">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Buon compleanno Marx

Buon compleanno Marx

(5 Maggio 2009) Enzo Apicella
191 anni fa nasceva a Treviri Karl Marx

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Memoria e progetto)

Raniero Panzieri, Socrate socialista

(14 Ottobre 2013)

ranipanz

A Pisa un'iniziativa dedicata a Raniero Panzieri con Paolo Ferrero e il filosofo Gian Mario Cazzaniga. Martedì 15 ottobre dalle 17 alle 19.30 in Piazza dei Cavalieri, Polo Carmignani, Aula 3. Piano Terra.

Il segretario del PRC è autore del libro "Panzieri, uomo di frontiera" uscito nel 2005 che raccoglie anche interventi di Alasia, Bologna, Ferraris, Fofi, Masi, Miegge, Mottura, Rieser, Revelli, Tronti e tanti altri. Cazzaniga partecipò alle esperienze dei Quaderni Rossi e del Potere Operaio pisano.

Su Panzieri consigliamo di leggere un bel saggio di Pino Ferraris RANIERO PANZIERI: UNA CRITICA DA SINISTRA DELLO STALINISMO PER UN SOCIALISMO DELLA DEMOCRAZIA DIRETTA e proponiamo un vecchio articolo di Massimo Raffaelli scritto per Alias in occasione dell'uscita del libro di Ferrero.


"E’ difficile spiegare oggi, o solamente alludere, specie a un pubblico di giovani, chi sia stato e cos’abbia davvero incarnato nel volgere di anni tuttavia decisivi, Raniero Panzieri"

Socrate socialista

Capitò a Pietro Nenni nel 1950 di lodare in pubblico un giovane dirigente del Psi siciliano cui accadeva di dividere la giornata tra l’incarico di Filosofia del diritto all’Università di Messina e il presidio all’occupazione dei feudi sui Monti Nebrodi da parte di migliaia di braccianti reietti. Il dirigente era un ragazzo di ventinove anni, Raniero Panzieri, destinato a una breve e bruciante parabola di organizzatore politico-culturale e di teorico marxista che si concluderà una livida mattina dell’ottobre 1964, al cimitero di Torino, quando Panzieri è inumato alla presenza di pochi compagni ravvolto in una semplice bandiera rossa (racconta Franco Fortini, che era lì presente) senza una parola e alcun gesto che sappia di retorica o di ufficialità. E’ difficile spiegare oggi, o solamente alludere, specie a un pubblico di giovani, chi sia stato e cos’abbia davvero incarnato nel volgere di anni tuttavia decisivi, Raniero Panzieri. Restano diverse date, e alcuni apporti di cui si è avvalsa almeno una generazione di studiosi e di militanti: fra il ’53 e il ’55 traduce insieme con sua moglie Pucci Saija il II libro del Capitale e La situazione della classe operaia in Inghilterra di Engels; nel ’57 dà vita, sulla rivista socialista “Mondo Operaio”, a un inserto letterario che squarcia, per libertà di sguardo e di contributi, la coltre dello stalinismo imperante nella pubblicistica di sinistra; nel ’59 viene assunto da Einaudi come consulente per le discipline sociali ma ne viene licenziato quattro anni dopo, insieme con Renato Solmi, per il diretto patrocinio al libro-inchiesta di Goffredo Fofi, inviso alla Fiat e al quotidiano “La Stampa”, L’immigrazione meridionale a Torino, poi edito da Feltrinelli; nel ’61, uscito infine dal Psi, fonda e dirige la rivista “Quaderni rossi”, vero e proprio archetipo, quanto alla riflessione teorica e alla messa a punto di strumenti d’indagine sociopolitica, della Nuova Sinistra. Dai “Quaderni” nasce un seme fecondo per le lotte operaie e studentesche del biennio ’68-’69 e di lì scaturiscono riferimenti essenziali, anche nel dissenso successivo, per il testo che piomba su quegli anni segnandoli alla stregua di una grande meteorite filosofica, Operai e capitale di Mario Tronti, già redattore della rivista che appunto con la penna di Panzieri così si inaugura: “E’ evidente che pensiamo soprattutto, oggi, ad un lavoro di formazione di un’avanguardia rivoluzionaria non di massa, le cui tesi politiche per un periodo prevedibilmente lungo non possono coincidere col movimento reale, ma possono mirare solo in prospettiva a questa coincidenza. Oggi è possibile parlare di partito solo nel senso che si può lavorare a questo scopo in questa prospettiva.”
Il lascito di Panzieri, allo stadio di palinsesto, si può schematizzare tuttavia in pochi tratti elementari e nondimeno necessari: nella fuoruscita per così dire a sinistra dallo stalinismo; nel rigetto della cultura-partito quale controllo preordinato dall’alto e posizione dottrinaria; nel ritorno a una lettura antidogmatica dei classici e di Marx in particolare; nell’analisi, da sotto e da dentro, della fabbrica neocapitalista e dell’universo simbolico ad essa contiguo per il tramite dell’ ‘inchiesta operaia’. (Al riguardo, sono ancora reperibili alcune raccolte di suoi scritti: La ripresa del marxismo-leninismo in Italia, a cura di D. Lanzardo, Sapere 2000; L’alternativa socialista, scritti scelti 1944-1956, a cura di S. Merli, Einaudi 1982 e Lotte operaie nello sviluppo capitalistico, a cura di S. Mancini, ivi 1976. E’ inoltre consultabile, ricco di documenti, il sito www.ranieropanzieri.com).
Dunque viene oggi utile il volume collettivo Raniero Panzieri.Un uomo di frontiera (prefazione di Marco Revelli, Edizioni Punto Rosso/Carta, pp. 285, € 13.00) che il curatore Paolo Ferrero, in un denso saggio introduttivo, consegna ad uso critico direttamente ai giovani del Movimento dei Movimenti. Unitamente a una cronologia, a una bibliografia, a una lunga intervista a Pucci Saija e a un inserto iconografico (stupenda la foto del ‘62, ripresa in copertina, di un Panzieri al Cancello Due di Mirafiori, fisso in un frangente di resipiscenza o distrazione, vicino a un operaio che inforca la Vespa) il libro riunisce una ventina di testimonianze e interventi di diversa natura e spessore a firma, tra gli altri, di Gianni Alasia, Luca Baranelli, Giorgio Bouchard, Ester Fano, Giovanni Jervis, Dario e Liliana Lanzardo, Edoarda Masi, Vittorio Rieser, Renato Solmi, Mario Tronti e Luca Lenzini, il quale ultimo riordina i numerosi versi e le note di diario che Fortini dedicò a Panzieri. Alcuni autori ne rammentano il profilo versatile e il carattere umanissimo (vedi Baranelli, che gli fu vicino negli anni torinesi:
“Il suo modo di parlare – denso, serrato, partecipe- rivelava la sua singolarità fra i politici di professione (…) Era allegro, curioso, spiritoso. Aveva uno spiccato senso umoristico.”) altri, come Edoarda Masi, ne ricordano l’indipendenza intellettuale connessa alla mozione etica, persino primordiale, dell’agire politico (“La libera forza del pensiero teorico indipendente, dote specifica dei grandi intellettuali, trovava una rarissima convergenza con l’assunzione della responsabilità politica”); altri ancora, come Pino Ferraris, sa tradurre la parabola di Panzieri, specie il suo scrutare l’innovazione tecnologica, il suo chiedere conto alla civiltà delle macchine, il suo stesso immergersi nei ritmi e nelle forme della fabbrica neocapitalista, in un esempio metodico di stringente attualità. Scrive infatti Ferraris: “Questa linea di ricerca sulle macchine è rimasta bloccata. Non esiste una critica dell’uso capitalistico del macchinismo post-fordista. Quando la rete informatica è diventata l’automa-autocrate del processo di produzione al posto della catena di montaggio è stata sconvolta la realtà e disorientata la nostra mente. Sono decenni ormai che nelle società complesse si riproducono i cosiddetti ‘nuovi movimenti sociali’ o movimenti politici di massa. Essi hanno alti e bassi, cambiano volto e differenziano le loro culture e i loro obiettivi ma restano comunque al centro della scena sociale senza che i partiti riescano a captarli, senza che i sindacati possano rappresentarli. La teoria e la pratica della politica non sono ancora riuscite a cimentarsi positivamente con questo problema.”
Perciò Panzieri manca, qui-e-ora, o meglio la sua assenza allude a un duplice vuoto, cioè tanto al fervore di un’intelligenza acuminata e troppo presto spenta quanto, nello stesso tempo, a un’immaginazione sociologica che è andata in seguito dispersa perché incapace, al presente, di allegoria e profezia, vale a dire di passione cognitiva e di slancio progettuale. Invece Panzieri, e tutti concordano su questo, sapeva guardare e interrogare, sapeva soprattutto ascoltare gli uomini che agivano con o contro di lui mentre studiava le macchine che intanto gli funzionavano intorno. Pensare/organizzare/dialogare/scrivere erano per lui una cosa sola, anzi ardevano entro un medesimo fuoco. Quello di un Socrate socialista venuto a mancare, dice un verso di Fortini, per troppo poco sonno.

Massimo Raffaeli
articolo pubblicato su ALIAS (dalla pagina fb dedicata a Raniero Panzieri)

controlacrisi.org

8642