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USA, i diritti alla Corte Suprema

(10 Ottobre 2013)

moneycort

Giovedì 10 Ottobre 2013 00:23

Con l’inizio di questa settimana si è aperto negli Stati Uniti il nuovo anno giudiziario della Corte Suprema che, come nei due precedenti, finirà per valutare ed eventualmente deliberare su una serie di importanti questioni costituzionali emerse durante i dibattimenti nei tribunali inferiori. Come è ormai consueto per la Corte guidata da otto anni dal giudice capo (“chief justice”), John Roberts, i prossimi mesi vedranno con ogni probabilità una serie di sentenze in gran parte destinate a comprimere i diritti democratici individuali e a promuovere gli interessi delle corporations e delle classi privilegiate.

Il caso sul quale potrebbe concentrarsi la maggiore attenzione mediatica riguarda i limiti delle donazioni che singoli individui possono elargire ai candidati a pubblici uffici e che minaccia di abbattere definitivamente i limiti imposti per legge alla quantità di denaro destinata alle campagne elettorali dei politici americani.

La Corte Suprema aveva già affrontato questo tema nel 2010 con la storica sentenza nel caso “Citizens United contro Commissione Elettorale Federale”, nella quale era stato cancellato il tetto massimo dei contributi a favore di gruppi o associazioni che sostengono determinati candidati, purché le loro campagne non vengano coordinate con questi ultimi.

Nel nuovo caso che il tribunale ha iniziato a discutere già martedì - “McCutcheon contro Commissione Elettorale Federale” - in pericolo è invece il limite stabilito per le donazioni dirette ai candidati e ai partiti, basato a sua volta su un verdetto della Corte Suprema del 1976 (“Buckley contro Valeo”). L’appello era scaturito da una causa intentata da un uomo d’affari dell’Alabama (Shaun McCutcheon) che riteneva incostituzionale, perché lesivo del diritto di espressione, il tetto di 123 mila dollari che ogni singolo donatore può versare complessivamente a candidati per cariche federali in un periodo di due anni.

L’attuale Corte a maggioranza conservatrice, secondo gli osservatori, appare decisamente propensa ad abbattere una delle residue barriere alla totale influenza del denaro sulla vita politica americana e, per raggiungere questo obiettivo, potenti forze politiche si sono già attivate, come dimostra l’intervento a favore della cancellazione di ogni limite alle donazioni fatto di fronte ai nove giudici supremi nella giornata di martedì da un legale del leader di minoranza al Senato, il repubblicano Mitch McConnell.

All’attenzione del supremo tribunale degli Stati Uniti arriverà poi anche un altro caso di estrema rilevanza e con il potenziale di ridefinire alcuni dei poteri attribuiti al presidente (“National Labor Relations Board contro Noel Canning”). La questione verte attorno alla facoltà degli inquilini della Casa Bianca di nominare membri del governo o di agenzie governative senza il voto costituzionalmente richiesto del Senato.

Il presidente, in realtà, è autorizzato a fare i cosiddetti “recess appointments” quando il Senato non è riunito ma queste nomine, per risultare definitive, devono essere confermate da un voto della stessa camera alta del Congresso entro la fine della sessione successiva. Anche in questo caso, l’appello alla Corte Suprema è stato promosso dagli ambienti di destra negli Stati Uniti in seguito alla nomina da parte di Obama di alcuni membri del National Labor Relations Board - l’agenzia governativa che dovrebbe contrastare le pratiche illegali messe in atto contro i lavoratori dalle aziende - in un periodo in cui il Senato non era in sessione, così da superare l’ostruzionismo repubblicano.

La scottante questione dell’aborto potrebbe inoltre essere affrontata dai giudici della Corte Suprema, i quali si ritroveranno a decidere sull’ammissibilità di due casi: “McCullen contro Coakley” e “Cline contro Oklahoma Coalition for Reproductive Justice”. Il primo riguarda la costituzionalità di una legge dello stato del Massachusetts - simile ad un’altra del Colorado ritenuta legittima dalla Corte Suprema nel 2000 - che limita le manifestazioni di protesta nei pressi di strutture mediche che praticano le interruzioni di gravidanza, mentre il secondo ha a che fare con la facoltà dei singoli stati di restringere il ricorso a medicinali che inducono l’aborto.

Il diritto all’aborto, sancito con la storica sentenza “Roe contro Wade” del 1973, è sotto attacco ormai da alcuni anni negli Stati Uniti, soprattutto a livello statale con provvedimenti messi in atto da amministrazioni repubblicane che, ad esempio, stanno imponendo regolamentazioni difficili da rispettare per le cliniche mediche o riducono drasticamente il numero di settimane di gravidanza oltre le quali l’aborto viene dichiarato illegale.

In molti tra gli anti-abortisti americani spingono però per portare la questione all’attenzione della Corte Suprema, nella speranza che lo spostamento a destra del tribunale durante la presidenza Roberts possa quanto meno gettare le basi per un futuro smantellamento del diritto stabilito con la già ricordata sentenza del 1973.

Dopo la sostanziale conferma della legittimità della “riforma” sanitaria di Obama durante l’anno giudiziario appena terminato, la Corte Suprema potrebbe tornare ad occuparsi di questo argomento, questa volta per valutare un aspetto caro all’integralismo religioso d’oltreoceano. Ribaltando il senso stesso del dettato costituzionale - che stabilisce la laicità della repubblica - sulla base della libertà di religione, coloro che promuovono il caso in questione vorrebbero vedere abolito l’obbligo previsto dalla “riforma” sanitaria che le aziende americane hanno di includere la fornitura di contraccettivi all’interno dei piani di assicurazione offerti ai loro dipendenti.

La laicità delle istituzioni civili sarà in gioco anche nel caso “Città di Greece contro Galloway”, nel quale i nove giudici potrebbero considerare la pratica delle autorità della località dello stato di New York di iniziare ogni assemblea pubblica con una preghiera religiosa.

Tra i numerosissimi casi che la Corte Suprema dovrà decidere se discutere o meno ce n’è infine uno che potrebbe assestare un ulteriore colpo al diritto alla privacy negli Stati Uniti. In “Stati Uniti contro Wurie”, infatti, verrà valutato se il Quarto Emendamento della Costituzione consente alla polizia di esaminare senza l’autorizzazione di un tribunale il contenuto del telefono cellulare di una persona arrestata legalmente.

Sull’esito delle cause che verranno discusse, infine, peserà l’orientamento sempre più conservatore e pro-business dell’attuale Corte Suprema, in particolare in seguito alla nomina da parte di George W. Bush del giudice Samuel Alito nel 2006 al posto della moderata Sandra Day O’Connor. Gli equilibri interni, però, nella maggior parte dei casi più delicati continuano ad essere decisi dal cosiddetto “swing justice” Anthony Kennedy, il quale si schiera alternativamente con i quattro giudici moderati (Ruth Bader Ginsburg, Stephen Breyer, Sonia Sotomayor, Elena Kagan) o, sempre più spesso, con i quattro ultra-conservatori (Roberts, Alito, Clarence Thomas, Antonin Scalia).

I casi che la Corte Suprema deciderà di discutere nei prossimi mesi saranno comunque come di consueto soltanto alcune decine sulle migliaia che vengono sottoposti alla sua attenzione e i criteri di selezione risponderanno sempre più a ragioni di ordine politico, dettate in gran parte dall’agenda conservatrice della maggioranza dei giudici che fanno parte del più alto tribunale degli Stati Uniti d’America.

Michele Paris - Altrenotizie

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