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(28 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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Napolitano criminalizza tutto il Movimento No-Tav

(5 Ottobre 2013)

napocrimi

Eccolo qui, Giorgio Napolitano, di nuovo in campo, con tutta l’autorità di un Presidente della Repubblica, per una “giusta causa”: la messa al bando del Movimento No-Tav. Si badi: non delle iniziative assunte da gruppi che nulla hanno a che vedere con il pur duro dissenso dei valligiani e dell’ampio concerto di soggetti sociali che intorno alle donne e agli uomini della Valle Susa si sono stretti. Il “frontale” di Napolitano, l’invito esplicito alle “forze dell’ordine” alla tolleranza zero, alla repressione più severa è nei confronti del Movimento in quanto tale, perché ormai – secondo il Presidente – non distinguibile dagli “obbiettivi criminali delle frange estreme” cresciute ai margini della protesta che ne avrebbero”snaturato ogni legittimo profilo di pacifico dissenso e movimento di opinione”. Il pacco bomba inviato a un cronista del quotidiano La Stampa è stato dunque l’occasione colta da Napolitano per imprimere un salto di qualità nell’offensiva in atto per stroncare ogni resistenza alla realizzazione del “mostro”. Poco importa che il giornalista de La Stampa medesimo abbia subito e per primo voluto distinguere le responsabilità, evitando ogni strumentale criminalizzazione dei No-Tav. Più in alto si ragiona diversamente. Come più e più volte è accaduto nel nostro Paese, anche ora lo stigma del terrorismo viene usato per bollare il conflitto sociale e negare ad esso ogni legittimità democratica. Oggi, di questa crociata autoritaria, si fa interprete il Presidente della Repubblica. ”Come ho avuto modo di osservare ricevendo di recente il Commissario Virano e da lui apprendendo l’accrescersi dell’impegno di coloro che – sindaci e cittadini – hanno originariamente dato vita a quel movimento, non posso che condividere il più netto richiamo al superamento di ogni tolleranza e ambiguità nei confronti di violenze di stampo ormai terroristico” – ha concluso Napolitano nel suo comunicato – rinnovando il proprio “apprezzamento per come magistratura e forze dell’ordine stanno operando in quella tormentata area della Val di Susa”.

Apprendiamo dunque che per il Capo dello Stato una protesta è legittima soltanto se si mantiene entro i confini del movimento di opinione. Una concezione assai povera, diciamo pure conservatrice, liberal-borghese, della democrazia. Una concezione che nega in radice tutti quei conflitti sociali che da sempre sono stati il lievito del progresso civile, aprendo le condizioni per il riscatto delle classi subalterne e sviluppando la democrazia e la libertà per tutti. Anche questo ci parla del regresso culturale che sta ammorbando l’atmosfera di questo Paese. Un regresso al quale noi non intendiamo rassegnarci.

Dino Greco, liberazione.it

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