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(28 Giugno 2012) Enzo Apicella

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    (Il nuovo ordine mondiale è guerra)

    Guerra e pace nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente. L’analisi del Segretario generale del Partito Comunista Libanese.

    (26 Settembre 2013)

    guerraepace

    25 Settembre 2013 20:50

    da solidarite-internationale-pcf.over-blog.net

    Intervento di D. Khaled HADADAH, segretario generale del Partito comunista libanese alla Festa di « Avante » il 6 settembre 2013

    La crisi strutturale nella quale il capitalismo mondiale è piombato da oltre un decennio, fino al 2012 per la precisione, è stata una delle più cruente ma anche delle più importanti per il mondo arabo e il Medio Oriente. In effetti, durante questo decennio le guerre imperialiste (israeliane comprese) in Iraq in Afghanistan, in Libia in Libano e in Palestina hanno fatto milioni di morti e decine di milioni di handicappati, di sfollati, senza contare la distruzione di città e infrastrutture ; ma, nello stesso tempo, questo periodo è stato caratterizzato dalle sollevazioni popolari in Egitto, Tunisia e nel Golfo arabo contro i sistemi oligarchici totalitari e le dittature che, fin dalla fine della seconda guerra mondiale, avevano oppresso i popoli in nome di un’economia di rendita e di sottomissione completa all’imperialismo, specie statunitense.


    Questa economia di rendita è basata essenzialmente su petrolio e gas le due fonti di energia più utilizzate delle quali, occorre dire a nostro detrimento, solo i territori e le acque del mondo arabo e del Mediterraneo orientale sono ricche. Del pari il Canale di Suez, che costituisce la rotta principale di queste preziose merci, è doppiato oggi, in seguito al crollo dell’Unione sovietica, attraverso una seconda rotta, oggetto di dispute fra Stati Uniti e Russia per incanalare il petrolio russo e quello delle ex Repubbliche sovietiche verso l’Europa, e per la quale Washington, aiutato dal suo alleato turco, ha già condotto numerose guerre in Cecenia, che si trova tra la Georgia e l’Ossezia, e oggi in Siria e nuovamente forse in Libano e nei territori palestinesi occupati.

    Per questi fini gli Stati Uniti sotto il presidente Bush padre non hanno lesinato sui mezzi. Hanno rimesso in auge un vecchio progetto del Segretario di Stato Henry Kissinger sotto il nome di « Grande Medio Oriente » poi divenuto nel 2006 all’epoca del bombardamenti israeliani in Libano il « Nuovo Medio Oriente » il quale come precisato da Condoleeza Rice – non poteva che essere realizzato col dolore del nostro popolo. Questo progetto si basa sull’utilizzo di truppe intestine, soprattutto di natura religiosa e confessionale per fare implodere il mondo arabo in tanti mini staterelli e facilitando così il furto delle ricchezze arabe.

    Inoltre, è a causa della sconfitta di questa guerra contro la Resistenza libanese, che occorreva ridare smalto a Israele, per un rilancio imperialista nella regione, ma anche per distruggere l’unico esercito arabo presente nella regione che resta ai margini del piano imperialista, quello della Siria. Per fare ciò sono stati messi in campo: la trasformazione di Israele in Stato degli ebrei nel mondo e la liquidazione della causa palestinese, a partire dalla liquidazione della Risoluzione 194 delle Nazioni –Unite che aveva sancito il diritto dei rifugiati palestinesi al ritorno e al recupero delle loro terre. Progetto rafforzato dal tentativo di mettere in campo, con l’aiuto dell’Arabia Saudita e del Qatar, un movimento islamico sulla testa dei paesi arabi che cercano di emanciparsi dalla doppia tutela degli imperialisti e della borghesia locale infeudata.

    Dunque la fase attuale della guerra in Medio Oriente ha un quadruplice obiettivo:

    -Il primo è completare la seconda fase del progetto « Nuovo Medio Oriente », vale a dire la distruzione della Siria e del Libano.

    -Il secondo è liquidare la causa palestinese.

    -Il terzo è riprendere in mano la situazione in Egitto e rimettere al potere i Fratelli musulmani, facendo anche dell’Egitto, dopo la Turchia e il Pakistan, il terzo stato del Medio Oriente basato su una dittatura militare musulmana sunnita e in grado di contenere l’allargamento militare – musulmano sciita dell’Iran, che deve essere contenuto, secondo le direttive dell’amministrazione americana, prima che si possa estendere a tutti i paesi arabi, soprattutto perché ciò che accade attualmente in Iraq non lascia presagire niente di buono per Washington e i suoi « amici » nella regione.

    -Quanto al quarto, alla luce di tutto questo, è quello di impedire alla Russia di diventare capofila di un secondo polo internazionale, che possa pretendere la « sua parte » nella nuova spartizione del mondo, dopo la sconfitta degli ultimi 23 anni di politica egemonica dell’imperialismo statunitense sul pianeta.

    Oggi il Mediterraneo orientale come il Golfo arabo da dieci anni è trasformato in un arsenale dove pllulano navi da guerra e dove la più piccola deflagrazione può scatenare una nuova guerra mondiale … senza dimenticare la contaminazione di armi chimiche e nucleari. E il rischio di una guerra aumenta ogni giorno a vista d’occhio.

    L’umanità è minacciata nella sua stessa esistenza. Tutta l’umanità e non solo i popoli della nostra regione; e tutto questo solo per consentire ad una sparuta minoranza di tutelare i propri interessi e conseguire i suoi guadagni.

    Sono circa cento anni, dalla prima guerra mondiale, frutto di un’altra crisi capitalista che aveva attraversato il mondo presto seguita dall’ascesa del nazismo e del fascismo che hanno devastato il pianeta.

    Di nuovo i popoli si trovano di fronte al medesimo rischio. Tanto che dei governi trovano normale uccidere oltre 100.000 persone in Siria e si scandalizzano solo se si tratta di armi chimiche, come cercano di far credere ai loro popoli, ancora una volta dopo la Bosnia e l’Iraq, che loro non hanno niente a che fare con il terrorismo e che sono i piccoli dittatori (che essi stessi hanno foraggiato per lungo tempo) i soli colpevoli, mentre le masse popolari soffrono: morte e distruzione da una parte, disoccupazione ed emarginazione dall’altra.

    Il solo modo di far cessare l’aggressività imperialista è che la classe operaia internazionale, che i popoli tutti del pianeta si uniscano per fermare l’avanzata imperialista e prendere in mano il proprio destino. Una società senza discriminazioni, ne spoliazioni, né guerre deve essere costruita. Nel frattempo, ogni mezzo deve essere utilizzato per impedire la guerra. E' la strada che sta di fronte a noi.

    Traduzione di Anna Migliaccio per Marx21.it

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