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Resolution: Revolution!

Resolution: Revolution!

(1 Gennaio 2012) Enzo Apicella
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    Capire il passato per fare i conti con i problemi del terzo millennio

    (20 Settembre 2013)

    Dal numero 9 di "Alternativa di Classe"

    Oltre ad analizzare e capire lo sviluppo capitalistico nel tempo, è necessario tentare un'analisi del percorso tracciato nell'arco degli ultimi centocinquanta anni da quello che Marx chiamò "il partito storico della classe": un’analisi di parte, dalla parte del movimento operaio. La sua storia dimostra che, nel corso di tutto il periodo capitalistico, vi sono state fasi di grande pressione e avanzata, fasi di brusco e lento ripiegamento, per sconfitta e degenerazione, e fasi di lunga attesa prima della ripresa.
    La Comune di Parigi del 1871 fu sconfitta violentemente, e ne succedette un periodo di relativo sviluppo del capitalismo, durante il quale si generarono teorie opportuniste, a dimostrazione del ripiegamento delle forze rivoluzionarie.
    La Rivoluzione d'Ottobre del 1917, invece, è stata sconfitta attraverso una lunga involuzione, che portò, fra l’altro, alla soppressione violenta di molti suoi stessi artefici sopravvissuti. Il proletariato, di fronte all'espandersi del capitalismo, non sempre ha saputo applicare le sue energie di classe con successo, ricadendo, dopo ogni sconfitta, nelle reti dell'opportunismo e del tradimento, rimanendo lontano dalla rivoluzione.
    La sconfitta internazionale degli ultimi anni '80, frutto di una epocale innovazione restaurativa, fu un'autentica "rivoluzione dall'alto", scatenata dal capitale in risposta alle lotte operaie degli anni ‘60 e ‘70. Dissoltosi il soggetto collettivo di quel ciclo, l'atomizzazione non ha trovato alcun argine sui luoghi di lavoro. E' avanzato un universale processo di precarizzazione. La fabbrica è stata investita da questa ondata demolitrice.
    Categorie come quella della composizione di classe e del rapporto di salario non sono affatto superate. La marginalità strutturale è già di per sè composizione di classe e il rapporto di salario comprende ogni aspetto della merce forza-lavoro. Lo sgretolarsi, il disperdersi della comunità proletaria, è davanti ai nostri occhi. Ma è possibile una ricomposizione. Si tratta di accorciare quella distanza che impedisce l'elaborazione collettiva di un vissuto comune, in quanto determinato dalla materialissima condizione di precarizzazione. Occorre riannodare i fili di una nuova capacità teorico-pratica di massa all'altezza della portata storica della posta in gioco. Urge dare avvio ad un capillare lavorio di ritessitura delle trame spezzate della solidarietà proletaria, per superare la dimensione atomizzata.
    La centralità del lavoro, lungi dall’identificarsi con uno sterile “lavorismo”, comporta la necessità di confrontarsi con i processi della riproduzione sociale e del dominio capitalistico. Le nebbie ideologiche, diffuse da miriadi di analisti borghesi, cominciano a dissolversi. Pseudo-categorie, che affermavano l'esaurimento della dialettica di classe, vengono accantonate, di fronte ad una realtà che si è fatta beffe di loro. L'organizzazione di classe deve compiere oggi un lavoro di registrazione scientifica dei fenomeni sociali, al fine di rilanciare le tesi del marxismo rivoluzionario.
    Nessun movimento può trionfare senza la continuità teorica, che è l'espressione delle lotte passate. I fatti materiali hanno confermato le ragioni di fondo del marxismo rivoluzionario. Si tratta di non perdere occasione per entrare in ogni frattura, in ogni spiraglio, sapendo bene che il lavoro sarà lungo e difficile.
    Dobbiamo rinsaldare le forze ancora vive della classe operaia nello sfacelo della società fondata sul profitto. Il sindacato confederale, ma non solo, è sotto l'influenza delle classi nemiche e molto spesso funziona da veicolo per profonde deformazioni. Certamente non è uno specifico strumento rivoluzionario, ma sarebbe un errore abbandonarlo ora, senza nemmeno aver partecipato alla imminente battaglia congressuale in CGIL, verificandone poi gli esiti…
    I proletari devono capire quella che è la premessa essenziale della ripresa rivoluzionaria: centro-sinistra e centro-destra hanno interessi comuni. La classe operaia deve sapere che il suo destino non si gioca sul terreno della competizione fra i partiti borghesi. I problemi della vita quotidiana degli operai sono direttamente i problemi della organizzazione di classe. Il nostro compito è essenzialmente politico. Siamo coscienti che la difesa degli interessi di classe non può venire dalla vittoria su Renzi di Bersani, Vendola e Ferrero (o, magari, di altri), ma dalla liquidazione definitiva delle comparse borghesi di destra e di "sinistra". Centro-sinistra e centro-destra dovranno ricevere una sfida spietata che costringa tutti a rendere visibile la questione reale degli interessi di classe nazionali e stranieri. Non dobbiamo mai nascondere il nostro scopo, che è quello di abolire gli ordini sociali finora esistiti.
    Le dinamiche capitalistiche, ed il loro portato, sia sul piano sociale che su quello ambientale, con processi degenerativi, in cui le quote di irreversibilità sono sempre maggiori, rivelano quanta sia l’urgenza della ricomposizione, a tutti i livelli, dal nazionale all’internazionale, di un elemento soggettivo all’altezza. C’è molto da analizzare, da studiare, da approfondire e da rendere patrimonio collettivo, ma ancora dippiù c’è da ricostruire, da lavorare, da operare.

    Alternativa di Classe

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