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Ilva: intervista a Francesco Rizzo, delegato Usb

(11 Settembre 2013)

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Come sta andando con la vostra protesta?
A Taranto c’è ormai una situazione paradossale. Tutti sanno di quello che sta attraversando l’Ilva, dei “fiduciari”, dell’inquinamento folle, del clima di terrore verso i lavoratori e dei licenziamenti politici, ma le istituzioni non intervengono. Rispetto alla nostra lotta è come se fosse arrivato un ordine dall’alto a far finta di niente. Un ordine rispettato addirittura dalla Chiesa. Eppure parliamo di questioni serie. Parliamo di famiglie buttate in mezzo alla strada. Alcuni iscritti Fiom hanno aderito, ma l’organizzazione no. La segreteria ha dato ordine di non aderire. Il delgato Fiom ritenendo giuste le ragioni della protesta mentre usciva per lo sciopero è stato fermato da un capo che voleva convincerlo a deistere. Per quanto riguarda il licenziamento non c’è stato nemmeno un comunicato stampa.

Come è la situazione dentro?
Alla fine la famiglia Riva si è rafforzata. La rete di capi e responsabili è ancora tutta in piedi e funzionante. Bondi non li ha mica tolti. E questo perché l’Ilva i suoi capi li ha tutelati in tutto e per tutto. In questi anni sono morti almeno 50 lavoratori per gli incidenti. E i capi sono stati sempre tutelati.

Anche nella vicenda che vede il coinvolgimento di Zaframundo?
Il 30 ottobre scorso muore l’operaio Moccia, e Zaframundo, il nostro dirigente sindacale, indice 15 giorni di sciopero. Il caporeparto responsabile del luogo dove è accaduto il fatto viene promosso e riceve un premio di fine d’anno proprio mentre era indagato. Arriva Bondi, la ditta “Mr” viene messa fuori perché legata alla morte di Moccia. “Mr” agli occhi dell’Ilva ha la sola colpa di aver messo l’avvocato. Proprio come con i Riva, se si tentatva di difendersi si era fuori. Con Bondi stessi metodi. Alcuni fiduciari sono stati addirittura assunti.

Come è andata a finire?
Che il licenziamento porta la firma stessa dei capi indagati e precedentemente deunciati da Zaframundo.

E che ne è del piano industriale?
Non c’è il piano industriale. Ci sono invece degli esuberi, e sono almeno 3.500. Basta fare il ragionamento sulla chiusura della linea 1 e sull’eventuale coinvolgimento di Piombino qualora dovessero presentarsi delle emergenze, e il conto torna, mentre l’indotto è stato praticamente raso al suolo.

Quali saranno le vostre mosse?
Andremo avanti con la nostra battaglia. Stiamo però preparando altri esposti perché vogliamo mettere a nudo quello che sta accadendo all’Ilva e che convolgono molti personaggi dell’Ilva. Bondi vuole cambiare? Bene, metta fuori tutti i capi e i responsabili che hanno rappresentato la linea di comando, controllo e repressione dei Riva. Sono stati lo strumento dei Riva per combinare quell’impressionante catena di abusi e violenze che è sotto gli occhi di tutti.

10-09-2013

Fabio Sebastiani, liberazione.it

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