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Morandi e Panzieri: i socialisti e l’autonomia speciale in Sicilia

(12 Settembre 2013)

 moranpanz

02 settembre 2013

Doveva essere il presidente “rivoluzionario”, una sorta di Che Guevara per la Sicilia, e, dopo un anno dalla sua elezione su di lui piovono critiche incrociate, dall’opposizione di centrodestra, dal Movimento Cinque Stelle e dal Pd, il suo partito, che ha parlato di “nomine clientelari”. Ciò che appare più evidente nella esperienza di Crocetta al vertice della Regione siciliana è l’assenza di ogni riferimento ai temi dello Statuto autonomistico (anzi nella vicenda del Muos c’è la sua negazione!), in verità cancellato dall’agenda politica isolana.
E allora i socialisti, che per l’attuazione dello Statuto speciale siciliano sono stati storicamente in prima fila, dovrebbero rilanciare l’iniziativa autonomistica.
E’ opportuno ricordare infatti, che mentre la politica del Partito socialista negli anni che vanno dal 1946 sino al 1956 è genericamente definita come subalterna al Pci e a Mosca, poco approfondimento, anche storiografico, è stato dedicato all’elaborazione culturale autonoma dei socialisti, in particolare sui temi del Mezzogiorno e della Sicilia.
La campagna elettorale del 1955 e i risultati del voto, che segnano un successo dei socialisti, fanno della Sicilia il laboratorio della linea unitariamente approvata dal congresso di Torino del Psi pochi mesi prima. Sia la documentazione offerta da Domenico Rizzo, sia la testimonianza di Emanuele Macaluso ci dicono che Rodolfo Morandi, all’epoca vicesegretario nazionale, e Raniero Panzieri, animatore (e dal 1958 condirettore) di “Mondo Operaio”, sono i protagonisti di questa svolta politica in Sicilia, per il dialogo con i cattolici.
La posta in gioco in Sicilia era altissima: non si trattava solo di colpire il blocco agrario realizzando la distribuzione della terra. Si poneva all’ordine del giorno la gestione pubblica regionale delle risorse idriche e della produzione elettrica e soprattutto la nuova questione delle risorse petrolifere. Era un intero assetto di potere, un vero e proprio “blocco storico” gramscianamente inteso, coagulato attorno ai governi Restivo, che era messo in discussione. Segnale della durezza e della gravità della sfida è l’uccisione, in piena campagna elettorale, del sindacalista socialista Salvatore Carnevale da parte della mafia.
Il terremoto nei rapporti interni al sistema di potere economico è dato dalla rottura della Sicindustria di La Cavera con Confindustria nazionale. Il nuovo governo Alessi, che ebbe durata breve, fu il risultato dell’autonoma e combattiva iniziativa del Psi posta in essere soprattutto da Panzieri, con la notevole dialettica nei confronti del Pci.
L’esperimento siciliano realizzato da Morandi e da Panzieri non era altro che l’anticipazione della svolta di centrosinistra che nel 1963 opererà Pietro Nenni? Sarebbe azzardato affermarlo senza riscontri documentali. Ciò che appare evidente è la coraggiosa battaglia socialista per l’applicazione integrale dello Statuto speciale d’Autonomia siciliano.
A tal proposito illuminante appare un’affermazione di Rodolfo Morandi, pubblicata sulle pagine dell’ “Ora socialista”, il periodico della Federazione del Psi di Messina del 26 luglio 1957 (due anni dopo la sua prematura scomparsa), dedicato allo Statuto speciale della Regione siciliana: “Noi lo giudichiamo un atto di portata storica nazionale, una svolta decisiva che si è orientata nei sistemi e nelle consuetudini di uno Stato accentratore e soffocatore delle libertà locali che sono il fondamento e il presupposto delle libertà individuali”.
Quanta attualità in quelle parole, che suonano come una condanna senza appello per la stragrande maggioranza della classe politica isolana e del suo ascarismo.

Maurizio Ballistreri - mondoperaio.net

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