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    Il calvario di Malala

    (21 Ottobre 2013)

    calvma

    Malala, ferita gravemente, viene trasportata all'ospedale

    Scritto da Lal Khan da www.struggle.com.pk

    Il 9 ottobre è trascorso un anno da quando la tranquilla valle dello Swat fu improvvisamente travolta dal dolore e dall’angoscia per il bestiale attacco subito da Malala Yousafzai e altre studentesse nel momento in cui il pullman che le stava portando a casa finì intrappolato a un posto di blocco dell’esercito che stava subendo un arttacco dei fondamentalisti.

    Malala venne colpita alla testa da distanza ravvicinata, e vennero colpite gravemente anche altre due ragazze. Miracolosamente Malala sopravvisse all’attacco ma rimase seriamente ferita. Fu un crimine feroce che impone la più severa condanna e lo sdegno da parte di ogni essere umano degno di questo nome.
    Malala fu abbastanza fortunata da poter essere soccorsa immediatamente: venne inizialmente trasportata nell’unità di neurochirurgia di un ospedale di Peshawar e quindi trasferita al Queen Elizabeth Hospital di Birmingham, in Gran Bretagna. Ripercorrendo quegli angoscianti 16 giorni completamente da sola, stesa in un letto d’ospedale a migliaia di chilometri dalla sua casa e dalla sua famiglia, nel suo libro che verrà pubblicato in Gran Bretagna, racconta che pianse per la prima volta quando i suoi genitori riuscirono finalmente ad arrivare a Birmingham e a farle visita. Ha espresso i suoi sentimenti in quel momento: “Era come se tutto il peso del mondo fosse stato sollevato dal mio cuore. Sentii che allora tutto sarebbe andato bene”.

    Tutto ciò fu di grande sollievo per Malala, ma nel frattempo le condizioni delle donne e delle ragazze nello Swat hanno continuato a peggiorare, e la repressione nei loro confronti in questa tragica regione prosegue senza sosta. Sono soggette quotidianamente a ogni sorta di brutalità, molestie e traumi.
    Quella di Malala fu un’orribile tragedia inflitta a una ragazzina di 15 anni che ebbe il coraggio di sfidare i bigotti islamici che hanno reso lo Swat un inferno e spargono sangue e terrore in un’orgia di follia religiosa.
    Queste forze della reazione più nera sono un riflesso del disagio sociale che si annida nella società come risultato della crisi sociale ed economica e del disfacimento che affliggono l’esistenza umana. Contrariamente alla propaganda e alla percezione generalmente diffuse dai media in occidente, questi guardiani islamici dell’oscurantismo e la loro organizzazione politica non godono del supporto di massa che è loro attribuito.
    Tuttavia, queste forze reazionarie hanno una presenza significativa nelle varie istituzioni dello stato pakistano. Il loro denaro sporco nutre le istituzioni statali e queste in cambio offrono copertura e assistenza finanziaria a queste forze oscure. Il loro capitale sporco domina l’economia e la politica del paese, e lo stato stesso. Queste forze tendono a imporre un’ideologia “islamica” sulla società in ogni area della vita pubblica e privata. Non è che un’altra forma di neofascismo che in realtà è l’essenza distillata della putrefazione in cui versa il sistema capitalista pakistano. Sfruttando la demoralizzazione e l’inerzia generalizzate tra le masse, questo stato reazionario e le sue istituzioni stanno fomentando divisioni, che siano tra sunniti e sciiti o tra musulmani e cristiani o qadiani [un movimento islamico riformista, ndt], e in questo processo promuovono aggressivamente l’imposizione ufficiale della religione, dai corsi di studio nel sistema scolastico fino alle norme sociali e culturali. Questo fenomeno indica anche il carattere reazionario e retrogrado della classe dominante pakistana, che coltiva pregiudizi religiosi per dividere come un cuneo l’unità della classe lavoratrice.
    L’attacco a Malala ha avuto una copertura mediatica senza precedenti. Tuttavia, i media borghesi sono stati molto attenti a dipingere un quadro conforme agli interessi e ale strategie delle classi dominanti a livello nazionale e soprattutto internazionale.
    Del tutto consapevolmente è stato tenuto nascosto l’ambiente di provenienza di Malala, assicurandosi che non venisse in alcun modo contraddetta la storia che i media padronali hanno cercato di cucire a misura delle necessità politiche dell’imperialismo. Uno dei giornalisti indiani più autorevoli ed esperti, Javed Naqvi, lo ha sottolineato in uno dei più diffusi quotidiani pakistani in lingua inglese.
    Il 25 ottobre 2012 ha scritto:
    “Esiste la prova di una base marxista che corre il rischio di essere trascurata nella formazione ideologica della giovane ragazza. Una fotografia in cui compare con un poster di Lenin e Trotsky dovrebbe indicare la sua vicinanza a uno dei gruppi di uomini e donne più preparati ideologicamente nello Swat. Sono membri della Tendenza Marxista Internazionale (TMI), che condanna ugualmente l’estremismo religioso e l’imperialismo. Ci hanno raccontato del blog di Malala e delle sue interviste a siti di informazione internazionali, ma il suo coinvolgimento con i marxisti dello Swat (proprio la sua terra d’origine) tende a essere ignorato. Malala Yousafzai ha partecipato alla Scuola nazionale giovanile marxista a luglio di quest’anno nello Swat.”
    I cosiddetti media indipendenti hanno opportunamente cancellato dall’educazione di Malala queste informazioni in modo che i giovani e i lavoratori rimanessero ignari di questo aspetto della lotta della coraggiosa ragazza. Il padre di Malala era un militante della sinistra progressista e fu educato ideologicamente da Faiz Mohammad, lo zio materno di Malala che è comunista e ha lottato per unire i giovani e i lavoratori di Swat e Malakand per combattere non solo questi terroristi fondamentalisti reazionari, ma anche le forze della repressione statale e Il sistema di sfruttamento capitalista nel suo complesso.

    Gordon Brown, ex Primo Ministro britannico, è diventato il principale sostenitore della campagna per l’educazione delle ragazze in Pakistan e per i cosiddetti Obiettivi di Sviluppo del Millennio, consistenti nel garantire un’istruzione alle ragazze nei paesi in via di sviluppo. Questo esponente della destra laburista è lo stesso che non solo votò a favore dell’invasione dell’Iraq, ma che approvò lo stanziamento d’emergenza di massicci finanziamenti per quella stessa guerra criminale ed appoggiò i crimini contro l’umanità commessi da Bush e Blair. Ci sono interessi nascosti dietro le manovre di Brown.

    È un grande fautore del capitalismo, tanto che, come economista, nel 2007 sostenne ignominiosamente che il capitalismo avesse superato il suo ciclo di boom e crisi e fosse incamminato sulla strada della crescita permanente. Questo accadde appena un anno prima della più profonda crisi del capitalismo della storia, nel 2008, costringendo questo profeta del boom senza fine a ventilare addirittura l’ipotesi di inviare l’esercito britannico nelle strade della Gran Bretagna per controllare la rabbia dei lavoratori e dei giovani e fornire protezione al capitale finanziario internazionale e al capitalismo. Le politiche di Brown sia come Cancelliere che come Primo Ministro su sanità ed educazione, basate sulla teoria dell’effetto “trickle-down” (l’economia delle “briciole che cascano dal tavolo” dei ricchi) hanno comportato una seria riduzione del ruolo dello stato nell’educazione e in altri settori di intervento sociale.
    Le nazioni imperialiste occidentali si sono tuffate sullo sfruttamento della tragedia di Malala per mascherare le loro campagne di uccisioni di massa di bambini, donne e anziani in guerre criminali, con l’uso di droni assassini in tutto il mondo o, per essere più precisi, in Iraq, Yemen, Libia, Siria, Pakistan, etc.. Questa è una strategia consapevole e calcolata, da una parte per ingannare i lavoratori occidentali, e dall’altra per intensificare le loro politiche di privatizzazione e di promozione di organizzazioni non governative e altre associazioni riformiste in Pakistan e negli altri paesi in via di sviluppo, allo scopo di promuovere una cultura di accettazione del capitalismo – un sistema che sta devastando l’intera società.
    Istituzioni come le Nazioni Unite, e le sue numerose organizzazioni collegate come UNICEF, OMS e molte altre, stanno giocando il ruolo di forze ausiliarie nella promozione del capitalismo. Singole celebrità, da Bill Clinton a Noreena Hertz (un’economista britannica, ndt) fino ad Angelina Jolie, usano espressioni come “capitalismo dal volto umano” e “terza via”. È davvero ironico che l’immagine di Malala, che iniziò la sua lotta per l’educazione su basi di classe, venga adesso usurpata da queste istituzioni e celebrità, che attraverso i loro sorrisi di facciata e atti caritatevoli stanno perpetuando un sistema che è direttamente responsabile per le privazioni sofferte dai figli delle classi oppresse, e nel medesimo processo stanno portando avanti un percorso che renda l’educazione una merce su cui ottenere profitto, alla portata dei soli ricchi.
    Malala ha ricevuto una pioggia di riconoscimenti da istituzioni e governi imperialisti occidentali. È addirittura la favorita per il Premio Nobel di quest’anno. La giuria scandinava è la stessa, nota per la sua ipocrisia, che ha assegnato il Nobel per la pace a Barack Obama, responsabile per atrocità di massa in Iraq e Afghanistan. Sotto il governo di Obama gli attacchi di droni proprio sui pashtun, nella regione originaria di Malala ai confini tra Pakistan e Afghanistan, si sono ferocemente intensificati uccidendo centinaia, se non migliaia, di ragazze, donne e bambini e altri innocenti. Questo la dice lunga sulla natura del Premio Nobel tanto incensato dai media.
    E adesso la regina invita Malala a Buckingham Palace: è il colmo! Questa corona simboleggia l’impero britannico che colonizzò e represse il subcontinente indiano; c’è un’intera storia sulle “guerre afghane” combattute tra gli imperialisti britannici e i guerrieri pashtun. Fu l’impero a separare in due stati i pashtun tracciando la “linea Durand”, lacerando una nazione che aveva la stessa lingua, la stessa storia, la stessa cultura.
    La verità è che sono molte di più le scuole che cadono in rovina per la scarsità di fondi statali di quelle abbattute dagli attacchi dei fondamentalisti islamici. Considerato che meno del 2% del PIL è destinato all’educazione, non è una sorpresa che il Pakistan abbia l’impressionante numero di 25 milioni di bambini in età scolare che non vanno a scuola. Uno su quattro dei bambini nell’età della scuola elementare – 6 milioni in tutto – non ci vanno. Circa metà di quelli che si iscrivono a scuola la abbandonano prima della fine del terzo anno. Dietro questa desolante situazione si nascondono alcune delle più crudeli disuguaglianze al mondo. I ragazzi provenienti dal 20% più ricco delle famiglie che vivono in città hanno in media 10 anni di scolarizzazione. All’estremo opposto, le ragazze delle famiglie contadine povere ne hanno solo uno. L’aumento dei prezzi del cibo e del carburante e la povertà dilagante hanno costretto molte famiglie a mandare i figli in cerca di lavoro invece che in classe. Si stima che ben 10 milioni di bambini in Pakistan lavorino alle fornaci per mattoni, siano sfruttati nelle fabbriche o come collaboratori domestici.
    I talebani non sono l’unica barriera all’educazione per le persone come Malala in Pakistan. I problemi sono molto più profondi. Povertà, disuguaglianza di genere e la totale mancanza di investimenti nella scuola da parte della classe dominante pakistana sono il cuore del problema.
    Malala era una ragazzina quando ha partecipato alla scuola marxista nella regione dello Swat. Era nei suoi anni formativi di apprendimento e stava traendo i primi insegnamenti dalla sua esperienza personale nello Swat. Aveva una sete di nuove idee e concetti che potessero spiegare non solo le atrocità commesse dai talebani pakistani, ma stava anche abbracciando il marxismo come quello strumento scientifico che potesse porre fine alla sequela di brutale violenza, di repressione e di sfruttamento ad opera del sistema dominante in Pakistan.
    Non è ancora chiaro in che misura questi agenti capitalisti sono stati in grado di appropriarsi della vita di Malala e della sua famiglia, ma qualunque sia l'esito finale, non vi è dubbio che, fintanto che questo sistema permane, la minaccia del fondamentalismo continuerà a rovinare la vita di tante giovani ragazze e di devastare l'esistenza di tante persone innocenti. Sotto il dominio imperialista e la coercizione socio-economica capitalista una vera istruzione rimarrà un sogno lontano per queste ragazze così desiderose di sviluppare in maniera profonda la propria conoscenza del mondo.

    marxismo.net

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