomo della provvidenza” al riguardo del quale i soggetti politici debbono essere costruiti semplicemente per consolidarne e ampliarne un consenso che, oggi, nella situazione data assume già aspetti imbarazzanti sul piano del costume e dei comportamenti di massa.
Quest’analisi vale per Renzi come per Grillo e un eventuale confronto tra i due non potrà certo essere definito come un momento di “dialettica politica”.
I due saranno sicuramente protagonisti di duelli verbali molto accesi tanto da farli apparire alternativi tra di loro: in realtà entrambi sono del tutto interni al processo di ristrutturazione in senso autoritario del sistema.
Una contrapposizione eventuale, quella tra Renzi e Grillo, del tutto formale perché gli strumenti ideologici, la pratica politica, i riferimenti al capitalismo iper –liberista, l’antipolitica esercitata verso partiti e sindacati risultano del tutto analoghi.
Esiste, nella fattispecie, un possibile paragone, molto inquietante, con il fascismo, inteso come cultura politica.
Le dinamiche sottese proprio con quel tipo di cultura politica sono evidenti, come appare analoga la tensione per arrivare al potere senza avere idea di ciò che ci sarà da fare, salvo “spazzare” via chi c’era già e accordarsi furbescamente con chi intende salire sul “carro del vincitore” (la coda nel 1922 fu lunga, ma nel 2013 appare essere assolutamente chilometrica) e assoggettare il sistema ai voleri del “Capo” nella logica dell’imbonire direttamente le masse (ieri in piazza, oggi alla televisione.)
Il solo antidoto, per questo sciagurato stato di cose, è proprio quello della ripresa della “politica”: quello che seppero fare, cioè, i partiti del CLN all’indomani dell’8 Settembre.
Il punto, oggi come oggi, è quello della ricostituzione di un sistema politico che, dal nostro punto di vista, a sinistra può essere interpretato attraverso la formazione di un soggetto che prima di tutto (come scrive Carlo Galli) sia partito, “parte” di una rappresentazione e di un radicamento sociale, rifiutando due meccanismi tragicamente deleteri come personalizzazione e presidenzialismo.
Ripartire dall’idea di fondo del “partito”, questa l’ipotesi che ci sentiamo di indicare come percorso per la ricostruzione di una sinistra d’opposizione e di alternativa.

Patrizia Turchi e Franco Astengo

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