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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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    Declino di un partito e della sua maggioranza dirigente

    (26 Novembre 2004)

    Alla luce di circa un decennio di segreteria Bertinotti, è utile fare un’operazione retrospettiva per delineare le fasi che hanno caratterizzato l’ascesa e il declino dell’attuale leader del PRC, e conseguentemente della linea politica del partito.

    A mio avviso, sostanzialmente, le fasi si potrebbero individuare schematicamente in tre periodi. Il primo che vede l’adesione al partito dell’attuale segretario e l’investitura data dall’allora presidente di Rc Cossutta; la seconda, desistenza e rottura con il “primo” governo Prodi e ricollocazione all’opposizione del PRC; la terza fase, l’attuale, caratterizzata da due fattori non di poca importanza per un’organizzazione comunista: un’adesione, in vista del “secondo” governo Prodi, al progetto - prospettato dallo stesso ex presidente della Comm. Europea - di espansione e rafforzamento del polo imperialistico europeo in contrapposizione all’unilateralismo americano; l’alta, la capitolazione nei confronti proprio di quei leader sostenitori del polo imperialistico europeo, Zapatero, Chirac, Schroeder, mistificati dalla maggioranza del partito come pacifisti.

    E’ utile chiarire una caratteristica comune in tutte le fasi. Un PRC che, arrivato nel 1996 a sancire la desistenza e poi la rottura con il “primo” Prodi, non ha mai ricollocato il partito all’opposizione in nome dell’indipendenza di classe dai governi borghesi, ma ha rotto per avviare in futuro una prospettiva più avanzata di collaborazione di classe. L’accordo prossimo, di governo con il centro liberale dell’Ulivo, non è altro che uno dei punti di arrivo di questa tattica.

    Proprio come sostenevo appena sopra, la prima fase del segretariato Bertinotti, potremmo etichettarla come una fase “massimalista”. In quella fase, infatti, il partito si attestava su una serie di rivendicazioni alte: 35 ore a parità di salario, patrimoniale, tassazione dei Bot da 200 milioni di lire in su ecc..

    La conclusione di quella stagione fu l’accordo di desistenza con il “primo” Prodi, che si distinse come il governo degli anni ‘90 che più aveva privatizzato e colpito duramente la classe operaia.

    Eurotassa per entrare nell’Europa di Maastricht che avversavamo, introduzione della precarietà, del lavoro in affitto, ecc., con il pacchetto Treu..... primo passaggio: dall’opposizione alla collaborazione di classe.

    Tattica sbagliata di fondo che si rivelò ancora di più nei fatti: varo del Pacchetto Treu, la riforma dei cicli scolastici di Berlinguer (prologo della selezione di classe all’università), legge Turco-Napolitano e l’invenzione dei Centri di permanenza temporanea.

    Con la rottura del patto di desistenza, con un’uscita a sinistra, dall’appoggio al governo Prodi, Bertinotti si apprestava a ricercare un più alto compromesso con il centro liberale.

    Andavano aumentando, infatti, gli accordi di programma per amministrative, provinciali e regionali, che dovevano diventare il banco di prova, l’affabilità del PRC, nei confronti degli alleati in vista delle nuove politiche che si prospettano nel 2006.

    Fase, la terza, che ci porta a quello che è lo scenario attuale.

    Questo “terzo periodo”, per i suoi tratti peculiari, non solo chiude quel circolo vizioso iniziato con la rottura del “primo” Prodi per cercare un’alleanza su un terreno più avanzato, ma anche per due aspetti e due prese di posizione nei confronti dello scenario mondiale della guerra, prima in Afganistan, poi in Iraq.

    Primo aspetto il sostegno all’imperialismo europeo (Chirac-Schroeder), che si contrapponevano al blocco statunitense per controbilanciare una situazione di unilateralismo, sorta dopo il crollo dell’URSS.

    Questa situazione, si caratterizzava con i due colossi europei, che rifiutavano di mandare i contingenti militari in Iraq, non per aver abbracciato nuovi orizzonti pacifisti, ma perchè nel conflitto imperialista gli USA, lasciavano intendere di non voler mollare nessun pezzo della torta irachena.

    crogioloIl secondo aspetto, sempre legato all’evoluzione della precedente situazione descritta, avanzava il quadro di sostegno a quell’Europa forte, sostenitrice della forza militare di intervento rapido, da contrapporre allo strapotere militare.

    Questa volta, figura trainante, diventa il neo presidente riformista del governo spagnolo Zapatero.

    Anche questa volta, come prima, la mistificazione del quadro diventa parte della linea della maggioranza del PRC.

    Anche in questa presa di posizione, il travisare, la realtà dei fatti, si traduce nel sostegno al polo imperialista europeo. Zapatero, tutt’altro che paladino della pace, contro la guerra imperialista, ritirava le truppe proprio per contrapporsi al blocco atlantico, fino al giorno prima sostenuto dal suo predecessore Aznar.

    L’adesione al progetto di Europa forte, sostenuta in prima persona proprio da Prodi, si mescolava anche con una revisione del marxismo da parte della segreteria, per preparare il terreno e apparire più affidabile agli occhi degli alleati del centro liberale dell’Ulivo.

    Parallelamente il segretario, sia affrettava a condannare tutta l’esperienza dei comunisti nel ‘900. Si faceva discendere lo stalinismo direttamente dall’esperienza degenerata del partito bolscevico guidato da Lenin e Trotsky, in nome di un ritorno a Marx, un Marx che non trovava nessun fondamento teorico nel pacifismo e nell’umanesimo propinato proprio nel manifesto-appello del partito della sinistra europea.

    Il sostenere le primarie sul programma, dove il segretario in maniera astuta strumentalizza la democrazia del voto operaio sui contratti - cavallo di battaglia della FIOM - in nome di una democrazia fasulla (il voto ad un programma di collaborazione di classe, dove votano i banchieri del CS è ben diverso dal voto operaio), per far meglio digerire alla base un accordo che non incontra certo troppi favori.

    In questo breve bilancio del segretariato Bertinotti, dalla sua elezione a segretario, al Prodi-bis, continuammo a sostenere la battaglia oggi e domani - per la difesa della rifondazione comunista - in realtà mai avviata - contro il revisinismo, per la costruzione di un polo anticapitalista, per l’indipendenza della classe operaia dai governi di collaborazione con la borghesia.

    Una battaglia per non vedere privato il paese di una opposizione comunista, conseguentemente marxista rivoluzionaria.


    articolo de " il militante - giornale dei Giovani Comunisti liguri aderenti all’Ass.Marxista Rivoluzionaria “Progetto Comunista”" n°7 novembre 2004

    Roberto Stella

    Fonte

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