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Yemen, l'agonia dei giornalisti

(21 Settembre 2013)

Nonostante la maggiore libertà di espressione di cui gode il Paese nel dopo-Saleh, a Sana'a si moltiplicano gli attacchi contro i reporter. E restano impuniti

agogiorn

di Giorgia Grifoni

Roma, 21 settembre 2013, Nena News - Minacce, ma anche violenza fisica e sparizioni. E persino omicidi. Quello che giornalisti e blogger yemeniti stanno vivendo nei giorni della transizione sembra un incubo targato Saleh. E invece avviene in piena era Hadi, dove il popolo sembrava godere di una maggiore libertà di espressione e dove le riforme sui diritti umani avevano allentato la morsa del governo sui giornali. A dare l'allarme è stata l'organizzazione Human Rights Watch, che in un rapporto di 45 pagine pubblicato qualche giorno fa ha delineato il fenomeno degli attacchi ai giornalisti sotto il nuovo governo.

Ne emerge un quadro allarmante, in cui alle violenze sia verbali che fisiche a cui erano sottoposti i giornalisti durante i 33 anni di presidenza di Saleh da parte delle autorità, ora si aggiungono nuove minacce da ogni parte: partigiani del vecchio regime, ribelli Houthi del nord, secessionisti del sud e religiosi conservatori. In tutti i casi, secondo Human Rights Watch, il governo non ha fatto nulla per perseguire i colpevoli o tutelare i reporter minacciati. "Il fallimento del presidente Hadi nell'affrontare gli attacchi contro i giornalisti yemeniti - ha dichiarato Joe Stork, direttore di Human Rights Watch in Medio Oriente - non solo nega loro giustizia, ma rende i media nel complesso timorosi di ulteriori e più gravi attacchi".

I casi documentati dall'organizzazione sono stati circa 20. C'è chi è stato brutalmente picchiato, come Hamdi Ramdan, 33 anni, per aver fotografato l'esercito che disperdeva i manifestanti nel dicembre del 2012. O chi è stato minacciato per aver finalmente potuto raccontare le implicazioni dell'ex-presidente Saleh negli omicidi politici del 1977: "Se non smetti di investigare sulla questione - è stato avvisato per telefono Ahmed Said Nasser, 35 anni, direttore di un giornale - verrai assassinato". E poi c'è chi non potrà più parlare, come Wagdy al-Shabi, 28 anni, freddato nella sua casa di Aden assieme a un amico. La moglie, salva per miracolo, ha trovato alcuni uomini vestiti sia in abiti civili che in uniforme militare nella stanza dove giaceva suo marito: nessuno è mai stato arrestato.

La risposta delle autorità è stata lenta e inefficace e, nel peggiore dei casi, nulla. In compenso, oltre ai 260 incidenti documentati solo nel 2012, la Freedom Foundation, un gruppo locale che monitora la libertà di stampa in Yemen, riporta i casi di 19 giornalisti processati nello stesso anno, nella maggior parte dei casi per diffamazione. Nella prima metà del 2013, invece, i giornalisti accusati dal governo di aver violato la Legge sulla Stampa del 1990 sono stati 74. I rischi maggiori avvengono per i reportage sulla corruzione, uno dei più gravi problemi del Paese.

Interrogate da Human Rights Watch sui casi di giornalisti perseguitati, le autorità yemenite hanno addotto la responsabilità alla lotta all'instabilità politica e ai rischi di sicurezza nazionale, la sfida maggiore del mandato di Hadi. Alcuni funzionari si sono giustificati dicendo che la precaria situazione del Paese ostacola i loro sforzi di investigazione sulle violenze non solo verso i giornalisti, ma anche verso le loro forze di sicurezza. Altri, invece, hanno accusato i reporter di fomentare l'instabilità politica con i loro scritti.

Resta il fatto che i giornalisti, sempre più spaventati e abbandonati dalle autorità, vivono uno stato di ansia perenne che li porta ad auto-censurarsi. Khaled el-Hammadi, un reporter molto noto in patria e all'estero, ha raccontato a Human Rights Watch di come un tentativo da parte del Ministro della difesa di diffamarlo abbia scatenato il panico tra gli altri giornalisti: "Poiché il governo - spiega el-Hammadi - ha verbalmente aggredito me, un giornalista così noto, pensano che potrebbe toccare anche a loro. Soprattutto i giovani giornalisti, che magari non sono ricchi né ben collegati, ora evitano di occuparsi dei casi più sensibili".

Nena News

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