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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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IL CONTAPASSI DI RIFONDAZIONE COMUNISTA E LA SINDROME DEL FRIGO VUOTO

(8 Ottobre 2013)

paoferre

Allora, il 12 in piazza con "la via maestra", il 18 con il sindacato di base e il 19 con i comitati di lotta e le realtà antagoniste. Ottobre, un mese in movimento!".

In questa semplice dichiarazione di Paolo Ferrero è racchiusa la sintesi politica di un partito.

Un partito che, agli sgoccioli, non sembra trovare direzione e strategia.

Ovunque e dovunque, aderendo alle varie occasioni di lotta, organizzate da altri, senza una propria distinta linea di analisi, di intervento, vagabolando in cerca di piazze, necessarie a sventolare insegne che diano fiato ad un congresso che si preannuncia bolso.

A riprova il CPN, il massimo organo deliberante del PRC, vota all'unanimità questo comunicato:

Il Cpn del Prc, riunito il 6/10/2013, impegna l’insieme del Partito a realizzare la massima partecipazione alla manifestazione del 12 ottobre “La via maestra” per la difesa e l’attuazione della Costituzione e per il lavoro, con l’auspicio che quel percorso continui e si rafforzi, diventando uno spazio pubblico di sinistra che possa costruire un nuovo soggetto politico unitario per le lotte, la partecipazione, la trasformazione della società.
Il Cpn del Prc impegna l’insieme del Partito a partecipare attivamente allo sciopero generale del 18 ottobre indetto dai sindacati di base e alla manifestazione nazionale del 19 ottobre promossa dai movimenti sociali, per il diritto ad abitare e contro la TAV.

Il dispositivo votato, al di là delle parole d'ordine usuali, è emblematico dell'adesione prona e dell'assenza d'autonomia d'analisi che non tiene minimamente conto delle ragioni reali che sottendono all'iniziativa del 12 ottobre, come dalle pagine sponsorizzanti di Repubblica oggi si legge, in una intervista a Zagrebelsky: l'alveo nel quale si muove tutta l'operazione è dentro l'area del PD, oggi fortemente ipotecata da tensioni centriste (Letta, in primis, e a seguire Renzi). Un PD col quale nessuno degli organizzatori ha alcuna intenzione di rompere!

Un'area all'interno di un regime che si sta consolidando pericolosamente, dove possono trovare spazio lobby e gruppi di pressione (come spiegò benissimo qualche settimana fa Landini, descrivendo le ragioni della nascita del Movimento per la Costituzione:

"....“operazione culturale, non politica”. E con chi insiste su eventuali sbocchi elettorali, sottolinea: “Vanno ricostruiti i canali della partecipazione perché, se da 20 anni abbiamo Berlusconi, non è colpa sua, ma degli altri. Però la soluzione non sta nella creazione dell’ennesimo partito: noi non vogliamo ricreare la sinistra e noi non siamo contro qualcuno. Piuttosto vogliamo essere uno strumento di pressione sui partiti. Chi vuole può agire con noi, ma questo è il momento della responsabilità, non dell’appartenenza”.


Una operazione ambigua che, in nome della Costituzione (emendata da sostanziali modifiche, che ne hanno mutato l'assetto complessivo, pensiamo all'inserimento del "pareggio di bilancio"), raccoglie cittadini e militanti che confusamente cercano, credendo di trovarlo, un approdo minimo di rilancio di una valorizzata partecipazione popolare in un sistema politico che ha di fatto reciso da tempo la connessione tra gli agenti politici (i Partiti) e il proprio elettorato, ormai volatile perchè trasformato in flusso di opinione, preda di personalizzazioni e politicismi.


O forse è questo il vero obiettivo di Ferrero?

Traghettare il proprio residuale partito verso una sponda salvifica, all'interno di un sistema dove non c'è soltanto convergenza sull'assetto tra maggioranza e opposizione, ma espressione - sostanziale - di identità sulle politiche (per la strage di Lampedusa si è toccato il fondo chiedendo "corridoi umanitari".... )?

Perchè non fare chiarezza rispetto al contesto nel quale si muove?


Bisognerà spiegare prima o poi agli eterni girovaghi delle piazze altrui che gli obiettivi dei novelli paladini della Costituzione sono diversi nella strategia, profondamente diversi, al punto che stasera uno sdegnato Rodotà (sì quello uscito dal PLI con Pannella, ex vice segretario del Partito Radicale, e via di seguito nella SI e poi nel PDS e candidato sino allo spasmo dal M5S alla Presidenza della Repubblica) alla TV davanti ad una precisa domanda di Massimo Franco ha escluso la sua partecipazione alla manifestazione del 19 esclamando "non ci penso nemmeno..".

L'assenza di pensiero critico, di autonomia elaborativa, di proposta politica compiuta si paga, a caro prezzo, e questo scorcio d'autunno presenta il conto.

Ed allora, cosa può fare una nascente organizzazione politica che si vuole richiamare alla sinistra d'alternativa, anticapitalista e libertaria come vuole essere ROSS@?

Deve farsi prendere dalla sindrome del frigo vuoto?

Cioè rincorrere le croste ammuffite e le carote disidratate variamente collocate, attendere esiti di congressi asfittici, in attesa che qualche residuo e sperduto gruppo dirigente e militante ritrovi la strada dell'opposizione di classe?

O non è meglio proporsi con decisione e chiarezza di metodo e obiettivi, prima che l'ennesima passeggiata, vero e costruito specchietto per le allodole/massa, consegni alla dismissione politica quanti ancora sentono necessaria una vera opposizione?

Patrizia Turchi

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