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(18 Ottobre 2013)
Da alcuni giorni i prigionieri dei bracci 10, 11, 13 e 15 del Centro di Reclusione Nazionale e Internazionale (ERON) del carcere La Picota di Bogotá stanno portando avanti uno sciopero della fame per protestare contro le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere.
L'Agenzia di Notizie Nuova Colombia, ANNCOL, ha realizzato un'intervista al proprio direttore, il giornalista Joaquín Pérez, prigioniero politico del regime colombiano, per comprendere le ragioni
della protesta. “Viviamo in un cimitero umano”, ha sintetizzato Joaquín.
L'episodio che ha scatenato l'ennesima protesta carceraria, nella settimana di solidarietà con i prigionieri politici, è stato il cambio della ditta appaltatrice delle mense nelle carceri: “Lo Stato vuole farci morire di fame”, denuncia “Joaco”, mentre l'impresa “Servialimentaria” lucra sulla pelle di 130.000 carcerati.
“La Picota è un carcere nuovo, costruito sul modello nordamericano nel quadro del Plan Colombia. Però non funziona niente!”, prosegue il giornalista, indicando che “l'acqua è disponibile solo 3 volte al giorno”, e che l'INPEC, il corrottissimo Istituto Nazionale Penitenziario e Carcerario, ha sospeso la distribuzione di diete particolari per carcerati con esigenze mediche specifiche, come i diabetici, mettendo a rischio la vita di queste persone.
La mancanza di cure mediche porta alla morte di molti prigionieri, come costantemente denunciato da associazioni che si occupano di Diritti Umani.
La lotta del popolo colombiano prosegue nelle forme più diverse e non si ferma nemmeno all'interno delle carceri; e di questa lotta inarrestabile un chiaro esempio è lo stesso Joaquín, da consigliere comunale nel Cauca a sopravvissuto al genocidio della Unión Patriótica, da leader popolare in esilio a portavoce dei reclusi di “La Picota”.
Associazione Nazionale Nuova Colombia
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