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(28 Maggio 2011) Enzo Apicella
Fincantieri chiude gli stabilimenti di Sestri Ponente e di Castellammare di Stabbia e annuncia 2.500 licenziamenti.

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    LEGGE DI STABILITA' 2014:
    STABILI SOLO I PRIVILEGI DI LORSIGNORI

    (22 Ottobre 2013)

    Dal giornale "Alternativa di Classe" (numero 10)

    Il Governo Letta procede speditamente. E' il segno che rappresenta quello che oggi serve alla borghesia sul piano istituzionale.
    Accantonato Berlusconi, in questo momento più dannoso, che utile, la borghesia da un lato, per bocca del governo, ha minimizzato l'entità del prossimo intervento economico, mentre dall'altro, con i suoi media, non ha esitato a criminalizzare la “settimana di mobilitazione” dal 12 al 19, indetta da alcuni movimenti, proprio per “spaventare” chi ritiene che una risposta di lotta al suo operato non sia più rinviabile. E c'è da credere che agirà di conseguenza!...
    Se è vero che qualcuno, poco intelligentemente e con slogan tanto “agguerriti” nelle forme, quanto “blandi” nei contenuti politici, ha prestato il fianco all'allarmismo da parte del Governo (che ha finanche spostato la data di una partita di calcio di Serie A), resta il dato di fatto che dichiarazioni come quella recente di Rodotà su certa “equivalenza” alla 'ndrangheta del “Movimento NO TAV” sono perfettamente funzionali alle aspirazioni securitarie della borghesia.
    Tutto ciò non toglie niente al valore ed all'importanza dello sciopero generale di Venerdì 18, indetto dai sindacati di base, seppur con alcuni obiettivi non classisti, ed anche se “affogato” tra l'istituzionalismo di fondo della manifestazione del 12 ed il confuso ribellismo del 19. Il sindacalismo di base deve finalmente capire, però, che scadenze simili non possono restare come un rituale annuale, come uno sfogatoio “una tantum”! Si tratta di essere più pronti, e costantemente, alla mobilitazione, anche sul piano nazionale, e le occasioni di certo non mancano...
    Dopo la prima “manovrina”, per iniziare a rifinanziare, disinnescandola, quella vera e propria “bomba ad orologeria”, rappresentata dalla Cassa Integrazione in deroga, si passa a quella che Squinzi ha definito come una necessaria “manovrona”, corrisponda o meno alla sola “Legge di stabilità 2014” da 11,5 mld di Euro, in corso di presentazione in Parlamento. In questo senso, già i sindacati confederali, con l'ennesimo infelice documento, quello unitario del 30 Settembre (sulla linea dello scandaloso “Patto di Genova” con Squinzi del 2 Settembre, già illustrato alle pagine nn. 2 e 3 di questa testata nel numero scorso, salvo le richieste di tutela per cassintegrati in deroga, “esodati” e precari del pubblico impiego), avevano chiesto interventi al Governo soprattutto a favore dell'industria nazionale, e cioè del capitale nostrano.
    L'ambizioso tentativo di Letta oggi è quello di avviare un triennio di riduzione del deficit pubblico, con il rispetto del limite europeo del 3% nel rapporto deficit/PIL. Lo strumento è il solito: la riduzione del costo del lavoro, cioè dei salari reali.
    Ma questa volta si tratterà di una riduzione “di sinistra”, alla Prodi (e quindi i lavoratori dovrebbero essere contenti!...), attraverso il taglio del cosiddetto “cuneo fiscale”, per 4 o 5 miliardi di Euro. Ora, come più o meno noto, “l'ampiezza del cuneo fiscale è la somma tra le trattenute al lavoratore e gli oneri a carico dell’azienda e le imposte a carico del lavoratore”. Il risultato immediato e certo di questa sua riduzione, perciò, sarà un risparmio netto da parte delle aziende, oltre alla riduzione del finanziamento dei servizi pubblici legati alle imposte, da cui discende un minore salario indiretto per tutti i lavoratori, a vantaggio dei servizi privati a pagamento, ed a danno dei lavoratori pubblici, tra cui un certo numero, oltre a riavere il contratto bloccato, risulterà, così, in esubero. Tutto il resto, che viene presentato come positivo, è solo “fumo”! Inoltre il rischio che solo a questo si riduca la detassazione, che i sindacati confederali vanno auspicando, c'è tutto.
    Altro punto fermo di questa “Legge di stabilità” (ex-Finanziaria) è quello della dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, verso una sua privatizzazione. Infatti, proprio per “valorizzarlo”, è stata lanciata una società a capitale interamente pubblico, la Invimit (Investimenti Immobiliari Italiani), aperta da Lunedì 14, con una sua struttura e 8 milioni di Euro di capitale sociale iniziale. I suoi obiettivi sono previsti dal testo del Disegno di Legge, e, ad oggi, l'unica cosa certa sono gli esborsi statali per la sua operatività.
    Tale DdL annovera poi, tra i suoi punti principali, anche la “Service tax” (chiamata TRISE), che ricomprenderebbe l'IMU sulla casa dal 2014, ed il suo “perfezionamento” è affidato alla discussione parlamentare... Non manca una riduzione dell'IRAP per le aziende, oltre ad ulteriori sgravi fiscali, in caso di qualche assunzione; il tutto, ovviamente, finanziato dai tagli alla spesa statale.
    Innovazione è rappresentata dalla prevista introduzione di quella che è stata pubblicizzata come una “sorta di reddito minimo garantito”, come aveva annunciato il Ministro Giovannini: è un Sostegno di inclusione sociale (denominato “SIA”); vale al massimo 400 Euro, ed è solo per i 5 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà, che, così, potranno “accedere ad un paniere di beni e servizi decoroso”. Vero o finto “Reddito minimo” che sia, si tratta, evidentemente, di un “nuovo ammortizzatore sociale” dall'importo variabile, destinato ad essere finanziato, sotto la voce “assistenza”, dall'INPS, e che, forse, solo per questa volta, non va ad insidiare le risorse per la C.i.g., con relativa “guerra fra poveri”... Da subito va chiarito che certamente si tratta di un istituto che non è nemmeno un “lontano parente” di ipotesi di salario garantito, come il “salario minimo sociale”, che punterebbe, invece, comunque ad unificare la classe, non andando, tra l'altro, ad intaccare mai alcuna altra fonte di salario sociale.
    E' ora di definire meglio questo tipo di rivendicazione per cominciare, finalmente, a mobilitarsi per i nostri interessi di classe e su scadenze dettate da nostre esigenze collettive, fuori da ottiche di mera correzione di provvedimenti governativi che, oggi più che mai, in una crisi come quella attuale, non possono che essere improntati, da parte della borghesia, ad un “Mors tua, vita mea”, sul piano delle classi in lotta.

    Alternativa di Classe

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